Si chiude il cerchio, con questo attesissimo Maxxxine. Un cerchio iniziato nel 2022 con X – A Sexy Horror Story, di cui vi avevamo parlato qui con sommo entusiasmo. Il regista Ti West mette quindi un punto nel suo viaggio orrorifico, sviscerando il genere horror a più riprese e regalandoci una trilogia di tutto rispetto, non solo di puro intrattenimento ma anche, e soprattutto, di teorie e di idee, mostrate per grandi e bellissime immagini capaci di catturare il vostro sguardo.
Maxxxine, la Trama
A distanza di anni dai tragici eventi di X – A Sexy Horror Story, Maxine è riuscita a fuggire in quel di Hollywood, dove ormai è un’affermata pornostar. Quel mondo però inizia a starle stretto, le vuole entrare nel mondo del cinema e diventare la star che merita di essere. Coglie così l’opportunità di un provino per un film horror. Nel mentre, un folle serial killer sta facendo una strage di donne. E un misterioso detective privato, incrocia la strada della nostra biondissima protagonista.
Maxxxine, la Recensione
L’incipit è il medesimo di X – A Sexy Horror Story, e tanto basta per capire che Pearl altro non era che un breve interludio tra i due film. E non a caso, parliamo di un prequel spin-off, più che degno di nota e che in un certo senso si inserisce nel discorso metacinematografico che Ti West ha voluto fortemente portare avanti con questa bellissima trilogia.
Il salto di un decennio appare palese sin da subito. Gli anni Settanta del primo film vengono lasciati alle spalle, con quelle calde lande desertiche della provincia americana, fatte di follia e di mistero. Ora siamo negli anni Ottanta, riportati in auge con fare nostalgico, suo malgrado, da Stranger Things e osservati da più punti di vista in questo Maxxxine. Punti di vista soprattutto cinematografici.
Il grande telo bianco della sala viene di nuovo tagliato in più parti. Da un 4:3, formato dai portelloni di un grande hangar solitamente adibito a set, e ora sala provini, entra in scena la nostra Maxine, bucando di fatto lo schermo e svelando il trucco. Non la zoommata che si avvicina alla casa maledetta del primo film ma direttamente l’entrata della protagonista, che regalerà una (doppia) interpretazione di altissimo livello.
Da qui in poi, Ti West ci porterà nell’horror del decennio d’oro per l’arte popolare, e che di fatto segna un’epoca importantissima soprattutto per il genere horror. Sin da subito, la videocamera del regista specializzato in horror (abbastanza mediocri, a onor del vero), inizia la sua vera e propria carrellata di omaggi, partendo dal principio, dal grande maestro dal quale i grandi maestri hanno attinto a piene mani: Alfred Hitchcock.
Dentro gli studios, infatti, il set di Psycho diventa oggetto di bruttissimi ricordi per Maxine, ma anche luogo sicuro dove fuggire quando serve. Si parte da Hitchcock e si torna, sempre, da Hitchcock. Il film si dirama così su tante piccole strade cinematografiche, che nascono dal Re Del Brivido per arrivare poi a citazioni e omaggi dei suoi diretti discendenti, raccolti in un grande unicum nella sequenza dell’omicidio compiuto in videoteca. Non scenderemo in dettagli onde evitare in incappare in fastidiosi spoiler. Tuttavia in quei minuti, vediamo un vero e proprio concentrato di Mario Bava, Dario Argento e Brian De Palma.
Un trittico al quale è impossibile restare indifferenti, tra colori e primissimi piani di coltelli che squarciano la pelle e si accaniscono sul torace, come nella celebre sequenza di Suspiria. La ferocia argentina, insomma, non mancherà di certo, anzi. Omaggi e citazioni dunque che si ampliano anche nei personaggi, dal detective interpretato da Kevin Bacon, villain perfetto, al sempre fantastico Giancarlo Esposito. Insomma, tutto è organizzato alla perfezione, in Maxxxine.
Non una virgola fuori posto, sebbene la sceneggiatura tenda fin troppo spesso a zoppicare, soprattutto nella costruzione del colpo di scena finale, fin troppo banale se si è stati attenti nel primo film. Cose di poco conto, a parte tutto, posto il fatto che nel cinema è e sarà sempre più importante il “come” e non il “cosa“. In tal senso, Maxxxine si propone come perfetta chiosa finale di un bellissimo viaggio nell’horror, perfetta prosecuzione di quanto espresso in X – A Sexy Horror Story.
Pratiche alte e pratiche basse, per citare il grande Callisto Cosulich, che vengono di nuovo prese in considerazione da Ti West, focalizzandosi stavolta sul genere horror. Se nel primo film, il giovane regista voleva “dare dignità al genere porno“, rendendo il film che stavano girando, vero cinema, il tema qui si sposta su un genere ancora oggi più che controverso.
Molto banalmente, la risposta che Ti West ci dà e: gentrificando il genere; ripulendolo della violenza e della ferocia mostrata, in favore di immagini che lasciano sottintendere, lasciando poi spazio agli attori, alle loro interpretazioni, esaltandone la bravura. Non solo scream queen ma profondità tout court.
Maxxxine è il punto perfetto di questa trilogia che ha la capacità di intrattenere e di far riflettere sullo stato del cinema, di genere e non. Un film che esalta ancor di più la bravura di Mia Goth, che in tre film ha di fatto interpretato due personaggi profondamente diversi tra loro e di cui uno, con sfumature evolutive molto particolari. E sempre viva l’horror, in ogni sua forma.
Cast
Maxine: Mia Goth
Elizabeth Bender: Elizabeth Debicki
John Labat: Kevin Bacon
Teddy Knight: Giancarlo Esposito
Detective Williams: Michelle Monaghan
Detective Torres: Bobby Cannavale
Trailer
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