Bridgerton 3: Recensione della terza stagione della serie

Sempre più carica di erotismo e sensualità servita su un piatto d'argento, Bridgerton 3 vanta una trama più intrigante e che si lascia guardare

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Non c’è che dire, Bridgerton è ormai un formato di successo a livello globale, sebbene a molti possa sfuggire il perché. L’idea di Shonda Rhimes (e del suo team) di trasporre l’idea di Gossip Girl ad un’Inghilterra pseudo-vittoriana era azzeccata. E’ piuttosto facile immaginarsi l’aristocrazia e la società del tempo segnata dal pettegolezzo, dal giudizio e dall’aspettativa sociale. E anche se appare sempre più chiaro che Bridgerton non abbia alcuna pretesa di realismo (e non solo per la questione Casting, di cui abbiamo parlato qui) la composizione è a suo modo perfetta, seppur forse eccessivamente glamour.

Oltre ai costumi e alla scenografia, glamour e perfetti sono infatti tutti – o quasi tutti – i personaggi principali, solitamente donne aggraziate, orgogliose e bellissime e uomini ultra prestanti e testosteronici alle prese con trame cariche di sentimento. Certo, Shonda Rhimes fa la sua parte per rappresentare anche altri modelli estetici, assicurandosi un posto d’onore nello schieramento WOKE, almeno quello più “basilare”. Peccato che spesso questi modelli estetici alternativi vengano rappresentati come tali, in minoranza all’interno del suo quadro di perfezione estetica all’inverosimile.

Ad ogni modo, ciò che davvero emerge dalla terza stagione di Bridgerton è un accento fin troppo marcato sugli aspetti più erotico-sensuali del marchio Shondaland, saltellando sempre più lontano dalla verosimiglianza storica (mettiamoci una croce definitiva) e sempre più vicino ad un fan service ben mirato sul target femminile. Tuttavia, per quanto non manchino momenti dal tono iper-stucchevole, la serie ha un suo funzionamento efficace, e continua a girare bene per quello che è il suo obiettivo. Vediamo come.

La trama di Bridgerton 3

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La terza stagione di Bridgerton mette finalmente in primo piano la vita sentimentale di Penelope Featherington (Nicola Coughlan), personaggio che assume sempre più centralità dalla prima serie, e a cui siamo tendenzialmente affezionate. Penelope si è tenuta sempre ai margini dell’alta società londinese, pur frequentandola ed osservandola con attenzione. Una buona premessa, perché le sue vicende – per svariati motivi che qui non riveleremo – ci interessano sinceramente.

Questa stagione oltre a cercare l’aiuto del suo adorato Colin per trovare marito per liberarsi della sua ingombrante famiglia, Penelope è ai ferri corti con Eloise, storica amica e anima intellettualmente affine. Le rivelazioni della stagione 2 hanno lasciato un segno profondo nell’amicizia, che non sembra possa rimarginarsi facilmente. La simpatia che proviamo per entrambe ci fa sopportare la quantità un po’ eccessiva di drama e piagnistei che si sviluppano intorno alla lite, che seguiamo con piacere.

Come da format, a quello di Penelope si affiancano in parallelo altre sottotrame, come quelle dei Mondrich alle prese con i doveri del nuovo titolo nobiliare, di Francesca, la nuova figlia Bridgerton che debutta in società (sì, i figli Bridgerton spuntano come funghi e non finiscono mai), di sua madre, di Lady Danbury e degli altri fratelli Bridgerton. Intanto la regina Carlotta continua imperterrita a giocare in antagonismo con la misteriosa Lady Whistledown, stavolta vicina più che mai a rivelare la sua identità.

Erotismo, erotismo ovunque

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Siamo al minuto 5 del primo episodio, ed è già ora di inquadrare il giovane Colin Bridgerton (Luke Newton) a petto nudo, giusto per non avere dubbi su quale manzo dobbiamo guardare in questa stagione. Per sottolineare ulteriormente, si parla bonariamente anche del fatto che sia improvvisamente sbocciato nella sua mascolinità. Perché Bridgerton imbocca, imbocca sempre.

Come se non fosse già abbastanza, arrivano Anthony Bridgerton e moglie, protagonisti dell’ultima stagione e di alcuni momenti ad altissima carica erotica (e dai, un po’ cringe). La loro non si può definire propriamente una sottotrama, quanto uno strano cameo che accenna pigramente a dei possibili conflitti di coppia, di cui non ci interessa quasi nulla.

Sebbene eccessivamente evidente e marcato, questo “soft porn” è parte del format, e sembra crescere ad ogni stagione, non sempre con risultati imbarazzanti. Piuttosto riuscita è, a questo proposito, la scena di sesso dell’episodio 5, a cui viene dedicato un tempo lunghissimo e che genera il giusto (per la serie) livello di credibilità. Ci sta.

Qualche sfumatura d’amore in più

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Sebbene inizialmente le sottotrame della terza stagione di Bridgerton siano piuttosto da sbadiglio, negli episodi 5 e 6 sembrano trovare un punto di svolta, rivelando degli aspetti più interessanti. In particolare c’è l’intenzione di posizionare il personaggio di Francesca Bridgerton come differente dalle altre figlie della famiglia, inizialmente non riuscitissimo.

Questa differenza però assume dei tratti interessanti quando la sua scelta di un marito ricade su un candidato atipico, almeno secondo i canoni dell’epoca e di sicuro rispetto alle aspettative materne. Si comincia a delineare la possibilità che l’amore, persino in Bridgerton, non debba necessariamente essere quello da rom-com, ultra sensuale e sempre romanticissimo. Insomma, che l’amore possa avere diverse sfumature, essere di diversi tipi.

Una scelta, questa, non scontata per una serie ovattata come Bridgerton, che smuove un po’ le acque e manda un messaggio al pubblico, seppur timido. Noi l’abbiamo apprezzata sopratuttto perché non minimizza e non semplifica, ma arricchisce lo scenario e fa riflettere sugli stereotipi romantici televisivi, quasi sempre inarrivabili e poco credibili. Era tutto molto carino finché, ahimé, gli autori hanno dovuto sottolinearlo ed esplicitarlo nell’ultimo episodio. E vabbè.

Amore VS. carriera: fa lacrimare ma fa anche riflettere

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Ma l’aspetto più sfizioso della terza stagione di Bridgerton, che sbuca quasi senza preavviso negli episodi centrali, è quello della difficile scelta tutta femminile tra l’amore e il matrimonio (quando hanno la fortuna di coincidere) e la carriera. Possiamo dire: finalmente. Finalmente il contesto vittoriano e la condizione femminile non vengono usati solo per gli aspetti di gossip, ma anche per qualcosa di interessante, oltre che ancora tristemente attuale.

Lady Whistledown è una pettegola, certo, ma è anche una donna indipendente, che lavora e si fa pagare per il suo lavoro, frutto dei suoi talenti di scrittrice brillante. Una donna diversa dalle altre, che emerge in un contesto in cui l’unica aspirazione per le donne (su cui, in maniera un po’ meno femminista, si basa tutta la serie) è trovare marito.

Cosa potrà succedere se, messa alle strette, dovesse scegliere tra la felicità romantica e la sua carriera? E’ davvero la cosa giusta mettere da parte le proprie ambizioni per servire quelle del marito, anche se dovesse essere l’uomo dei sogni? Una domanda la cui risposta oggi può sembrare banale, ma purtroppo non lo è. Meno che mai lo è per la misteriosa scrittrice dell’alta società londinese, che dovrà fare i conti con la decisione più importante della sua vita.

Che vita sarebbe senza un po’ di gossip? (SPOILER)

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Come accennato, la terza serie parte prevedibile e un po’ noiosa, per poi migliorare visibilmente (meno male!). Gli ultimi due episodi, e il finale in particolare, sono molto ben fatti e non solo perché la trame e le sue diramazioni trovano un attesissimo lieto fine. Per tutti, fatta eccezione per la povera Cressidra Cowper, bistrattata dalla sua ex amica e dall’alta società e destinata ad una vita di infelicità solo per la colpa di aver provato a sfuggirne con metodi poco ortodossi. Chissà che non torni su questi schermi con uno spin-off tutto suo.

Dopo il blessing della Regina, Lady Whistledown può finalmente smettere di nascondersi dietro al suo pseudonimo, e vivere la sua carriera in maniera aperta, senza vergognarsi di averla cominciata col gossip. Molto interessante e oserei dire quasi inedito il discorso che viene fatto in merito, su cosa sia e cosa significhi il gossip per chi lo scrive e chi lo riceve, se fatto in maniera etica.

La scrittura di Bridgerto, quindi, è al suo apice nell’ultima puntata così come lo sono le interpretazioni delle attrici principali, Nicola Coughman in primis. Con tutto quel parlare di amore, lealtà, e auto-determinazione femminile la vista comincia ad offuscarsi già da metà episodio, e resta appannata fino alla fine, fino a che qualche lacrimuccia scende. Bridgerton è, come al solito e più del solito, una ricetta un po’ banale ma efficace per sciogliere anche i cuori più esigenti. Quest’autrice non fa eccezione (semi-cit.)

Non sarà che questo sfrontato e appassionato sentimentalismo, queste storie fantasiose e strappalacrime potrebbero essere, coi tempi che corrono, proprio il sollievo di cui non sapevamo di aver bisogno?

Il Cast principale

Nicola Coughlan (Penelope Hetherington)
Luke Newton (Colin Bridgerton)
Claudia Jesse (Eloise Bridgerton)
Luke Thompson (Benedict Bridgerton)
Golda Rosheuvel (Regina Carlotta)
Adjoa Andoh (Lady Danbury)
Ruth Gemmell (Violet Bridgerton)
Lorraine Ashbourne (Mrs. Varley)
Sam Phillips (Lord Debling)

Il trailer

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