Non solo Megalopolis: i 10 film che nessuno voleva produrre

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Pulp Fiction (1994)

Rottura dell’ordine cronologico degli eventi, gangster che si interrogano sulla presunta carica erotica contenuta in un massaggio ai piedi, strani individui vestiti con una tuta in lattice appesi al soffitto; di sicuro non sono questi gli elementi che un potenziale produttore si aspetterebbe di trovare in una buona sceneggiatura.

La Columbia TriStar, che all’epoca della realizzazione di Pulp Fiction era legata a Quentin Tarantino con un contratto di esclusiva, respinse gentilmente lo script che gli era stato proposto con queste parole: «È la cosa peggiore che sia mai stata scritta. Non ha senso. Sono morti e poi sono vivi. È troppo lungo e violento». Fortuna per Tarantino (e per noi) che il film, dopo essere stato messo in vendita dalla TriStar, venne acquistato dalla Miramax e salvato dall’oblio.

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Forrest Gump (1994)

Forrest Gump era un progetto di cui la Warner Bros., la casa produttrice che se ne stava occupando, avrebbe fatto volentieri a meno: la sceneggiatura del film era tratta dall’omonimo romanzo di Winston Groom del 1986 il cui testo, corposo e ricco di ambientazioni differenti e difficili da ricreare (tra tutte il Vietnam degli anni della guerra), era complicato da trasporre sul grande schermo.

A produzione avviata, la casa produttrice, reduce dal successo di Rain Man, si dichiarò non più interessata a produrre un altro film incentrato su un personaggio portatore di handicap e così cedette il progetto alla Paramount, la quale accettò di produrre il film a patto che venissero apportati dei considerevoli tagli al budget, tra i quali la riduzione della metà del cachet di Robert Zemeckis e di Tom Hanks.

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Toy Story (1995)

Durante gli anni ottanta John Lasseter, in forza alla Walt Disney Animation Studios,  era in cerca di una nuova tecnica di animazione: l’ambiziosa idea di realizzare un lungometraggio interamente animato al computer doveva aleggiare nella mente di Lasseter già da molto tempo quando finalmente si convinse a proporre il progetto ai dirigenti della Disney.

Questi, non solo respinsero la sua proposta, ritenuta un suicidio in termini di costi di produzione, ma lo sollevarono anche dal suo incarico di animatore. Lasseter non si arrese e, convinto del potenziale della propria idea, continuò a lavorare sull’animazione in CGI. Nel 1986 entrò a far parte della Pixar, con la quale realizzò il suo sogno di dirigere un film interamente in digitale, Toy Story – Il mondo dei giocattoli, per il quale, ironia della sorte, venne ricontattato proprio dagli stessi dirigenti della Disney che lo avevano cacciato anni prima.

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Matrix (1999)

Provare a vendere a un produttore un film come Matrix con la sua trama intricata, le sue incredibili scene d’azione e i suoi numerosi ammiccamenti alle grandi questioni filosofiche, può essere un’impresa ardua; provare a farlo venticinque anni fa, in un mondo in cui non era ancora uscito nulla di simile, sembra decisamente impossibile. Realisticamente furono molte le case di produzione che rifiutarono di finanziare il film, ritenuto un progetto incomprensibile e rischioso per una coppia di registe relativamente sconosciute come le sorelle (all’epoca fratelli) Wachowski.

Così, al fine di aiutare gli Studios a comprendere le potenzialità del loro progetto, le Wachowski produssero un cortometraggio che mostrava alcune delle innovative tecniche visive che sarebbero state utilizzate nel film e fecero realizzare anche un intero storyboard della sceneggiatura. Le tecniche di promozione pensate dalle Wachowski sortirono gli effetti sperati e convinsero i dirigenti della Warner a produrre il film.

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Mad Max: Fury Road (2015)

Concludiamo con un film la cui produzione si è protratta per circa vent’anni a causa di continui abbandoni del progetto da parte dei finanziatori e stravolgimenti dei piani produttivi, Mad Max: Fury Road. George Miller avrebbe ideato lo script del quarto capitolo della saga di Mad Max già negli anni novanta, non trovando però alcun finanziatore in grado di assicurargli la piena libertà creativa: si trattava di un film nel quale per buona parte i dialoghi sarebbero stati sostituiti dall’eloquenza delle spettacolari scene d’azione e dove folli predoni della strada si sarebbero lanciati in entusiasmanti inseguimenti.

Inutile dire che questi e altri ambiziosi aspetti del film fecero scappare parecchi finanziatori spingendo Miller ad avvalorare l’idea, poi scartata (per nostra fortuna), di realizzare il suo film attraverso le tecniche di animazione 3D. Seppur dopo una quantità spropositata di ritardi, la perseveranza di George Miller alla fine ha avuto la meglio sulle difficoltà realizzative incontrate e nel 2015 il regista australiano è riuscito non solo a realizzare il tanto atteso quarto titolo della saga, ma anche a mettere in cantiere uno spin-off, Furiosa: A Mad Max Saga, uscito poi nel 2024.

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A cura di Giuseppe Savoca

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