Pavel Durov, boss di Telegram, annuncia con un post sulla stessa piattaforma l’impegno a divulgare numeri e indirizzi IP degli utenti qualora sorgano “valide richieste legali”, un grande cambiamento rispetto alla reputazione del servizio
Su Telegram si può fare e scrivere di tutto. Così si è detto negli ultimi anni ma ora non è più vero, o perlomeno non nello stesso modo: a seguito del suo arresto in agosto Pavel Durov è stato portato alla collaborazione con le autorità, e lui stesso afferma sempre su Telegram che ora la policy è cambiata. Basta anonimità e impunità per chi gestisce canali dediti ad attività criminali e vi partecipa.
Dopo per anni aver affermato “Ad oggi, abbiamo divulgato 0 byte di dati degli utenti a terze parti, governi compresi”, aver sfuggito confronti con le istituzioni, differentemente da Elon Musk (X) e Mark Zuckerberg (Meta) e avere pure sfuggito l’avversità del Cremlino, infine anche Durov è stato costretto a cedere. Ecco cosa afferma nel suo stesso post:
La ricerca su Telegram è più potente rispetto ad altre app di messaggistica perché consente agli utenti di trovare canali pubblici e bot. Sfortunatamente, questa funzionalità è stata abusata da persone che hanno violato i nostri Termini di servizio per vendere beni illegali.
💪 Nelle ultime settimane, un team dedicato di moderatori, sfruttando l’intelligenza artificiale, ha reso la ricerca su Telegram molto più sicura. Tutti i contenuti problematici che abbiamo identificato nella ricerca non sono più accessibili. Se riesci ancora a trovare qualcosa di pericoloso o illegale nella ricerca su Telegram, segnalacelo tramite @SearchReport.
🚫 Per scoraggiare ulteriormente i criminali dall’abuso della ricerca su Telegram, abbiamo aggiornato i nostri Termini di servizio e l’Informativa sulla privacy, assicurandoci che siano coerenti in tutto il mondo. Abbiamo chiarito che gli indirizzi IP e i numeri di telefono di coloro che violano le nostre regole possono essere divulgati alle autorità competenti in risposta a valide richieste legali.
☝️ Queste misure dovrebbero scoraggiare i criminali. La ricerca su Telegram è pensata per trovare amici e scoprire novità, non per promuovere beni illegali. Non permetteremo che malintenzionati mettano a repentaglio l’integrità della nostra piattaforma, che offre servizi a quasi un miliardo di utenti.
Durov è stato arrestato il 24 agosto in Francia e rilasciato il 29, ma con l’obbligo di continuare a ripresentarsi alle autorità regolarmente. Le accuse riguardano appunto l’utilizzo della piattaforma per lo scambio di pedopornografia, traffico di droga e scam finanziari; ovviamente è probabile che questa sia solo la punta dell’iceberg, senza nemmeno parlare dei numerosi gruppi complottisti che diffondono fake news e disinformazione dai tempi del COVID, se non da prima.
Il cambio di rotta sembra ora decisivo e riguarda specialmente, quindi, la divulgazione dei dati degli utenti sospettati di attività criminose, che da oggi in poi potranno essere ottenuti dalle autorità qualora se ne facesse esplicita richiesta per vie legali, nell’ambito di indagini di qualsivoglia natura. Qualcuno potrebbe commentare: la pacchia è finita.
Fonte: RaiNews
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