Marcello Mastroianni: 12 ruoli per riscoprire il suo talento immortale [LISTA]

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La Decima Vittima (Elio Petri, 1965)

La Decima Vittima di Elio Petri è un film di fantascienza che racconta di un futuro in cui è stato istituito un gioco mortale chiamato Hunt, Caccia, dove i partecipanti si sfidano a uccidersi per guadagnare fama e ricompense. La protagonista, Caroline, è una donna di successo che cerca di diventare la decima vittima per ottenere il massimo riconoscimento.

Durante il gioco, però, si innamora del suo cacciatore, Marcello. Il film esplora temi di violenza, manipolazione mediatica e alienazione in una società distopica, utilizzando elementi satirici e surrealistici per riflettere sulla natura umana e i meccanismi sociali.

Un capolavoro firmato Elio Petri, tra i migliori registi italiani di sempre, che, sebbene la sua filmografia brilli con i titoli aventi il sodalizio tra Petri stesso e Gian Maria Volonté, qui riesce a tirar fuori da Mastroianni un’interpretazione fantastica. Complice anche il ruolo, perfettamente calzante con i personaggi da sempre interpretati dall’attore, il film ci regala momenti altissimi di commedia nera e dramma.

Siamo in un futuro distopico dove va in onda un gioco mortale per certi aspetti simile agli Hunger Games, per intenderci; un “uccidi o sarai ucciso” in cui Marcello (il nome del personaggio è omonimo all’attore) riesce a districarsi attraverso il caos e le complessità del gioco con un misto di disillusione e charme. 

La sua interpretazione mette in risalto la sua abilità nel gestire ruoli complessi e nel giocare con le sfumature della satira sociale proposta dal film. Un modo perfetto per sopravvivere in una giungla distopica e restituire perfettamente il senso di critica sociale intrinseco nel film di Petri. 

A cura di Lorenzo Pietroletti

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Le Notti Bianche (Luchino Visconti, 1957)

“Le Notti Bianche” (1957) è un film diretto da Luchino Visconti, basato sull’omonimo racconto di Fëdor Dostoevskij. Considerato uno dei capolavori del cinema italiano, il film rappresenta un punto fondamentale nella carriera di Mastroianni, consolidandone la fama internazionale e rivelandone la straordinaria sensibilità attoriale.

Ambientato nella nebbiosa Livorno, il film racconta la storia di Mario (Marcello Mastroianni), un uomo solitario e malinconico che, vagando di notte per le strade della città, incontra Natalia (Maria Schell), una giovane donna che attende il ritorno di un uomo di cui è innamorata. I due si conoscono e si confidano, e Mario si innamora rapidamente di Natalia, nonostante questa continui a sperare nel ritorno del suo amato.

Nel corso di tre notti bianche, che rappresentano un periodo sospeso e fuori dal tempo, i protagonisti condividono i loro sogni, speranze e delusioni, ma il destino di Natalia è legato a un altro uomo. Alla fine del film, Mario è costretto a confrontarsi con la realtà del suo amore non corrisposto, mentre Natalia riabbraccia l’uomo che aspettava.

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Le notti bianche è una riflessione sull’amore non corrisposto, la solitudine e l’impossibilità di realizzare i propri desideri più profondi. La narrazione è intrisa di malinconia e di una struggente ricerca di felicità in un mondo che sembra respingere i sogni. Il personaggio di Mario, interpretato da Mastroianni, incarna perfettamente il tema centrale dell’opera: il desiderio di un amore che non può essere realizzato e l’ineluttabilità della solitudine.

Il film esplora anche l’idea del tempo sospeso: le notti bianche, che si svolgono in una dimensione quasi onirica, offrono un’occasione ai protagonisti per uscire dalla loro quotidianità e vivere in uno spazio di libertà emotiva. Tuttavia, la realtà irrompe inevitabilmente alla fine, riportando i personaggi alla loro condizione iniziale.

Luchino Visconti, con la sua regia, trasforma il racconto di Dostoevskij in una vera e propria poesia visiva. Le atmosfere rarefatte, le luci soffuse e la ricostruzione accurata degli ambienti urbani amplificano il senso di alienazione dei personaggi, rendendo l’ambientazione una componente essenziale del film. Visconti crea un universo cinematografico sospeso tra sogno e realtà, dove i sentimenti umani più profondi vengono espressi con una delicatezza straordinaria.

Il personaggio di Mario è un uomo semplice, apparentemente banale, ma profondamente sensibile, e Mastroianni riesce a trasmettere con grande naturalezza la sua evoluzione emotiva. La sua recitazione è caratterizzata da una straordinaria capacità di comunicare sentimenti contrastanti: dalla timidezza iniziale alla speranza crescente, fino alla delusione finale. Mastroianni riesce a incarnare il senso di fragilità e vulnerabilità del suo personaggio senza mai cadere nell’eccesso melodrammatico.

Uno degli aspetti più notevoli della sua interpretazione è l’uso del corpo e del volto per esprimere le emozioni di Mario. I suoi sguardi, spesso persi nel vuoto o pieni di speranza, parlano più delle parole, e i movimenti lenti e ponderati riflettono la natura introspettiva del suo personaggio. La sua interazione con Maria Schell è delicata e misurata, con un equilibrio perfetto tra la passione trattenuta e l’attesa dolorosa di qualcosa che non si concretizzerà mai.

A cura di Andrea Angelozzi

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Una Giornata Particolare (Ettore Scola, 1977)

“Una Giornata Particolare” (1977), diretto da Ettore Scola, è uno dei film più importanti e significativi nella filmografia di Marcello Mastroianni. Affiancato da Sophia Loren, l’attore romano offre una delle sue interpretazioni più intense e complesse, in un film che mescola dramma storico e psicologico. L’opera affronta temi di straordinaria rilevanza sociale e politica, come l’oppressione del regime fascista, la solitudine e la marginalizzazione, temi che risuonano ancora oggi.

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Il film è ambientato il 6 maggio 1938, durante la storica visita di Adolf Hitler a Roma, per incontrare Benito Mussolini. Mentre la maggior parte della popolazione è coinvolta nelle celebrazioni pubbliche, il condominio in cui si svolge la vicenda rimane quasi completamente vuoto, eccezion fatta per due personaggi: Antonietta (Sophia Loren), una casalinga sommessa e devota, madre di sei figli e moglie di un fervente sostenitore del regime, e Gabriele (Marcello Mastroianni), un ex radiocronista ridotto all’isolamento dopo essere stato licenziato dalla radio per la sua omosessualità e le sue idee antifasciste.

L’incontro casuale tra i due protagonisti dà vita a una giornata che cambierà per sempre le loro vite. Antonietta, inizialmente una donna schiacciata dal peso delle aspettative sociali e familiari, inizia a scoprire nuove prospettive attraverso il dialogo con Gabriele, che a sua volta affronta le sue paure e insicurezze. La relazione tra i due diventa una sorta di rifugio temporaneo, un breve momento di umanità in un contesto di oppressione e conformismo.

Abbandonando il fascino disinvolto e carismatico che aveva caratterizzato molti dei suoi ruoli precedenti, Mastroianni si trasforma in un uomo fragile, vulnerabile e profondamente umano. Gabriele è un personaggio che vive un’esistenza dolorosa, segnato dall’emarginazione sociale e dalla costante minaccia di repressione a causa della sua omosessualità, un tema raro e coraggioso per il cinema italiano dell’epoca.

Mastroianni riesce a trasmettere con grande intensità il senso di angoscia e di isolamento del suo personaggio, ma lo fa con una delicatezza che evita ogni forma di melodramma. L’attore utilizza il corpo e la voce in modo magistrale: la sua postura curva, i movimenti incerti e gli sguardi silenziosi rivelano un uomo spezzato dalla società, ma ancora capace di affetto e compassione. Il suo rapporto con Antonietta è fatto di gesti piccoli e momenti silenziosi, ma la connessione emotiva che crea con lei è profonda e autentica.

Un aspetto particolarmente interessante della performance di Mastroianni è la sua capacità di tratteggiare un personaggio che, pur essendo consapevole della propria fine imminente (Gabriele è destinato al confino), non perde mai la dignità. La sua ironia e il suo desiderio di stabilire una connessione umana, nonostante tutto, rendono il personaggio incredibilmente commovente. In particolare, la scena in cui Gabriele confessa la sua omosessualità ad Antonietta è uno dei momenti più intensi del film, in cui Mastroianni comunica una sofferenza profonda e trattenuta con poche, misurate parole.

A cura di Andrea Angelozzi

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