Parthenope, la recensione del film di Paolo Sorrentino
Parthenope di Paolo Sorrentino, presentato in concorso alla 77esima edizione del Festival di Cannes, è ora in lista tra i 19 film italiani per aggiudicarsi l'Academy Award for Best International Feature Film. Il fatidico nome del prescelto verrà svelato martedì 24 settembre 2024.
Parthenope di Paolo Sorrentino, in anteprima notturna in nove città italiane fino al 25 settembre e nelle sale italiane dal 24 ottobre 2024, incanta e divide, emoziona e mortifica. Per una Napoli che semplicemente “accade”, come accade la vita.Qui la nostra recensione.
Parthenope, La Trama
Parthenope è una giovane che sogna ancora. Parthenope è un’adulta che teme di non avere più nulla da raccontare. Nel meraviglioso viaggio della vita, tra nostalgie, melodie e ricordi, esiste il racconto di una donna, di una divinità, di una città che riesce sempre a ritrovare sé stessa. Senza mai disunirsi.
Parthenope, La Recensione
“Forse è stato meraviglioso essere ragazzi. Ma è durato troppo poco”. Si apre così Parthenope di Paolo Sorrentino, come uno spettacolo di stelle a cielo aperto. Il cielo di fronte al quale si ritrova Parthenope, (Celeste Dalla Porta al suo esordio) tra meraviglia e sconfitta, tra speranza e mito.
Parthenope, il miraggio e il sogno di tanti registi, l’essenza sottopelle dei partenopei. La creatura sfuggente che viene dall’acqua, e che nell’acqua ritorna, per l’eco di un amore straziato, per una voce che non riesce a cantare più. La stessa di un’emozionantissima Stefania Sandrelli (Parthenope adulta) in cui è racchiuso tutto il senso della bellezza di una gioventù che passa, inesorabilmente, contandone i giorni. È il racconto del ritorno a Itaca dopo quarant’anni, leitmotiv splendidamente sorrentiniano, per scoprire di non essersi mai “disuniti”.
E in questa ringkomposition noi partiamo dalla fine, proprio per riavvolgere il nastro ed essere in grado di riassaporare l’inizio. L’inizio della giovinezza, l’inizio dell’amore, l’inizio della scoperta. L’inizio delle tante domande che Parthenope rivolge al – magistrale – prof. Silvio Orlando: “Che cos’è l’antropologia?” risposta che la protagonista potrà trovare solo “dopo”: dopo la giovinezza, dopo la vita, dopo che sarà passato tutto il resto. E solo allora antropologia significherà “vedere”, spalancarsi al mondo, concedersi la cinica verità delle cose.
Un po’ come Napoli, tema di cui Paolo non riesce e non deve fare a meno. La Napoli degli scorci infiniti, quella che “contiene tutto”, lasciandoti senza niente. La bellezza dei miracoli, la miseria degli ultimi e dei potenti. La Napoli eretica e irriverente, del profano che oltraggia il sacro, incastonata perfettamente nella figura di Peppe Lanzetta e rispettivamente anche dal fratello Raimondo (Daniele Rienzo) e dall’affascinante Marlon Joubert nei panni del male criminale. La Napoli bruciata, saccheggiata, ricostruita, tornata poi ad essere meravigliosamente sé stessa. Perché “le cose e le persone belle vengono sempre offese” da chi non ha un’anima.
Napoli come Parthenope: determinata, svogliata, viva, sola. Una ferita preziosa, una tristezza a cui non si vuole rinunciare. Ma la vita è davvero solo il tempo che scorre accanto al dolore? Sorrentino determina le domande, ma non fornisce mai le risposte. Perché nessuno si può arrogare il diritto di giudicare nessuno, proprio come fa Napoli, che accoglie e non giudica.
La scelta del primo stacco sulla Galleria Umberto I sembra tutt’altro che casuale. Il simbolo della distruzione e della rinascita, per un luogo senza tempo sopravvissuto alle macerie della seconda guerra mondiale e all’esplosione di una nave ormeggiata nel porto. La galleria della “Sagra dell’Uva”, de “Il Mattino”, dei signori e delle “puntonere” di Vittorio De Sica. Ma soprattutto la galleria del cinema: il Colosseo ed il Santa Brigida, oggi entrambi negozi Barbaro, e l’indimenticabile sala cinematografica Umberto.
Ma soprattutto la Galleria intesa come sguardo e affaccio sul mondo, sulla verità dei contrasti, di cui questa città è da sempre orgogliosamente figlia. “Beauty is like war” dirà un gigantesco Gary Oldman nei panni dello scrittore John Cheever, che non vuole togliere un minuto in più alla bellezza e spensieratezza della giovane Parthenope.
Napoli è cielo, mare, e la bellezza degli “amori poveri”
La bellezza dunque, per il regista, apre porte e sfonda i muri, regalando la nostalgia degli “amori poveri”, quelli che non hanno bisogno di nulla come dichiarato dalla “coolissima” Luisa Ranieri. Quelli autentici, che arrivano “prima che i mondi si stanchino”, prima che la speranza crolli, prima della resa al presente.
E allora nell’illusione di un sentimento giovane che svanisce, come quello per Sandrino (Dario Aita), nel ricordo di un amore che non si può controllare, nel dolore di averlo perso, cos’è che si lascia andare davvero?
La parte migliore o peggiore di noi è in bilico. Nello scegliere di vivere o di avere paura, delegando la propria felicità a qualcun altro. Perché l’amore per sopravvivere è stato un fallimento. O forse non è così?
E se non si aspettasse sempre il finale per comprendere le verità indicibili dell’inizio? Se si decidesse di nuotare e basta, tra meraviglia e il bruciore dell’acqua e del sale, proprio come fa la giovane Parthenope?
L’essenza di Paolo Sorrentino è tutta qui. Nel cercare di non rendere didascalici i concetti, ma attraversarli, come si attraversa la vita, come si dovrebbe fare con l’amore. Sulla scia di È stata la mano di Dio, Paolo abbandona la rigorosità dell’estetica formale, per dare più spazio a quella sostanziale dei sentimenti.
E anche per un Dio che “non ama il mare”, ne esiste un altro che rifiuta il dogma, per “lasciarsi andare” all’immensità di una città che, parafrasando Erri De Luca, si fa verbo sospendendo sapientemente le parole.
Per credere ancora nell’illusione di una realtà in cui era già tutto previsto. O forse no.
Parthenope, Il Cast
Stefania Sandrelli: Parthenope adulta
Celeste Dalla Porta: Parthenope giovane
Luisa Ranieri: Greta Cool
Silvio Orlando: Devoto Marotta
Gary Oldman: John Cheever
Isabella Ferrari: Flora Malva
Peppe Lanzetta: vescovo
Alfonso Santagata: Achille Lauro
Lorenzo Gleijeses: Sasà, padre Partenope
Dario Aita: Sandrino
Daniele Rienzo: Raimondo
Marlon Joubert: camorrista
Marianna Mercurio: camorrista
Silvia Degrandi
Nello Mascia
Biagio Izzo
Francesca Romana Bergamo
Parthenope, Il Trailer
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