Lo sciacallo – Nightcrawler, la spiegazione del finale

Nightcrawler esplora come il sogno americano spinga le persone ad essere disposte a tutto pur di arrivare al loro scopo. Ecco il finale del film, spiegato.

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L’idea del film Nightcrawler – Lo Sciacallo venne al regista Dan Gilroy nel 1988: fu ispirata da un libro fotografico di Weegee, che gli diede l’idea per realizzare un film sul lato oscuro del fotogiornalismo e delle notizie sensazionalistiche. Dopo che Gilroy si trasferì a Los Angeles a metà degli anni ’90, il progetto si trasformò gradualmente in un thriller satirico ispirato ai notiziari locali della città e alla loro ossessione nel trattare storie di crimini violenti. Alla fine ha fatto il suo debutto alla regia in Nightcrawler nel 2014, con un cast che annovera Jake Gyllenhaal e Rene Russo al fianco dell’allora meno conosciuto Riz Ahmed e del defunto Bill Paxton.

Il film segue la storia di Louis “Lou” Bloom (Gyllenhaal), un giornalista che si arma di videocamera e radio della polizia per scovare i crimini notturni a Los Angeles. Nel corso del film, Lou costruisce un rapporto di lavoro senza scrupoli, ma reciprocamente vantaggioso, con la direttrice delle notizie del mattino di KWLA 6, Nina Romina (Russo), vendendo i suoi filmati esclusivi di incidenti violenti nei quartieri prevalentemente bianchi e dell’alta borghesia di Los Angeles. Nel corso del film, Lou assume un assistente (Ahmed) e diventa complice delle stesse atrocità che sta coprendo, manomettendo le scene del crimine e nascondendo prove alla polizia, se questo significa ottenere uno “scoop” esclusivo.

Il finale di Nightcrawler è reale o tutto nella testa di Lou?

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L’attore Jake Gyllenhaal in una scena del film

Come tanti altri antieroi, che siano Tom Ripley ne Il talento di Mr. Ripley o Daniel Plainview ne Il Petroliere, Lou non è la persona che pensavamo fosse all’inizio. Lungi dall’essere un fotoreporter esperto e un professionista rispettabile, non è altro che un criminale che non esita a fare ciò che serve per raggiungere il suo scopo. Per anni ha tenuto banco una teoria dei fan secondo la quale il finale di Nightcrawler si svolgerebbe nella mente di Lou, a cominciare da quando lui inganna Rick (che aveva minacciato di consegnare Lou alla polizia per il suo comportamento, a meno che non lo avesse pagato di più per il loro ultimo lavoro).

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Da quel momento in poi le cose sembrano essere fin troppo facili per Lou: non ha problemi a superare la polizia, Nina e quasi tutti gli altri che lavorano al KWLA 6 ora sembrano ammirarlo e finalmente è capace di rendere Video Production News una vera e propria azienda. In parte, questa teoria è stata motivata dal fatto che fosse molto simile al finale di Taxi Driver di Martin Scorsese, un film a cui Nightcrawler è stato paragonato sin da quando è uscito.

Il problema è che questo minerebbe completamente ciò che Nightcrawler vuole trasmettere allo spettatore. Mentre Travis Bickle di Taxi Driver è un veterano della guerra del Vietnam disturbato che cade sempre più nella pazzia, non c’è nulla di comprensivo in Lou. Non arriva a un lieto fine nonostante tutto quello che ha fatto, ma ci riesce proprio per quello che ha fatto.

È un’estensione della più ampia critica del film al sogno americano e al modo in cui il capitalismo premia coloro che arrivano in cima, indipendentemente da ciò che hanno fatto per arrivarci o dai vantaggi che hanno avuto. Inoltre, non ci sono chiari indicatori che segnalino che qualcosa non va, negli ultimi minuti di Nightcrawler. Il film si svolge con un realismo tale che non ci porta a pensare che tutto ciò che è avvenuto non sia la realtà.

Al giorno d’oggi si parla tanto di fake news, ma Nightcrawler fa un ottimo lavoro nel mostrare come sono effettivamente le fake news. Ad esempio titoli e storie sensazionalistici che vengono riportati non perché di importanza per il pubblico, ma perché capaci di attirare ascolti enormi e spesso perfino rafforzano ciò che le persone vogliono credere sul mondo.

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La critica al sogno americano e alle fake news in Nightcrawler

Dal punto di vista narrativo, ciò che rende Nightcrawler così efficace è la sua volontà di riconoscere che il problema va oltre Lou come persona e come mezzo di informazione orientato al profitto. Come dimostra il film, il sogno americano consiste nell’ottenere il potere in qualunque forma esso si manifesti, denaro e fama in particolare, e nell’essere disposti a scavalcare gli altri mentre si scala la piramide sociale.

Il tutto è costruito sul capitalismo, un sistema che determina il successo in base a quanto si riesce ad andare avanti, con poca o nessuna preoccupazione per l’etica delle proprie azioni e l’effetto che ha su chi è meno fortunato. Ecco perché il lieto fine di Lou è dannatamente reale: ha ottenuto ciò che voleva perché il sistema è stato progettato per premiare le persone che fanno le cose che lui e Nina sono disposti a fare.

A questo proposito, Nightcrawler ha meno in comune con film del calibro di Taxi Driver e di più con pellicole come Parasite di Bong Joon-ho. Mentre quest’ultimo critica il capitalismo attraverso gli occhi di personaggi che cercano di migliorare la propria situazione finanziaria, Lo Sciacallo lo fa rivolgendo la sua attenzione ai moderni mass-media e al circolo vizioso tra ciò che vendono alle masse e ciò che il loro pubblico arriva a chiedere.

Il motivo per cui Lou raggiunge il lieto fine e i protagonisti di Parasite no è perché comprende appieno quanto sia terribile questo sistema e non ha scrupoli nell’usarlo a proprio vantaggio e trarre vantaggio da tutti i privilegi che gli sono concessi. Ce lo dimostra la frase finale di Lou ai suoi stagisti: “Non ti chiederò mai di fare qualcosa che non farei io stesso”. E lo intende nel modo più agghiacciante possibile.

Che ne pensate?