Enrico Montesano: “Sono asocial, troppa cattiveria in rete”

Parlando con Repubblica, Enrico Montesano ha raccontato della sua vita di tranquillità a Roma

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Parla Enrico Montesano

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Enrico Montesano, figura di spicco del teatro e del cinema italiano, si è lasciato andare ad una lunga intervista con Repubblica, dove ha raccontato la sua vita. Parlando della sua casa che si trova nella tra Salario e quartiere Trieste, che lui ama considerare come i “Parioli poveri”, l’attore dice:

Comoda, razionale, pratica, capace di accogliere la mia famiglia molto allargata: figli, nipoti, anche quelli di mia moglie Teresa che mi chiamano nonnito, il nonno acquisito. La casa rappresenta il conforto, la coccola, il sogno di avere una camera tutta mia. Con gli anni sono diventato molto medievale. Un po’ pigro, mi piace starmene isolato nel mio cantuccio a leggere, a vedere le serie tv, mentre ingaggio idealmente una gara con gli sceneggiatori, anticipandone le mosse.

Nel corso dell’intervista, Enrico Montesano ha mostrato la sua abitazione al giornalista, facendo vedere una serie di cimeli storici del teatro e del cinema italiano. Alcuni dei quali con il suo nome inciso sopra, come ad esempio le locandine di Febbre da cavallo e de Il conte Tacchia. Tuttavia la zona che preferisce è quella del caminetto, dove si trovano i suoi premi e dove riesce a distaccarsi da tutto, web compreso.

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Quando sono qui mi distacco da tutto, dalla frenesia, dall’ansia – dice Enrico Montesano. Mi sento dentro un’armatura che mi protegge, in una corazza. Dopo essere stato tanto sui social ora mi sento asocial, posto qualcosa giusto su Telegram: un tempo la cattiveria rimaneva circoscritta al bar, ora va dappertutto, sul web ruminano e poi rigettano cose vecchie.

La mia pagina social per me è solo il palcoscenico. E comunque è qui, in questo angolo del salotto, che chiudo le finestre e con un libro in mano inizio a viaggiare. Leggo molto di notte, a volte fino alle 3 e per questo mi sveglio tardi, abitudine che mi porto dietro dal teatro. A quel punto faccio quello che chiamo il “colanzo”: metà colazione, metà pranzo.

Che ne pensate?