Negli ultimi anni il momndo dei videogiochi si è profondamente trasformato. La definitiva esplosione di questa forma d’arte ha permesso la nascita di titoli immensi, sostenuti da produzioni dall’alto valore economico. Stiamo parlando di giganti come Elden Ring, Baldur’s Gate 3 o Cyberpunk.
Oltre al cosiddetto settore ‘tripla A’ però, abbiamo avuto modo di assistere alla fioritura di un mercato indie estremamente variegato, che si è andato ad inserire in quei settore che i grandi dell’industria sembrano avere dimenticato.
Qui di seguito vogliamo elencarvi alcuni dei titoli indie che più hanno rappresentato questa ultima generazione. Molti di questi li avrete sicuramente già sentiti e vi sorprenderà sapere che sono stati creati da un team indipendente, senza avere alle spalle la potenza economica di una grande casa produttrice.
Little Nightmares
Gli svedesi di Tarsier Studios hanno catalizzato l’attenzione di tutti nel 2017 rilasciando il primo Little Nightmares, uno dei videogiochi indipendenti più d’impatto dell’ultimo decennio.
Ci caliamo nei panni di una bambina indifesa, che sta tentando in tutti i modi di fuggire da questo luogo misterioso e oscuro dai toni opprimenti e minacciosi. Il constrasto fra l’apparente innocenza della nostra protagonista e l’ambientazione cupa viene reso anche dall’opposizione delle ombre sull’ormai iconico impermeabile giallo.
Il gameplay di questo titolo è incentrato sulla risoluzione di rompicapo e su sezioni di ‘stealth’ che non fanno altro che aumentare il livello di tensione. È evidente che lo studio abbia preso ispirazione da titoli come Inside ma il grande successo di questo gioco ha dato a Little Nightmares un’identità propria.
Esiste anche un sequel uscito nel 2021 e pare che il terzo capitolo della saga sia in lavorazione ma se non l’avete mai giocato vi consigliamo di partire dal primo, che rimane a nostro parere inimitabile.
Sifu
Cambiamo nettamente genere con Sifu (qui la nostra recensione), il beat ‘em up dello studio francese Sloclap che può essere definito soltanto come un’esperienza brutale. Il lancio a febbraio 2022 ha catturato l’attenzione di molti appassionati dei classici film di kung-fu anni’80 e ’90, ai quali il titolo chiaramente è ispirato.
La premessa è molto semplice, il nostro protagonista si trova a fare fronte all’improvvisa morta del padre e passerà il resto della sua vita a cercare di soddisfare la sua vendetta nei confronti degli assassini.
Il gameplay però è l’assoluto protagonista di quest’opera che si compone di cinque livelli ben costruiti, al termine dei quali dovremo fronteggiare un boss che avrà importanti implicazioni nella trama del gioco.
Oltre ai movimenti fluidi e alla varietà di nemici, l’utilizzo dell’ambiente per fronteggiare gli avversari contribuisce alla sensazione di libertà di approccio e a mantenere il livello di sfida sempre alto. La meccanica più innovativa però è quella dell’invecchiamento.
Ad ogni morte infatti il nostro protagonista invecchierà, diventando più abile nel combattimento ma più fragile. In altre parole i danni inflitti cresceranno con l’età e allo stesso tempo la barra della salute si rimpicciolirà.
Questo è un sistema davvero geniale di gestire la sconfitta, che spesso nei videogiochi moderni non più legata a nessuna punizione. Sloclap è riuscita a creare un titolo davvero originale e speriamo che il suo successo li motivi a testare nuove idee in futuro.
Tunic
Il premiato videogioco indie sviluppato da Isometric Corp Games nel 2022 ci presenta una nuova formula che unisce elementi souls-like con un level design che si ispira in maniera evidente ai primi Zelda.
Nel corso di questa breve avventura vestiremo i panni di una volpe naufragata su un’isola misteriosa, della quale dovremo svelare tutti i segreti mistici che nasconde. L’elemento narrativo è molto vago e, in perfetto stile souls, viene svelato col progredire del gioco mediante il ritrovamento di oggetti che al primo sguardo possono risultare criptici.
Il gameplay di Tunic (qui la nostra recensione) è molto fluido e abbina la visuale isometrica ad uno stile artistico molto stilizzato e caratteristico. Le boss-fight sono i punti alti del sistema di combattimento che, sebbene soffra di una scarsità nella varietà dei nemici, risulta ben fatto e mai noioso da affrontare.
Le fonti d’ispirazione di quest’opera sono evidenti ma gli sviluppatori sono riusciti a creare un connubio perfetto fra le due. Il level design dei souls combinato con i dungeon e gli enigmi ispirati a Zelda dovrebbero bastare per convincervi a far posto a Tunic nella vostra libreria.
Firewatch
Spesso il termine ‘walking simulator’ viene usato con accezione negativa quando si descrive un videogioco ma Firewatch dimostra come in questo tipo di titolo possa nascondersi grande qualità.
Il debutto dello studio di sviluppo Campo Santo ci ha regalato quella che si può definire una storia interattiva, con il comparto narrativo che svolge un ruolo di primaria importanza nel corso dell’avventura.
Prendiamo il controllo di Henry, un guardiaboschi che passerà l’estate all’interno del Parco Nazionale di Shoshone. L’unico contatto umano che avremo è rappresentato da Delilah, con la quale comunicheremo attraverso il nostro walkie-talkie.
Le performance dei due personaggi, che con il passare delle giornate iniziano a conoscersi, danno profondità all’intera avventura e sebbene non vediamo mai le loro espressioni facciali, le emozioni di entrambi vengono comunicate perfettamente.
Il mondo di gioco è ampio per un titolo di questo genere e ci permette di esplorare zone vaste nonostante la linearità della narrazione sottostante. Lo stilo artistico, che emerge grazie ai colori presenti nelle varie fasi della giornata, è considerabile alla pari di un terzo protagonista per l’apporto fondamentale che garantisce alla riuscita del gioco e alla sua atmosfera.
Senza spoilerarvi nulla relativo alla storia vi consigliamo semplicemente di provarlo. Se cercate un indie che vi tocchi emotivamente nel più breve tempo possibile l’avete appena trovato.
Hollow Knight
È il momento giusto per dirvi che questa non è una classifica perchè, se lo fosse, Hollow Knight dovrebbe appartenere a piani ben più alti. Il titolo di Team Cherry è forse uno degli indie che hanno riscosso maggior successo nell’ultimo decennio e questo è dimostrato anche dalla numerosa community che chiede a gran voce notizie del sequel.
Tra il mare di souls-like usciti nell’ultimo periodo, Hollow Knight è quello che riesce a catturare maggiormente la sensazione di pericolosità e meraviglia regalataci dai titoli From Software e lo fa in maniera sorprendente attraverso quello che è essenzialmente un 2D scroller.
Hollow Knight ci sfida con un sistema di combattimento difficile da perfezionare ma soddisfacente da eseguire e con un mondo di gioco ispirato allo stile metroidvania che lo rende sempre nuovo e affascinante. Questo lo si deve anche allo stile artistico unico che ha dato subito un’identità definita al gioco di Team Cherry.
Se per caso questo titolo manca al vostro catalogo, fatevi un regalo e unitevi a noi nella disperata attesa del sequel.