Tolkienlore: l’origine e la natura degli orchi

In questo articolo cerchiamo di risolvere un grande interrogativo sulla natura e l'origine degli Orchi in Tolkien, guardando direttamente le fonti.

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Gli Anelli del Potere continua a far parlare di sé più che per alcune scelte di storia che per contenuti. Tra queste scelte c’è quella di mostrare una famiglia di orchi con tanto di piccolo orco a seguito. Poiché si è parlato molto di questa scelta, quest’articolo si dedicherà (come fu per Bombadil) ad approfondire il canone tolkeniano.

Occorre però una doverosa premessa: a mio personale giudizio, non tutte le fonti Tolkeniane vanno messe sullo stesso piano. I libri sulla Terra di Mezzo che J.R.R. Tolkien pubblicò in vita furono soltanto “Lo Hobbit” e “Il Signore degli Anelli” (appendici incluse). Il resto dell’opera Tolkieniana è stato ricostruito, compilato e modificato dal figlio Christopher, che si ritrovò di fronte la titanica impresa di dover riordinare e dare un senso agli scritti del padre (alcuni dei quali furono persi), al punto che tale che per alcuni passaggi della narrativa del Quenta Silmarillion dovette ricostruire la narrativa quasi da zero, con l’aiuto di Guy Gavriel Kay, oggi un popolare scrittore.

Questo vuol dire che è inevitabile trovare, nell’esplorare il canone Tolkieniano, vuoti e contraddizioni. Tolkien lavorò al Silmarillion per anni, interrompendo e riprendendo il lavoro più volte, modificando e cambiando praticamente fino alla fine.

Le fonti citate saranno in Inglese e in Italiano: non avendo l’intero Legendarium nelle due lingue, userò quelle a mia disposizione.

Gli orchi che nascono dalla terra

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Questa è l’origine più vecchia (da cui Peter Jackson ha preso ispirazione della trilogia per gli Uruk Hai) risalente al “Libro dei Racconti Perduti” scritto tra il 1916 e il 1920 e pubblicato da Christopher in due parti come “The book of lost tales” parti uno e due. La parte uno venne per qualche motivo chiamata “Racconti Ritrovati” in Italia, mentre la parte due è “Racconti Perduti”. In questa forma embrionale del Silmarillion, in particolar modo nella seconda parte si dice

“…..for all that race were bred by Melko of the subterranean heats and slime.” (The Fall of Gondolin)

questa venne ripresa in “The Shaping of Middle Earth” (1986) dove è scritto che Melkor “creò le orde degli orchi dalla pietra…“. In “Lost Road and Other writings” l’idea viene sviluppata, aggiungendo che fossero stati creati dalla pietra come “…mockery of the children of Ilùvatar“, vale a dire gli elfi. E, parlando di Elfi…

Gli orchi sono elfi corrotti

La più diffusa delle teorie, che Peter Jackson richiama in una scena de “La Compagnia dell’Anello” tra Saruman e Lurtz. Troviamo questa teoria nel terzo capitolo del Silmarillion “Della venuta degli Elfi e della Cattiveria di Melkor“. Mentre Orome, il Valar cacciatore, viaggiava a cavallo incontrò i Quendi (elfi) e ne rimase colpito. Tuttavia Melkor aveva spedito spiriti malvagi ed ombre ad irretirli: quando qualche elfo si recava da solo in giro, o in piccoli gruppi, tendeva a sparire.

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Poiché Melkor temeva Orome, cercò di far diffondere voci su di lui, convincendo molti a scappare da lui. I poveri disgraziati che gli finirono tra le mani diventarono orchi:

“Eppure i sapienti di Eressea sono certi che tutti coloro dei Quendi che caddero nelle mani di Melkor furono imprigionati in Utumno prima che fosse distrutto e che per mezzo di lente e crudeli arti vennero corrotti e resi schiavi; e così Melkor generò l’orrenda razza degli orchi…Gli orchi prendevano vita e si moltiplicavano nello stesso modo dei figli di Iluvatar; e dal momento in cui si ribellò nello Ainuindale prima del principio, Melkor non potè creare più nulla che avesse vita propria o parvenza di essa: così dicono i sapienti.”

Abbiamo qui due informazioni: gli orchi vengono da elfi corrotti e torturati e si riproducono come i figli di Iluvatar, quindi come gli elfi.

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Ci sono però un paio di dettagli che molto spesso vengono trascurati:

  1. se avete fatto attenzione avrete letto “...i sapienti sono certi…” e “…così dicono i sapienti…“. In altri termini, lo stesso Silmarillion presenta questa come una teoria intradiagetica. Non è certezza, ma è solo una conclusione dei saggi che viene poi ripresa da Frodo nel Ritorno del Re “La Torre di Cirith Ungol” che vi presento in originale:
    The Shadow that bred them can only mock, it cannot make: not real new things of its own. I don’t think it gave life to the Orcs, it only ruined them and twisted them; and if they are to live at all, they have to live like other living creatures.
    Tuttavia, notare che anche qui abbiamo “I think” e che Frodo è stato educato da un dotto, che probabilmente ha recepito queste idee dagli elfi: nell’ultimo capitolo de “L’anello di Morgoth” decimo volume de “La Storia della Terra di mezzo” in Tolkien ripetè che gli elfi credevano che Melkor avesse creato gli orchi corrompendo uomini ed elfi.
  2. Mentre Christopher Tolkien rivedeva gli “Annali di Aman” (secondo capitolo de “L’anello di Morgoth“) trovò una nota a margine: “Change this. Orcs are not Elvish.”

Gli orchi sono uomini corrotti

La più tardiva delle origini proposte da Tolkien e quella direttamente collegata con la narrativa del Signore degli Anelli. La troviamo esposta in un’appendice di Quendi ed Eldar (1960)

Finally, there is a cogent point, though horrible to relate. It became clear in time that undoubted Men could under the domination of Morgoth or his agents in a few generations be reduced almost to the Orc-level of mind and habits; and then they would or could be made to mate with Orcs, producing new breeds, often larger and more cunning. There is no doubt that long afterwards, in the Third Age, Saruman rediscovered this, or learned of it in lore, and in his lust for mastery committed this, his wickedest deed: the interbreeding of Orcs and Men, producing both Men-orcs large and cunning, and Orc-men treacherous and vile.

Questo punto si connette con la trilogia: in più punti si fa menzione di “mezzi-orchi” nei capitoli “Un coltello nel buio”, “Il fosso di Helm” e “Percorrendo la Contea”. In particolare, ne “Le due Torri” Gamling di Rohan parlando delle forze di Isengard cita “Mezzi orchi” e “uomini goblin” e Barbalbero descrive gli Uruk Hai come più simili a uomini corrotti che ad orchi.

Are they men he has ruined or has he blended the races of orcs and men?” (The Two Towers, Capitolo 9)

Teniamo però in conto che, nella lettera 153, Tolkien chiarisce che Barbalbero è solo un personaggio e non rientra tra i saggi, per cui la sua opinione è solo la sua opinione.

Detto ciò, l’idea che orchi e uomini potessero mescolarsi fa pensare a una parentela tra le due razze. Elfi e uomini possono mescolarsi tra loro, pertanto potrebbe essere ragionevole che anche gli orchi, capaci di mescolarsi con gli uomini, fossero almeno in principio anch’essi figli di Iluvatar.

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Ma quindi, gli orchi possono avere figli?

La prima risposta che mi viene in mente è un solido “probabilmente si”.

In “Lo Hobbit” al capitolo 17 “Scoppia la tempesta” Gandalf dice “O Dain, dal Nord sta arrivando Bolg, figlio di Colui che uccidesti a Moria!”. Dain uccise Azog, il leader degli orchi che aveva occupato Moria (appendice A del Ritorno del Re, voce “Il popolo di Durin”) e, anche quando Tolkien modificò “Lo Hobbit” per dare maggiore continuità con la trilogia non toccò questo punto.

Questo punto si connette agevolmente col Silmarillion nel passaggio sopra citato, quando dice “Gli orchi prendevano vita e si moltiplicavano nello stesso modo dei figli di Iluvatar“. Ancora una volta, rimane il dubbio se si tratti di una mera teoria o derivi da osservazioni empiriche.

Sulla moralità degli Orchi

Nel canone non sono rari gli orchi che hanno personalità o, addirittura, intelligenza. Gorbag ne “Il ritorno del Re” ne è un perfetto esempio, essendo capace di dedurre quasi perfettamente quanto successo tra Frodo e Shelob.

L’idea degli orchi quale razza fondamentalmente malvagia era qualcosa che Tolkien creò involontariamente e che comunque lo disturbava perché andava contro ciò in cui credeva. Nella lettera 153 Tolkien affronta la natura del male, ricordando come neanche Sauron fosse, in principio, malvagio.

Accenniamo un attimo ai concetti di hröa (corpo fisico) e fëar (anima). Questi coesistono in Uomini ed Elfi, così come nei nani (sebbene questo passaggio sia meno chiaro). E non è chiaro in che posizione si trovino gli orchi.

Citando ancora “Myth Transformed” da “l’anello di morgoth” abbiamo questo passaggio:

Melkor had corrupted many spirits – some great, as Sauron, or less so, as Balrogs. The least could have been primitive (and much more powerful and perilous) Orcs; but by practising when embodied procreation they would [become] more and more earthbound, unable to return to spirit-state (even demon-form), until released by death (killing), and they would dwindle in force. When released they would, of course, like Sauron, be ‘damned’: i.e. reduced to impotence, infinitely recessive: still hating but unable more and more to make it effective physically

Questo cosa vuol dire? Che nemmeno gli orchi erano malvagi in origine e che ci sono orchi che possono essere spiriti in corpi artefatti. E Tolkien aggiunge parlando degli orchi

They might have become irredeemable (at least by Elves and Men), but they remained within the Law

The Law è il rispetto per la vita. Motivo per cui è possibile che gli orchi abbiano sia hröa che fëar, esattamente come gli uomini e gli elfi.

Nel suo ultimo passaggio sugli orchi, Tolkien riprende l’idea che gli orchi siano stati corrotti da Melkor, insistendo sul principio per cui il male non può creare.

In definitiva, ogni ipotesi è possibile e, anzi possono coesistere; alcuni orchi altro non sono che spiriti abitanti un corpo artefatto, distrutti più e più volte e ridotti ai minimi termini. Altri sono esseri corrotti o discendenti di esseri corrotti e questi possono redimersi, sebbene gli uomini e gli elfi sostengano il contrario.

Si tratta di un argomento molto affascinante che rimane senza risposta. L’unica cosa certa è che, in tutti gli scritti, un orco che dimostri qualcosa riconducibile ad affetto (nel senso più ampio del termine) non si è visto.