Babylon: ecco perché dovremmo apprezzare l’omaggio scatenato di Damien Chazelle al mondo del cinema

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Due personaggi che ci somigliano più di quanto pensiamo, semplicemente perché rappresentano noi spettatori o, meglio, noi cinefili, insomma chiunque creda fermamente che i film che vediamo siano “qualcosa di grande”. Accanto a loro c’è un terzo protagonista, che invece incarna “il cinema”: Jack Conrad, interpretato da Brad Pitt, è l’attore di punta della Metro Goldwin Mayer, un vero divo del muto, che si trova ad affrontare, suo malgrado, il passaggio al sonoro, per lui una nuova epoca in cui fa fatica a riconoscersi.

Chazelle ci fa seguire, nel corso delle tre ore, ascese, cadute, contraddizioni, debolezze dei diversi personaggi, molti ispirati a figure reali dell’epoca, che hanno vissuto sulla loro pelle quella complessa trasformazione che ha visto il cinema diventare una combinazione sincronizzata di immagini e audio.

Un cambiamento che per noi sembra ovvio, ma che è stato epocale, a tal punto che Conrad in una scena lo definisce paragonabile alla “scoperta della prospettiva in pittura”, poco prima di capire che quel nuovo tempo non è più il suo, consapevolezza che lo spingerà ad avviarsi sul suo personale “sunset boulevard” (questo è un riferimento a Viale del tramonto, film emblematico nella rappresentazione del declino dell’epoca del muto, e che vi consigliamo di recuperare).

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Il ritratto proposto da Babylon, con l’aiuto di una regia piena di ritmo e una colonna sonora incalzante (del resto parliamo del regista di La La Land), è quello di una Hollywood immersa tra sprazzi luminosissimi di luce e profondi momenti di buio; un ritratto che a tratti potrebbe risultare troppo vibrante e “folkloristico” ma che – sempre secondo noi – è una bella dichiarazione d’amore al cinema da parte di un vero cinefilo.

E di dichiarazioni così ne abbiamo viste già diverse sullo schermo, se pensiamo che nello stesso di anno di uscita di Babylon, Steven Spielberg ci ha raccontato con The Fabelmans, utilizzando contorni decisamente più sobri, la storia di un altro grande amore per il cinematografo.

Insomma, per gli amanti del grande schermo, Babylon è una chicca da non perdere, se non altro per gli ultimi cinque minuti del film che condensano più di cento anni di storia del cinema, partendo più o meno da quando i fratelli Lumière decisero di giocare a riprendere e proiettare le immagini di un treno a vapore in movimento. Il film di Chazelle può essere letto come un esperimento troppo ambizioso, o come una lunga lettera scritta da un innamorato. E non è forse l’amore che a volte ci porta a fare cose audaci?

A cura di Francesca Febbraro

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