Un gradito e grandissimo ritorno, quello di Sidney Sweeney che, in coppia nuovamente con Michael Mohan dopo The Voyeurs, arriva sul grande schermo con Immaculate – La Prescelta, un horror molto interessante e (finalmente) spaventoso. Sacro e profano che si mescolano inesorabilmente e che generano una nuova meravigliosa e biondissima scream queen.
Sebbene tutto possa far sembrare che il film si riveli un inesorabile flop, o che comunque l’effetto deja vu possa dominare le sensazioni, possiamo ampiamente affermare che si tratta di un mero partito preso. Immaculate – La Prescelta vi lascerà di stucco, soprattutto grazie all’ultima sequenza da brividi.
Immaculate – La Prescelta, la Trama
Cecilia è una giovane novizia che dagli Stati Uniti volta fino in Italia per prendere i voti e diventare sposa di Dio. Entra quindi in un convento molto particolare, dove la sua vocazione verrà messa a dura prova da misteri con risvolti a dir poco particolari e soprattutto molto inquietanti.
Immaculate – La Prescelta, la Recensione
Siamo nell’era in cui gli horror si dividono in due grandi macro categorie. Da un lato, quelli di atmosfera e metaforici, solitamente targati A24. Dall’altro, quelli di rapido consumo, coerentemente con il concetto di pop corn movie, targati solitamente Blumhouse. Capita però ogni tanto l’eccezione, che si colloca in una linea mediana che si interseca con le due macro categorie di cui sopra che di fatto viaggiano come rette parallele. In quest’ottica, Immaculate – La Prescelta si propone come grande eccezione.
Non solo jump scare, non solo grandi metafore dalle sfumature quasi blasfeme. Michael Mohan non si presta a dirigere un banale horror, l’ennesimo che vede coinvolte donne con l’abito talare, che poi si rivelano portatrici di demoni o streghe che adorano il Diavolo in gran segreto. Non c’è nulla di tutto ciò in Immaculate – La Prescelta.
Il film sceglie una linea non banale, facendosi carico di tutto il rischio che comporta il voler dirigere un horror oggigiorno. Tra paragoni col passato mascherati da omaggi, spesso scadenti, e passi molto più lunghi della gamba, che scadono nell’essere fortemente pretenziose, la regia di Mohan di districa molto bene in questo sentiero fatto di grandissime insidie.
Complice soprattutto la bravura della bionda protagonista, Sidney Sweeney, Immaculate – La Prescelta riesce nel compito non certo banale di scioccare lo spettatore, confezionando un costante crescendo verso un finale che non può che lasciare lo spettatore con la bocca aperta. Soprattutto con un piano sequenza che sarà il culmine di un film che difficilmente vi dimenticherete.
Ogni cosa ha un suo senso specifico, in Immaculate – La Prescelta. Nulla è lasciato al caso, a partire dal titolo. Mohan si prende i suoi tempi, alle volte anche gestendoli non in maniera propriamente ottimale, ma la scelta è chiara sin da subito: in prima istanza, l’atmosfera è ciò che viene caricata fino allo sfinimento. Il convento cambia faccia sin dalle prime scene del film. Non è un luogo dove la normalità è di casa, in altre parole.
Camminando in equilibrio sul filo della blasfemia, Mohan regala primi piani simbolici, ora profondamente sacri, ora profondamente blasfemi, andando di fatto a decostruire con violenza l’immaginario cattolico dal quale attinge a piene mani. Tra una Sweeney vestita a festa come una Madonna prima e come una bestia sanguinaria poi, bisogna lottare con la propria suscettibilità per evitare lo sguardo indignato. Ma per essere fan dell’horror, bisogna anche essere pronti a tutto.
Suor Cecilia, la nostra protagonista, diventa un vero e proprio corpus filmico, oggetto di manipolazioni inflitte e autoinflitte, di sguardi ossessivi, tanto dalle telecamera quanto di chi la circonda. Invidiata, elogiata, odiata, usata. Nessuno la considera come donna ma come mero oggetto, fino al consueto ribaltamento dei ruoli che andrà di fatto a spezzare ogni catena che la tiene costretta ad una vita voluta ma ben lontana dal libero arbitrio sperato.