Monsters – La Storia di Lyle ed Erik Menéndez: la vera storia

Monsters - La Storia di Lyle ed Erik Menéndez narra una tragedia familiare, affondando le radici nella realtà di un difficile contesto familiare.

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Monsters – La Storia di Lyle ed Erik Menéndez è una serie tv prodotta da Netflix, costituita da nove puntate, e fa seguito alla serie del 2022 basata sulla storia di Jeffrey Dahmer. Pur non essendo strettamente collegata con la precedente, Monsters prosegue il progetto di Netflix sulla narrazione di killer e serial killer noti alla recente storia americana.

Nonostante la scelta di produrre delle serie sui così definiti “mostri” abbia generato diverse polemiche, soprattutto tra i parenti delle vittime di questi crimini, il pubblico è sembrato apprezzare molto questo genere di contenuti, attratto dalla follia con la quale si sono svolti gli eventi e le indagini che ne sono susseguite.

In questo articolo approfondiremo la vera storia che ha ispirato Monsters – La Storia di Lyle e Erik Menéndez, provando, inoltre, ad evidenziarne veridicità e differenze. Buona lettura!

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Monsters – la storia di Lyle ed Erik Menéndez: trama

La serie Monsters – La Storia di Lyle e Erik Menendez, facente parte dell’antologia creata da Ryan Murphy, racconta uno dei casi criminali più noti e discussi degli Stati Uniti: l’omicidio dei coniugi José e Kitty Menendez ad opera dei loro due figli, Lyle ed Erik. Questo tragico episodio, avvenuto a Beverly Hills nel 1989, ha sconvolto l’America, diventando uno dei processi mediatici più seguiti degli anni ’90.

Tra accuse e depistaggi, la serie ripercorre gli eventi che hanno portato alla condanna dei due fratelli all’ergastolo, che scontato ancora oggi, proclamandosi innocenti nonostante la sentenza che gli ha visti colpevoli.

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Monsters – La Storia di Lyle ed Erik Menéndez: la vera storia

José Menendez, il patriarca della famiglia, era un immigrato cubano di grande successo. Emigrato negli Stati Uniti durante la rivoluzione cubana, era riuscito a costruire una carriera di successo nel settore dell’intrattenimento, diventando CEO della Live Entertainment, una casa di produzione cinematografica. La moglie, Kitty, era una casalinga e madre che si occupava della gestione della casa e dell’educazione dei figli, ma soffriva di profondi problemi emotivi e di dipendenza da alcol e farmaci.

Lyle ed Erik, nati rispettivamente nel 1968 e 1970, crescevano in un ambiente lussuoso e privilegiato. Frequentavano le migliori scuole e godevano di un tenore di vita elevatissimo, grazie ai guadagni del padre. Tuttavia, dietro la facciata di perfezione si nascondevano dinamiche familiari molto problematiche. Secondo quanto emerso durante i processi, i due fratelli erano sottoposti a forti pressioni da parte del padre, descritto come un uomo autoritario e manipolatore. Lyle, il fratello maggiore, subiva in modo particolare le aspettative del padre, che voleva vedere in lui una figura di successo simile alla propria.

La sera del 20 agosto 1989, José e Kitty Menendez furono uccisi a colpi di fucile nella loro casa di Beverly Hills. Il crimine fu efferato: José venne colpito più volte alla testa e al corpo, mentre Kitty fu raggiunta da numerosi colpi, anche quando era già a terra, a dimostrazione di una violenza spietata. Inizialmente, l’omicidio sembrava opera di una rapina andata male, poiché la scena del crimine era stata manipolata per far sembrare che ci fosse stato un tentativo di furto.

La vera famiglia Menendez
La vera famiglia Menéndez

Lyle ed Erik, all’epoca di 21 e 18 anni, chiamarono la polizia piangendo e affermando di aver trovato i loro genitori morti al ritorno dal cinema. I due fratelli iniziarono a comportarsi in modo strano subito dopo il crimine: mentre i funerali erano ancora freschi nella memoria, cominciarono a spendere ingenti somme di denaro, acquistando automobili di lusso, vestiti firmati e facendo costosi viaggi.

Il comportamento sospetto dei fratelli iniziò ad attirare l’attenzione della polizia, ma non ci fu subito una prova diretta che li collegasse al crimine. Tuttavia, nel marzo 1990, Erik confessò il delitto al suo psicologo, il dottor L. Jerome Oziel. Il terapista, che registrò segretamente la confessione, violò il segreto professionale e rese pubblica la testimonianza, causando l’arresto dei due fratelli.

Durante l’interrogatorio, Lyle ed Erik ammisero di essere i responsabili degli omicidi, ma sostennero di aver agito per autodifesa. I due dichiararono che il padre li aveva sottoposti per anni ad abusi fisici e psicologici, e che José aveva anche abusato sessualmente di Erik, con la complicità della madre. Secondo questa versione, i fratelli temevano che i genitori li avrebbero uccisi per evitare che rivelassero i segreti della famiglia.

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I fratelli Menéndez durante il processo

Il processo contro i fratelli Menendez iniziò nel 1993 e fu un evento mediatico senza precedenti. Trasformato in uno spettacolo televisivo, il caso diventò il primo processo criminale di alto profilo ad essere trasmesso in diretta, con milioni di persone che seguirono ogni dettaglio delle udienze.

La difesa di Lyle ed Erik fu costruita attorno alla loro versione di abusi subiti durante l’infanzia, puntando sull’emozione e cercando di generare empatia nei confronti dei due giovani. Gli avvocati sostennero che gli omicidi non erano stati premeditati, ma il risultato di anni di abusi che avevano portato i fratelli a vivere in uno stato di terrore costante.

L’accusa, invece, rifiutò questa narrazione, sostenendo che i fratelli avessero pianificato l’omicidio per ereditare l’immenso patrimonio familiare. A sostegno di questa teoria vennero presentate le prove delle spese folli dei ragazzi subito dopo la morte dei genitori, oltre al fatto che avevano acquistato il fucile qualche settimana prima degli omicidi.

Il primo processo si concluse con un nulla di fatto, poiché la giuria non riuscì a raggiungere un verdetto unanime. Tuttavia, nel 1996, durante il secondo processo, la strategia difensiva degli abusi non riuscì più a convincere i giurati e i fratelli furono condannati a due ergastoli senza possibilità di libertà condizionale.

Monsters – la storia di Lyle ed Erik Menéndez: le principali differenze tra serie e realtà

Un’importante differenza tra la serie Monsters – La Storia di Lyle ed Erik Menéndez e la realtà dei fatti riguarda il movente dietro gli omicidi. Nella realtà, molti prosecutori e osservatori del caso ritenevano che Lyle ed Erik fossero motivati principalmente dal denaro. L’eredità che avrebbero ricevuto dopo la morte dei genitori, stimata in milioni di dollari, fu un elemento fondamentale del caso portato dall’accusa. La serie Monsters invece, dà meno importanza all’idea che i fratelli avessero agito per interesse finanziario, focalizzandosi invece sulla narrazione degli abusi subiti.

La questione dei soldi venne ulteriormente rinforzata durante il processo reale quando si scoprì che, subito dopo l’omicidio, i fratelli cominciarono a spendere somme ingenti in automobili di lusso, viaggi e abiti firmati. Questo dettaglio, trattato nella serie ma senza la stessa enfasi che ebbe nel processo reale, fu uno degli elementi che portò molti a sospettare che l’omicidio fosse stato pianificato e non una reazione impulsiva alla presunta violenza paterna.

Un’altra differenza significativa tra la serie e la realtà è la rappresentazione di Lyle ed Erik. In Monsters, i fratelli vengono dipinti con una certa compassione, presentati come vittime di un sistema familiare tossico e violento. La serie esplora in modo approfondito le dinamiche tra i due fratelli, evidenziando la loro dipendenza reciproca e la pressione psicologica che entrambi vivevano. Questo aspetto è meno esplorato nei dettagli nei resoconti reali, dove i media e il pubblico dell’epoca tendevano a concentrarsi più sulla freddezza con cui i due avevano pianificato l’omicidio e gestito il periodo successivo, piuttosto che sul loro rapporto emotivo.

In realtà, durante il processo, vennero a galla testimonianze che ritraevano i fratelli in modo più ambiguo. La figura di Lyle, in particolare, venne vista da molti come quella del manipolatore principale, mentre Erik fu considerato più vulnerabile e facilmente influenzabile. Questi dettagli, che nella serie sono in qualche modo presenti ma marginalizzati, furono cruciali per comprendere la complessità psicologica dei due imputati.

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Cosa ne pensate di Monsters – La Storia di Lyle ed Erik Menéndez? Fatecelo sapere nei commenti!

Monsters – La Storia di Lyle ed Erik Menéndez: cast

Cooper Koch: Erik Menéndez
Javier Bardem: José Menéndez
Chloë Sevigny: Kitty Menéndez
Nathan Lane: Dominick Dunne
Ari Graynor: Leslie Abramson
Dallas Roberts: Dr. Jerome Oziel
Leslie Grossman: Judalon Smyth

Monsters – La Storia di Lyle ed Erik Menéndez: trailer

Trailer Ufficiale di Monsters – La Storia di Lyle ed Erik Menéndez; credits: youtube; Netflix Italia