Due anni dopo l'originale, arriva il remake a stelle e strisce di Speak No Evil, con James McAvoy assoluto folle protagonista di un film molto scialbo. In sala dal 12 settembre.
Dopo soli due anni dall’uscita dell’originale, arriva repentino in sala Speak No Evil, diretto dal britannico James Watkins, già autore del pregevole The Woman In Black, horror in costume con Daniel Radcliffe. Il successo del film danese ha portato inevitabilmente Jason Blum e la sua Blumhouse a commissionare un remake in fretta e furia, regalandoci però un prodotto che trova scarsa salvezza nell’interpretazione di James McAvoy, unica nota positiva di un film sicuramente evitabile, a partire dall’idea di base di volerlo produrre.
Speak No Evil, la Trama
Ci troviamo nella meravigliosa Toscana e nel suo entroterra, luogo ideale per una vacanza di assoluto relax per fuggire dal caos quotidiano delle grandi città e dal logorio della vita moderna. Accomunati dalla lingua, una coppia americana in crisi trasferitasi a Londra fa conoscenza di una coppia inglese stringendo quella che sembra essere una buona amicizia, al punto che ai primi viene inoltrato un invito impossibile da rifiutare: un weekend lungo nella campagna inglese. Da lì a poco, la tenera vacanza bucolica si trasformerà in un incubo senza fine.
Speak No Evil, la Recensione
Ormai è un fatto ampiamente evidente a tutti che siamo in un’era dove remake e reboot fanno quasi da padroni in sala. Operazioni molto spesso commerciali, ora riuscite e ora no, come il recente caso de Il Corvo (qui la nostra recensione). Comune denominatore di questi film è la volontà di riprendere icone del passato e rivisitarle sotto un nuovo sguardo, cercando audacia e non sempre trovandola, incappando quindi in un flop senza fine che li fa finire presto nel calderone del dimenticatoio.
In questo senso, il remake di Speak No Evil appare come un’operazione quantomeno singolare, almeno dietro la ratio che c’è dietro questa wave di rifacimenti in ogni salsa. Parliamo infatti di un film di nicchia che ha avuto successo grazie al sempre verde tam tam sui social e che ha soli due anni di vita. Qualche passaggio in TV, qualche presenza nei meandri delle piattaforme e nulla più. Un film che tutto sommato diverte anche se tenta invano di intraprendere la strada dello shock movie senza mai riuscirci a pieno.
Impossibile dunque non pensare a Martyrs o facendo un salto nel passato, a The Vanishing. Due film che racchiudono proprio nel finale la loro essenza di shock movie (anche se a onor del vero, Martyrs è tale dall’inizio alla fine) ma che poi nel remake a stelle e strisce diventano di fatto tutt’altro. Senza incappare in fastidiosissimi spoiler, Speak No Evil rientra quindi in questa grande lista in cui il remake va a perdere la sua natura intrinseca del film, trasformandolo in altro, ben lontano dall’originale.
Dopo gran parte del film in cui vengono messi alla luce segreti di varia forma, abilmente raccontati con fare quantomeno disagevole dalla ridente coppietta inglese, arriviamo ad una brusca sterzata verso lidi horror ben lontani da quelli a cui Speak No Evil ci aveva finora abituato. La componente shock dunque viene messa da parte, iniziando a battere la strada survivalista, dove solo la cooperazione tra i componenti di una coppia, quella americana, potrà risolvere la crisi esteriore ed interiore. Insomma, nulla che già non sia stato raccontato.