House of the Dragon: draghi, sangue e morte in una scioccante seconda stagione | RECENSIONE

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Nel mezzo abbiamo il buon vecchio Daemon Targaryen (Matt Smith) che segue un percorso suo, non privo di momenti memorabili ma molto interessante nella caratterizzazione di un personaggio atipico e solitario, una carta jolly nella storia, per così dire. E non è l’unica: alcuni nuovi personaggi, quasi trascinati in scena controvoglia, prospettano possibilità imprevedibili per il prosieguo della trama.

Insomma, una storia davvero avvincente e che, credeteci, funziona ancora di più se ci si scorda di tutto quel che avverrà centinaia di anni dopo con Daenerys, gli Stark, i Lannister e gli Estranei e ci si concentra su questa sfida a breve distanza tra le due casate in lotta. Questa è l’idea attorno alla quale gira tutta la serie, almeno finora: ci sono due contendenti, e bisogna scegliere da che parte stare.

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Potete fare il tifo, oppure potete seguire tutto come spettatori super-partes, con il popcorn o la qualità di junk food selezionata in mano, constatando le infinite bassezze nelle quali i rappresentanti di queste casate reali possono immergersi, e l’intricata ragnatela di sotterfugi e inganni tra cui vengono tese.

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In ogni caso rassicura l’idea che anche in questa serie come in GOT, qui il confronto ci sta, può davvero succedere di tutto e non ci si tira indietro quando si tratta non solo di stupire ma anche di colpire e scioccare. E se riuscite a scrollarvi di dosso la sensazione di déjà-vu, vi assicuriamo che HOTD saprà davvero tenervi incollati allo schermo.

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