Con Abigail, Bettinelli-Olpin e Gillet continuano con successo a dissacrare il genere horror. Ma il sottogenere della commedia-horror vanta titoli ancor più indimenticabili.
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Incassi timidi, un trailer effettivamente poco accattivante. Eppure, anche se soffre nel confronto con esempi troppo più alti (“Dal tramonto all’alba”, “Ammazzavampiri”), “Abigail” è un divertissement dove nel suo piccolo funziona tutto.
Bettinelli-Olpin e Gillet – già validi eredi della saga di “Scream” della quale hanno diretto il quinto e il sesto capitolo – buttano tutto in ciacara e fanno bene: il film è splatter e divertente, con un bel ritmo e facce azzeccate nella loro conclamata aderenza agli stereotipi del genere.
Una commedia horror (crossover di difficile riuscita, quindi a maggior ragione lodevole quando colpisce nel segno) in cornice anticata, chiusa in una magione old fashioned lussureggiante dalla quale sembra impossibile fuggire, esattamente come fu anche nel bel “Finché morte non ci separi” (ad oggi la prova migliore del duo di registi). Robetta, certo, ma se proprio fate i difficili provate a guardare l’aberrante “Renfield” e fate un paragone.
Il mischione di generi è sempre un rischio (uno dei punti più bassi nel nuovo millennio è senza dubbio “Cowboys & Aliens”, che come suggerito dal titolo unisce fantascienza e western), soprattutto quando subentra la comicità che sovente fatica a fondersi con altri ceppi cinematografici.
Vale la pena allora mettere in luce i titoli meglio riusciti in questa impresa, escludendo il già menzionato “Dal tramonto all’alba” che, per quanto sfruttabile come confronto, pende in maniera preponderante sul lato orrorifico.
- “Finché morte non ci separi” (2019): il secondo lungo di Bettinelli-Olpin e Gillet anticipa il clamoroso “The Hunt” che sarebbe uscito l’anno seguente. Una spassosa caccia innaffiata di sangue, scagliata contro l’ipocrisia borghese, divertita e rutilante, con una rivelazione: Samara Weaving.
- “Dead Snow” (2009) di Tommy Wirkola, quello di “Una notte violenta e silenziosa”, commedia horror non abbastanza riuscita per rientrare nella cinquina. Questo invece è un trash movie demenziale irresistibile, un film di un’ignoranza spiazzante, un cattivo gusto grezzissimo, una rozzezza greve a suo modo strabiliante, ma soprattutto tanto, tanto splatter, come non se ne vedeva da anni. Con un sequel nettamente inferiore.
- Gremlins (1984) di Joe Dante, e qui si arriva ai classici. Uno dei migliori film di sempre da vedere a Natale, un cult che dietro al sollazzo cela un citazionismo coltissimo. Sicuramente il miglior film di Joe Dante insieme al suo sequel e a “L’ululato”. L’horror (celatissimo, ma qualche felice momento splatter non manca) si interseca con assoluta perfezione a quel cinema per ragazzi di matrice spielberghiana (Spielberg infatti produce) che spopolava negli anni ’80.
- Ammazzavampiri (1985) di Tom Holland. Altro classico, assolutamente inimitabile (il sequel è mediocre) e irripetibile (il remake è poca cosa), quasi una sorta di ABC del cinema vampiresco disimpegnato, ma con molto altro dietro: un fascino visivo con improvvise esplosioni “erotiche” (la bellissima sequenza in discoteca), una commistione di orrore macabro e burla che avrebbe fatto scuola. La serie de “I racconti della cripta”, per certi versi, gli deve molto.
- “L’armata delle tenebre” (1992) di Sam Raimi: il capolavoro. L’ironia è da crepapelle, ma è unita a invenzioni esilaranti che rendono il film indimenticabile, trascinante ad ogni visione. Se esiste un film perfetto, questo è “L’armata delle tenebre”. L’appellativo di cult non basta. Forse la prova migliore di Raimi in assoluto.
Ci limitiamo a millantare questi titoli, ma ce ne sarebbero molti altri sul crine dei due generi che meriterebbero attenzione (ad esempio “Dimensione terrore” di Fred Dekker) e siamo sicuri che in futuro se ne aggiungeranno altri. Arrivare al livello dei vertici è forse impossibile, ma sicuramente “Abigail” è un ottimo punto di partenza.
Quali di questi avete visto?