Sono tanti i capolavori cinematografici collegati al genio di Stephen King, ma vediamo invece quali sono i 7 peggiori film tratti da altrettante sue opere!
A conti fatti, Stephen King costituisce forse la più grande fonte letteraria – vivente e non – per il cinema. Le trasposizioni dalle sue opere continuano a fiorire in maniera inarrestabile, attingendo ad un immaginario vasto e sfaccettato, difficilmente contenibile perfino dal cinema. Eppure, a dispetto di ciò, adattare romanzi o racconti di Stephen King per il grande schermo è un’impresa difficilissima, terribilmente ardua.
Questo perché le sue pagine sono fatte di pensieri, di psiche, adagiandosi per la maggior parte dei capitoli che occupano un romanzo su un’indagine cerebrale profonda più che su descrizioni circostanziali.
Come trasporre su pellicola quello che avviene all’interno della mente? Come rendere su sceneggiatura una tensione che è tutta di testa? Una risposta in realtà non esiste; possiamo solo dire che i migliori adattamenti sono stati frutto di una sintonia illuminata col suo sentire (Rob Reiner e Frank Darabont tra i più talentuosi, accorti e intelligenti, ma anche Mary Lambert con “Cimitero vivente” ha fatto un bel miracolo), di una trasfigurazione (“Carrie” di Brian De Palma, “Christine” di John Carpenter, “La zona morta” di David Cronenberg) o di un palese tradimento (“Shining” di Kubrick).
Certo, anche per il regista che fosse solo un superficiale illustratore, sono così tanti gli spunti forniti dal Re che vien da pensare sia difficile fare qualcosa di veramente irricevibile. Ciononostante, alcuni cineasti sono riusciti in questo esecrabile intento e tra le firme ci sono nomi sorprendenti. Ecco quindi i sette peggiori film tratti da libri o novelle di Stephen King:
Brivido (1986), tratto dal racconto breve “Camion”, contenuto nella raccolta “A volte ritornano” e diretto nientepopodimeno che da Stephen King in persona alla sua unica – fortunatamente! – esperienza da regista. Un’opera che gli è stata giustamente stroncata anche dai suoi fan più puri e incalliti e che infatti denota una rara imperizia dei tempi cinematografici e una commistione di tensione e momenti comici strampalatissima. Talmente assurdo da aver fatto il giro ed essere diventato con il passare degli anni un trash-cult.
Pet Sematary (2019) di Kevin Kölsch e Dennis Widmyer tratto dal romanzo omonimo. Laddove il film di Mary Lambert era cupo, nero, straziante e funebre, questo è patinato, sbrigativo e approssimativo. Ma fosse solamente questo non entrerebbe nella rosa dei peggiori: “Pet Sematary” infatti opera, rispetto al testo d’origine, uno scarto che sconfina nell’assurdo e nel ridicolo e che affossa qualsiasi buona intenzione. Pura spazzatura.
Cell (2016) di Tod Williams. A onor del vero, il romanzo di partenza non è annoverabile tra i migliori di Stephen King, ma la premessa e il contesto apocalittico potevano dare adito a qualcosa di minimamente decente. “Cell” però riesce addirittura a peggiorare la già insalubre medietà del libro. Non funziona davvero niente nel film di Williams: la regia è da pilota automatico, la scrittura è nulla, l’alchimia tra uno spaesato Cusack e un trasandato Samuel L. Jackson inesistente.
L’acchiappasogni (2003) di – udite udite – Lawrence Kasdan. Proprio lui, quello di “Silverado”, “Il grande freddo”, ecc. Uno scivolone clamoroso. L’unica attenuante che gli possiamo concedere è la complessità davvero ostica di un romanzo cerebralissimo, ma non giustifica comunque una bassezza simile. Il problema è proprio nella resa in immagini delle pagine, nell’approccio visivo alla materia, nell’utilizzo maldestro degli effetti speciali. Bocciato pressoché dovunque.
La torre nera (2017) di Nikolaj Arcel, il più dimenticato tra i titoli di questa lista. Otto libri pressati (spunto più spunto meno) in un’ora e mezza, travagli produttivi che non si contano, McConaughey che fa il villain (!), ralenti fuori tempo massimo, una semplificazione dell’immaginario della saga (ma anche del genere fantasy tout cour) che lascia attoniti. Un disastro totale.
It (2017) e It Capitolo due (2019) di Andy Muschietti. A dispetto degli incassi, un’opera fallimentare che è un vero e proprio vilipendio al più grande capolavoro letterario di Stephen King. Una trasposizione troppo difficile? Certo, ma il tv movie del 1990 – cult ancora oggi ricordato – sembra “Quarto potere” al confronto di questa sequela interminabile (la parte seconda dura 169!) di jump scare condita con quintalate di tediosissima CGI.
Firestarter (2022) di Keith Thomas. Trasposizione sciatta, senza verve, senza atmosfera e senza regia. Una favoletta buonista che nulla ha a che fare con le pagine di Stephen King (il romanzo è uno dei suoi più tesi e appassionanti), men che meno col cinema. Perfino peggiore della già terribile versione del 1984, “Fenomeni paranormali incontrollabili” di Mark L. Lester.
Ci auguriamo di non dover aggiungere troppo presto altri titoli a questa lista, consolandoci nella certezza che ad oggi i figli buoni cinematografici di Stephen King – alcuni, come “Stand By Me” e “Le ali della libertà”, andrebbero rivisti almeno dieci volte! – siano la maggioranza preponderante rispetto a quelli cattivi.