Dragon Ball: perché le sfere del drago sono proprio sette?

Dragon Ball: perché le sfere del drago sono proprio sette? Ecco il significato dietro questo numero e le sue implicazioni nella storia.

Dragon Ball sfere del drago
Dragon Ball sfere del drago
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Dragon Ball ha affascinato generazioni di fan con le sue iconiche Sfere del Drago, oggetti magici in grado di esaudire desideri una volta raccolte tutte e sette. Tuttavia, una domanda che spesso emerge tra gli appassionati è: perché l’autore Akira Toriyama ha deciso di rendere proprio sette il numero delle sfere? Diverse teorie hanno cercato di dare una risposta, ma la verità arriva direttamente dall’autore.

Le teorie dei fan sulle sfere del drago di Dragon Ball

Nel tentativo di spiegare l’origine del numero sette per le Sfere del Drago, alcuni fan hanno avanzato l’ipotesi che Toriyama potesse essere stato influenzato dalle Sette Meraviglie del Mondo. L’idea alla base di questa teoria è che, poiché le sfere magiche rappresentano qualcosa di unico e straordinario, avrebbero potuto richiamare alla mente le grandi opere che l’umanità ha eretto nel corso della sua storia. Questo paragone, tuttavia, si è rivelato errato, come confermato dallo stesso Akira Toriyama.

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Il vero motivo è un riferimento letterario giapponese

La vera ragione dietro la scelta del numero sette è invece collegata a un romanzo storico giapponese del XIX secolo intitolato “Nansō Satomi Hakkenden“. Quest’opera, scritta da Kyokutei Bakin, racconta la storia di otto samurai fratellastri, ognuno dei quali possiede una sfera di cristallo. Per evitare che il suo lavoro risultasse troppo simile a questo classico della letteratura giapponese, Toriyama ha deciso di ridurre il numero delle Sfere del Drago a sette, mantenendo così una certa distanza dal riferimento letterario.

La scelta di Toriyama appare quindi legata a un desiderio di originalità e differenziazione. Sebbene “Dragon Ball” sia fortemente ispirato al classico cinese “Viaggio in Occidente“, l’autore ha cercato di evitare un eccessivo richiamo ad altre opere esistenti, tra cui appunto “Nansō Satomi Hakkenden”, optando per un numero diverso di sfere.