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Il Signore delle Formiche narra la storia di un noto fatto di cronaca, avvenuto in Italia alla fine degli anni '60. Un vero e proprio errore giudiziario.
Il Signore delle Formiche è un film del 2022 diretto da Gianni Amelio e con protagonista Luigi Lo Cascio nei panni dello scrittore e mirmecologo Aldo Braibanti. La pellicola narra la storia vera del processo a cui fu sottoposto lo stesso Braibanti, con l’accusa di plagio. Tale reato era stato introdotto durante l’epoca fascista e mai applicato prima: si tratta della volontà di sottomettere in senso fisico e/o psicologico una persona. In questo caso le persone erano due appena maggiorenni.
Le idee politiche e il suo anticonformismo costarono al Braibanti, proprio il Signore delle Formiche, la gogna pubblica e mediatica, oltre che a causa della sua omosessualità. A quell’epoca, in Italia ma non solo, l’omosessualità era ancora considerata contro natura e gli omosessuali stessi venivano “riconvertiti” in ospedali psichiatrici e cure che ai giorni nostri sono considerate illegali.
Il Signore delle Formiche è la storia vera di un errore giudiziario e una finestra su un’Italia che cercava di scrollarsi di dosso il suo passato fascista, ma portandosi dietro degli evidenti strascichi. Vediamo insieme quanto è accurato il film di Amelio, ripercorrendo la vera storia dietro Il Signore delle Formiche. Buona lettura!
La vicenda del film Il Signore delle Formiche si concentra sul rapporto tra Braibanti (Luigi Lo Cascio) e il suo giovane allievo, Ettore (Leonardo Maltese). Ettore è affascinato dall’intelligenza e dalla personalità carismatica di Braibanti, e tra i due nasce una relazione sentimentale segreta. La famiglia di Ettore, profondamente tradizionalista, scopre la natura del rapporto tra il giovane e Braibanti.
Inorriditi e determinati a “curare” Ettore dalla sua omosessualità, la madre e il fratello lo sottopongono a brutali trattamenti “terapeutici”, tra cui l’elettroshock e la reclusione in un manicomio. Ettore è costretto a subire queste torture mentre Braibanti, ignaro del destino del giovane, continua la sua vita.
La situazione precipita quando Braibanti viene arrestato e accusato di “plagio“, un termine legale dell’epoca che mascherava l’accusa di manipolazione mentale e sfruttamento psicologico. Tuttavia, in realtà, la società conservatrice utilizza questa accusa per perseguire penalmente l’omosessualità di Braibanti. Il processo diventa un caso mediatico di rilevanza nazionale, con l’opinione pubblica divisa tra chi sostiene Braibanti e chi lo condanna.
Durante il processo, diverse testimonianze vengono presentate: l’accusa dipinge Braibanti come un manipolatore che ha corrotto il giovane Ettore, mentre la difesa cerca di dimostrare la sincerità della relazione tra i due e l’integrità morale di Braibanti. Ettore, sotto pressione e traumatizzato dai trattamenti subiti, è costretto a testimoniare contro Braibanti, aggiungendo un ulteriore livello di dramma alla vicenda.
Nonostante gli sforzi della difesa e le evidenti manipolazioni e pregiudizi dietro l’accusa, Braibanti viene condannato. La sentenza riflette non solo l’atteggiamento repressivo della società italiana dell’epoca verso l’omosessualità, ma anche l’ipocrisia e l’intolleranza radicate nelle istituzioni.
Il Signore delle Formiche si conclude con Braibanti che sconta la sua pena, mentre Ettore, segnato profondamente dall’esperienza, cerca di ricostruire la propria vita. La storia di Aldo Braibanti diventa un simbolo della lotta contro la repressione e la discriminazione, evidenziando le sofferenze inflitte a chi è stato perseguitato per la propria identità e orientamento sessuale.
Il Signore delle Formiche è ben dettagliato e l’accuratezza storica è ben presente durante tutto il suo svolgimento. Le differenze sono davvero minime all’interno del film, se non per alcuni dettagli. Per esempio, la figura di Ettore e ispirata ad uno dei veri protagonisti del processo, Giovanni Sanfratello. I due, dopo il processo, non si incontrarono mai più. Quando, dopo molti anni, caddero le accuse contro Braibanti, egli non volle nemmeno intraprendere una causa contro la famiglia di Giovanni, rea di averlo accusato e fatto processare.
Sempre rimanendo vicini alla figura di Sanfratello/Ettore, possiamo affermare come il giovane fosse stato davvero sottoposto a cure e trattamenti violenti per “correggere” la sua omosessualità, cosa che lo ha provato nel fisico e nello spirito. Fu la stessa sua famiglia e condurlo in un ospedale specializzato nei pressi di Verona, dove rimase rinchiuso per 15 mesi. Una terribile storia di limitazione delle proprie libertà e soppressione del proprio essere, che passò in sordina rispetto alla totalità del processo raccontato ne Il Signore delle Formiche.
Il “caso Braibanti” attirò tantissimo l’interesse dell’opinione pubblica. Molta gente si schierò contro la figura di Aldo, andando a braccetto con la mentalità retrograda e reprimente nei confronti della sessualità altrui; altri rimasero totalmente indifferenti alla storia e al processo, seguendolo in maniera distaccata. Ma furono tanti anche quelli che si schierarono in favore di Braibanti. Furono numeroso gli appelli in suo favore dei maggiori personaggi del mondo della cultura, come Pier Paolo Pasolini, Dacia Maraini, Umberto Eco, Elsa Morante, Alberto Moravia.
Il quotidiano dell’allora Partito Comunista Italiano, L’Unità, darà tantissima risonanza alla vicenda tra i suoi lettori, schierandosi apertamente contro un processo farsa e contro le sentenze dei giudici, che non disdegnavano l’apostrofare il Signore delle Formiche con appellativi come “arrogante”, “pieno di sé”, “invertito”. Una vera e propria lapidazione verbale.
Il film Il Signore delle Formiche permette di effettuare delle riflessioni su come, nel giro di pochi anni, certi temi e certe battaglie siano state portate avanti con determinazione fino ai giorni nostri. Nel 1981 la Corte di Assise di Appello fece decadere il reato di “plagio“, di conseguenza giudicando illegittimo il processo subito da Braibanti, che intanto aveva scontato la sua pena e ormai viveva di stenti. La storia ci insegna, inoltre, come la mentalità dell’Italia e del resto del mondo si sia evoluta verso un mondo di diritti e rispetto per essi.
Ma è davvero così? I retaggi culturali di quegli anni sono estinti del tutto o sono stati comunque tramandati fino ai giorni nostri? Basterebbe leggere un giornale per trovare la risposta a questo quesito. Sta di fatto che pellicole come Il Signore delle Formiche offrono la possibilità di guardare al nostro presente attraverso l’obiettivo di una macchina da presa, riflettendo sulla direzione verso la quale stiamo andando e gli enormi progressi che la società compie col passare del tempo, non dimenticando il proprio passato.
Concludiamo l’articolo su Il Signore delle Formiche allegandovi la sentenza con la quale La Corte di Cassazione, nel 1971, pronunciò la condanna di Aldo Braibanti.
“Braibanti, un uomo adulto, volitivo, esperto, sottile, dialettico, controllato, tenace, omosessualmente intellettuale – recita la sentenza – ha un vizio che deve soddisfare e che invade tutto il suo Essere psichico, che lo muove e lo domina; è indubbiamente colto anche se disarmonizzato e non integrato, ma è anche ambizioso, orgoglioso, immodesto; fisicamente svantaggiato, ha per legge di compensazione esaltato – ed è portato a sopravvalutare – le sue doti intellettive.
Però è praticamente un fallito: scrive libri che nessuno legge; quasi cinquantenne, vive ancora una vita fatta di miseria, di panini imbottiti, di panni lavati da sé, di carità della madre, del fratello, degli amici. È preda di sete di potere, di dominio di rivincita, professa monismo e anarchismo, combatte la famiglia, società e Stato; disprezza la scuola e la morale; ripudia il conformismo dei più perché i più sono la gente fisicamente, psichicamente e sessualmente sana, normale, hanno cioè quel che a lui è stato negato”.
Luigi Lo Cascio: Aldo Braibanti
Elio Germano: Ennio Scribani
Leonardo Maltese: Ettore Tagliaferri
Davide Vecchi: Riccardo Tagliaferri
Sara Serraiocco: Graziella
Anna Caterina Antonacci: madre di Ettore
Giovanni Visentin: direttore del giornale
Valerio Binasco: pubblico ministero
Alberto Cracco: presidente del collegio giudicante
Rita Bosello: Susanna, madre di Aldo Braibanti
Gina Rovere: padrona della pensione
Roberto Infurna: Manrico
Giuseppe Alessio: cuginetto
Michele Alessio: cuginetto