Nel 1974, cinquant’anni fa, Tobe Hooper riscriveva l’horror moderno con un film cult che è rimasto insuperato come crudo e terrificante commento su una società sempre più violenta e inumana. Ecco perché Non Aprite Quella Porta andrebbe rivisto (e amato) oggi più di ieri
Se esiste un horror che non è stato minimamente scalfito dal tempo quello è “Non aprite quella porta”. Più de “La notte dei morti viventi” e forse perfino più de “L’esorcista” – per citarne solo alcuni – il film di Tobe Hooper mantiene inalterata una carica sanguinaria, visionaria e poetica (approfondiremo a breve il perché di quest’ultimo singolare appellativo) che a distanza di cinquant’anni è ancora spiazzante.
Quentin Tarantino, per quanto inattendibile nella divulgazione di liste di film preferiti continuamente revisionata, lo ha definito l’unico vero film perfetto della Storia del Cinema. Ovviamente si è costretti a dissentire perché l’elenco sarebbe lunghissimo, ma la domanda scaturente è: cos’è un film perfetto?