The Crow, la Recensione del contestato remake del film cult

La nostra recensione di The Crow, atteso e contestato remake del film cult omonimo degli anni Novanta. Da Brandon Lee a Bill Skarsgard, la vendetta per l'amore non muore mai.

the crow recensione 2024
Condividi l'articolo

È bastato il solo annuncio di voler fare un remake de Il Corvo per far impugnare i forconi a praticamente tutti. È bastato il trailer di The Crow per far scatenare l’ira funesta dei fan del film con Brandon Lee, etichettandolo a pessimo film (per usare un eufemismo e non scadere in volgarità) ancor prima della sua uscita. Ebbene, partire prevenuti non è mai cosa giusta, in linea di massima. Come accadde con Suspiria, alle volte può anche accadere che un remake sia diverso dall’originale e comunque, se non al suo pari, su quei lidi di perfezione.

Quindi, pur partendo con tutte le migliori intenzioni, addentriamoci in questo The Crow, che probabilmente è riuscito ad ottenere l’infame etichetta di film più odiato in assoluto anche prima di uscire in sala. La domanda però alla quale proveremo a rispondere è: ma è davvero un brutto film? Risposta breve: sì. L’argomentazione, qui di seguito, subito dopo la trama, che bene o male resta quella.

The Crow, la Trama

Eric e Shelly, due ragazzi con famiglie problematiche e dal passato traumatico che si trovano in riformatorio. Sappiamo poco dei loro passati, sappiamo molto sul loro presente che li porterà alla morte. Ma come insegna il fumetto di James O’Barr, un corvo bussa tre volte e ti riporta in vita per compiere una vendetta che riporterà giustizia. E così, impermeabile nero e trucco in faccia, misto a tatuaggi, Eric inizierà una violenta indagine per scovare gli assassini della sua amata Shelly.

The Crow, la Recensione

Il mito de Il Corvo, quello di Alex Proyas, reso ancora più affascinante e “gotico” dalla pessima notizia della morte sul set di Brandon Lee. Quasi come se la storia tratta dalla celebre graphic novel di James O’Barr dovesse prendere vita anche oltre il set. Tutto profondamente coerente con la dark wave che inondava gli anni Ottanta, il decennio più prolifico in assoluto per ciò che riguarda soprattuto la cultura popolare.

Quel Corvo infatti, divenne un cult in pochissimo tempo, trattato al pari di una reliquia di tutti i giovani darkettoni dell’epoca. Un fumetto che attingeva da quell’immaginario, poi sublimato anche dall’omonimo film di Proyas che ha corredato le immagini con una soundtrack perfetta e puntuale, abbellendo anche di più, suo malgrado, le pagine disegnate di O’Barr. Sono passati decenni, poi, fino ad arrivare ad oggi, dove quell’immaginario è stato sostituito. E dal momento che ci troviamo in un’epoca dove remake e reboot sono all’ordine del giorno, era impossibile che le major non considerassero anche Il Corvo.

Sia chiara la cosa che, come detto prima, non necessariamente un remake o un reboot debba per forza essere brutto. E, come nel caso di Suspiria, questa nuova “iconoclastia” può portare anche prodotti ottimi. Rivedere il passato con un occhio nuovo è una mossa commerciale molto furba che però, se ben gestita, come nel caso di Jumanji, regala prodotti d’intrattenimento ben ragionati e che lasciano sempre tutti soddisfatti su più piani. Da un lato, il fattore nostalgia, dall’altro il fattore novità per chi si approccia al franchise specifico.

LEGGI ANCHE:  Civil War, la Recensione del nuovo film di Alex Garland
the crow

Quindi, in altre parole, la tematica principale non dovrebbe mai essere il fatto che è sbagliato fare remake, bensì il risultato finale del remake. Che in questo caso specifico di The Crow, non è affatto un buon risultato. E non per i motivi banali per cui le icone non devono essere toccate. Anzi. Le premesse per fare un buon remake ma riletto al presente e con uno sguardo al contemporaneo, c’erano tutte Un bravo attore come Bill Skarsgard protagonista, una star della trap come FKA twigs. Insomma, c’era davvero tutto. Ciò che però manca è solo una sceneggiatura coerente.

The Crow sceglie di voler costruire un film che guarda pochissimo alla storia originale, riducendo il tutto alla sola storia di amore e vendetta. Tutto il resto assume contorni profondamente differenti, tra disagio e ribellione giovanile, muovendosi con uno stile a videoclip in due grandi parti. La prima, in cui viene mostrato l’amore fuggiasco della coppia tra feste e festini, droga vaira e ricchezza ostentata. La seconda, di violenza e spiegazioni. E di queste due parti, i problemi superano le pochissime cose positive che ci sono.

LEGGI ANCHE:  In Sordina: Film – The world of us

Tra frasi d’amore che fanno rabbrividire, in negativo, per quanto sono fuori tempo massimo e spiegazioni di come funziona la leggenda del Corvo che bussa, ci viene introdotto un villain (un perfetto Danny Huston) dal potenziale completamente inespresso, ammesso che ne abbia mai avuto uno. Almeno finché non si lascia andare ad un monologo che sembra essere molto metacinematografico, e che suo malgrado sembra far parlare il regista che quasi chiede scusa. Speculazioni probabilmente inesistenti da parte di chi scrive ma che diventano un’ancora di salvataggio in questo pessimo naufragio.

image w1280 1

Dopo una massiccia dose di violenza, si arriva quindi al finale di The Crow, un film pieno di spiegoni ma che alla fine non spiega pressoché nulla, lasciando lo spettatore con fin troppe domande, che inevitabilmente vanno a culminare con la domanda delle domande: ma aveva senso fare un remake così? Domanda che ha senso, seppur mal posta. Ha senso fare film così? La risposta è ovviamente no, perché se si preferisce perder tempo nel dover star lì a spiegare anche l’ovvio, per poi però lasciare fin troppe cose sospese, il risultato va a perdere di coerenza, dando l’idea di essere un film quasi mal voluto, gettato là a morire nella sua sciatteria.

The Crow è quindi un’occasione sprecata che purtroppo costringe a dar ragione ai detrattori del film per partito preso, gli stessi che magari, all’epoca del primo Corvo, venivano sbeffeggiati per la loro capigliatura cotonata e l’abbigliamento il cui colore più chiaro che indossavano era il nero. E che oggi magari, adottano la stessa narrazione contro la tanto odiata Gen Z. Corsi e ricorsi storici insomma, in cui le “vittime” diventano “carnefici” (come accade non troppo lontano dal nostro suolo patrio, per spostare il discorso su altre zone esotiche).

Cast

  • Eric: Bill Skarsgard
  • Shelly: FKA tiwgs
  • Vincent Roeg: Danny Huston
  • Kronos: Sami Bouajila

Trailer

Continua a seguirci su LaScimmiaPensa.com per restare sempre aggiornato!