Il mondo dei videogiochi è cambiato moltissimo negli ultimi due decenni. Oggi il mezzo videoludico è entrato prepotentemente nel mainstream e si è affermato come settore più redditizio nel panorama dell’intrattenimento.
A cavallo fra gli anni ’90 e il 2000, quando le prime console si stavano affacciando sul mercato, le case di sviluppo erano realtà molto più piccole e potevano permettersi di sperimentare con idee innovative e originali, senza dover far fronte ad enormi rischi economici.
È grazie a questa filosofia, che permeava l’intera industria, che abbiamo avuto l’opportunità di vedere nascere alcune delle serie che sono considerate iconiche ancora oggi.
Un simbolo di questo periodo della storia dei videogiochi è senza dubbio la saga di Spyro, l’action-platform con protagonista il draghetto viola che è entrato nell’immaginario collettivo come il fratello minore di Crash Bandicoot.
Le due mascotte hanno fatto le fortune della prima generazione di PlayStation e hanno segnato in modo indelebile l’infanzia di un’intera generazione.
È innegabile che il marsupiale di Naughty Dog abbia goduto di una notorietà maggiore rispetto a Spyro, tanto che ad un certo punto avrebbe potuto essere tranquillamente paragonato a leggende come Mario.
Nel 2017 infatti, la trilogia di Crash Bandicoot ha ricevuto un remake che ha significato la sua effettiva rinascita, culminata con l’uscita di Crash 4 ‘It’s About Time’ nel 2020.
Anche i tre titoli di Spyro sviluppati da Insomniac sono stati raccolti in un remake rilasciato alla fine del 2018 ma il quarto capitolo, nonostante i rumors, non ha ancora visto la luce.
La trilogia del draghetto viola è uscita fra il 1998 e il 2000, in un’epoca in cui le prime console si stavano affacciando sul mercato e stavano sbalordendo il pubblico con quella che ai tempi era considerata un’incredibile fedeltà d’immagine.
I platform 3D godevano di enorme successo perchè riuscivano ad unire un gameplay semplice e divertente per tutta la famiglia ad un utilizzo di diversi modelli tridimensionali che fino a qualche anno prima sarebbe stato impensabile.
Spyro infatti era la mascotte perfetta per legare l’emergento marchio PlayStation con l’idea spensierata dell’infanzia e intercettare un’importantissima fetta di pubblico necessaria al successo della prima console di casa Sony.
La formula alla base della trilogia originale di Spyro era quella di collocare il giocatore all’interno di un mondo di gioco disseminato di portali che davano accesso ai livelli veri e propri. Il level design ispirato a titoli leggendari come Super Mario 64 ha contribuito a regalarci una varietà di ambientazione che assiucurava che al di là di ogni singolo portale, ad aspettarci ci sarebbe stato un livello ispirato ad un tema sempre diverso e con meccaniche sempre innovative.
Le sezioni di volo, spesso ricordate come le parti più difficili e frustranti del gioco, sono entrate nell’immaginario collettivo e restano caratteristiche imprescindibile del mondo di Spyro.
Il coloratissimo platform 3D, abbinato ad una parte di collectathon che invogliava il giocatore ad inseguire il completamento di ogni livello al 100% hanno garantito il successo della saga di Spyro, elevando il drago a simbolo di una generazione.
La semplicità del design, unita alla creatività e alla passione con cui tutti i livelli e le ambientazioni sono state costruite rendono Spyro una saga immortale e chiunque non avesse avuto modo di giocarla dovrebbe togliersi questo sfizio almeno una volta nella vita.
Il remake del 2018 è meraviglioso e riporta alla luce tutte le sensazioni della trilogia originale, rendendo il mondo di gioco graficamente moderno e aggiungendo funzioni che rendono più agevole maneggiare il draghetto viola.
Ora la saga è nelle mani di Toys for Bob e questo significa che, in un incredibile capovolgimento di fronte, è Xbox a controllare le sorti della serie. Il quarto capitolo di Crash Bandicoot è certamente stato un successo e ora ci auguriamo che anche Spyro possa godere del medesimo trattamento.
Un ipotetico Spyro 4 risveglierebbe un sentimento nostalgico in tutti coloro che hanno scoperto questa serie di videogiochi ormai vent’anni fa e che aspettano soltanto l’occasione di tornare a giocare con la loro mascotte preferita.
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