Forse il più grande, certamente uno dei più indimenticabili attori del cinema italiano di tutti i tempi. Marcello Mastroianni, semplicemente “Marcello” come ben lo ricordiamo: il volto più riconoscibile dell’era d’oro dei nostri film, ancora oggi giustamente amato e ricordato. Ecco le sue 12 migliori interpretazioni da riscoprire!
Marcello Mastroianni: si può facilmente dire che senza di lui il cinema italiano per come lo conosciamo, con l’importanza e l’influenza che ha avuto e ha tuttora nel mondo, forse non esisterebbe. Certo molti altri come lui e della sua epoca, da Alberto Sordi a Vittorio Gassman, hanno avuto una pari importanza. Ma nessuno mai con la sua poliedricità, il suo innegabile talento, il suo mutevole carisma.
Musa di Federico Fellini in primis ma presente in moltissimi altri importanti film di registi italiani e stranieri, Marcello ha sempre mostrato tutta una versatilità unica nel prendere parte a lavori di ogni tipo, in ruoli diversissimi: volgari, nobili, paradossali. Dietro a tutto, sempre quel suo disinvolto fascino da uomo qualunque, artigiano della recitazione, calato nei panni giusti come se ci fosse nato dentro.
Ecco i 12 ruoli indimenticabili con i quali abbiamo scelto di ricordarlo, e farvelo riscoprire specialmente in film che forse non avete mai visto.
La Donna della Domenica (Luigi Comencini, 1975)
Diretto da Luigi Comencini (che lanciò la commedia all’italiana con Pane, Amore e Fantasia), “La donna della domenica” è l’adattamento dell’omonimo romanzo pubblicato tre anni prima da Carlo Fruttero e Franco Lucentini che all’epoca non venne solo considerato un “ottimo” romanzo, bensì IL giallo italiano.
Il film fu altrettanto fortunato: a metà tra il giallo e la commedia di costume, vanta una solida direzione e un cast eccellente, nonostante una trama che a volte si rivela essere troppo ingarbugliata fino al punto di diventare ostile e fin troppo formulaica al punto da rinunciare alla “torinesità” che caratterizza il libro.
In questo film Mastroianni interpreta il Commissario Santamaria, capo della squadra e romano, costretto a muoversi nell’ambiente falso e pretenzioso dell’alta borghesia Torinese con “mani di seta e guanti di velluto” nel tentativo di risolvere l’omicidio senza disturbare od offendere. Mastroianni si cala nel ruolo perfettamente e sono ottime le sue interazioni con Pino Caruso (che interpreta il commissario De Palma), due stranieri in terra straniera costretti a muoversi con cautela in un mondo ostile.
Mastroianni tornerà a vestire i panni di Santamaria nel 1994, nella miniserie TV “A che punto è la notte”.
A cura di Francesco Mirabella
Sostiene Pereira (Roberto Faenza, 1995)
Adattamento del romanzo di Antonio Tabucchi, il film ci porta nel 1938 in Portogallo, nel pieno della dittatura di Salazar. Nonostante il film non sia neanche lontanamente considerato all’altezza del romanzo, valse comunque a Mastroianni il David come miglior attore protagonista nel ‘95 e una nomination ai Nastri D’Argento (perso in favore di Castellitto in “L’uomo delle stelle”).
In questo film Mastroianni interpreta Pereira, un giornalista che dirige la rubrica culturale della principale testata di Lisbona. Pereira inizia come uomo irrilevante: è anziano, senza ideologie, abitudinario, gli importa solo della letteratura francese e del ricordo di sua moglie, morta di tisi da poco.
Nel film Pereira prende atto del mondo che cambia intorno a lui: il regime di Salazar non arrivò con colpi di stato o grandi atti, ma in maniera lenta e costante. Per Pereira e quelli come lui, niente sembra cambiare, il mondo è uguale. Sarà l’incontro con Francesco Monteiro Rossi, giovane attivista, a fargli aprire gli occhi su quello che ha intorno.
Mastroianni mostra i segni di stanchezza della malattia che da lì a poco lo avrebbe portato alla morte, ma interpreta con maestria il personaggio: mite, ma non inerme, imbranato ma non incapace, mai vigliacco. A lui si contrappone un giovane Stefano Dionisi, vulcanico e determinato, irrequieto.
Nonostante il relativo insuccesso del film, è difficile guardarlo e non pensare che Mastroianni meritasse il David. Un’interpretazione magistrale, di cui non si parla quanto si dovrebbe.
A cura di Francesco Mirabella
8½ (Federico Fellini, 1963)
8½ di Federico Fellini è un film che segue Guido Anselmi, un regista cinematografico in crisi creativa e personale. Mentre sta preparando il suo prossimo film, Guido si ritrova bloccato da una serie di conflitti interiori e pressioni esterne. La trama esplora il suo caos interiore attraverso una serie di visioni oniriche e ricordi, svelando la sua difficoltà a conciliare le aspettative artistiche e i desideri personali. Il film riflette sulle sfide dell’arte, della creatività e delle relazioni umane, offrendo un’introspezione surreale e complessa del processo creativo e della vita stessa.
Probabilmente Otto e Mezzo di Federico Fellini è la summa che meglio riassume il cinema italiano, sia per la regia del maestro di Rimini, sia per l’interpretazione che Marcello Mastroianni regalò al mondo intero.
Mastroianni riesce a trasmettere con grande abilità la fragilità e la confusione di Guido, oscillando tra momenti di introspezione profonda e altri di cinismo e disillusione. La sua capacità di passare da toni drammatici a quelli più leggeri e ironici è centrale in questo capolavoro, che esplora temi di identità, creatività e crisi esistenziale.
Guido Anselmi è quindi una vera e propria icona del cinema italiano, tanto quanto lo è Marcello Mastroianni e al pari del film stesso, anch’esso immortale come la leggenda è l’aura che Otto e Mezzo avrà fino all’eternità