La proposta di uno scienziato per questa prigione virtuale fa discutere: potrà essere adottata in futuro? Ecco come funzionerebbe
Far rivivere a un criminale il male che ha fatto, come punizione, dal punto di vista della vittima. Questa la proposta per la “prigione del futuro” di un tal Hashem Al-Ghaili, biologo molecolare, che suggerisce di: “Impiantare memorie artificiali direttamente nel cervello del prigioniero, costringendolo a subire il crimine dagli occhi della vittima”.
Le pene varierebbero: per uno spacciatore, per esempio, la procedura simulerebbe le sensazioni negative legate all’abuso e alla dipendenza da droga. L’idea, che secondo Al-Ghaili si potrebbe realizzare nell’arco di una decade una volta superate le “restrizioni etiche”, mira a ridurre le pene per crimini gravi da molte decadi a pochi minuti, senza più bisogno di sovraffollare prigioni e carceri.