Kinds of Kindness, la spiegazione del finale

Lanthimos torna alle origini con Kinds of Kindness, offrendo uno sguardo unico sulla ricerca dell'amore e dell'accettazione. Ecco il finale del film, spiegato.

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Nemmeno il tempo di celebrare i quattro Oscar per Povere Creature! che Yorgos Lanthimos torna alla ribalta con Kinds of Kindness, film che al suo interno ne contiene addirittura tre (qui la nostra recensione). Diviso in tre racconti autoconclusivi, il cast annovera molti attori e attrici che hanno già lavorato con il regista greco, in particolare Emma Stone e Willem Dafoe su tutti.

Nonostante la durata di tre ore, è un film che riporta Lanthimos agli esordi, con uno stile molto diverso rispetto a quello di Povere Creature! Il regista torna infatti alla forma più pura e bizzarra che abbiamo riscontrato nei lavori precedenti. E anche se dividerà non poco il pubblico, Kinds of Kindness (letteralmente “Tipi di gentilezza”) ci mostra uno specchio della realtà a dir poco inquietante, con una sceneggiatura coraggiosa, decisa a mostrare lo sgomento che deriva dalla ricerca ossessiva di qualcosa che possa assomigliare all’amore.

Kinds of Kindness, la spiegazione del titolo e l’identità di RMF

Emma Stone Kinds of Kindness Still H 2024
L’attrice Emma Stone in una scena di Kinds of Kindness

Partiamo dal titolo: Kinds of Kindness fa rimerimento agli atti di gentilezza, ma durante il film se ne vedono pochi. In realtà, il tagliente sarcasmo Lanthimos si riferisce al modo in cui le persone sono gentili tra loro. Da una parte abbiamo gli abusatori e dall’altra gli abusati. I primi la dimostrano attraverso i doni, imponendo il proprio controllo sugli abusati. Questi ultimi, da parte loro, sacrificano una parte di sé proprio attraverso la gentilezza, solo per dimostrare il loro amore.

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Altra domanda che ci si fa dopo aver visto il film riguarda l’identità di RMF, personaggio che congiunge tutte e tre le storie del film. Inizialmente la pellicola doveva intitolarsi AND, la congiunzione “e” che avrebbe simboleggiato il collante fra le tre storie. Ancor prima, però, Lanthimos voleva intitolarlo RMF. Di chi si tratta? Durante tutto l’arco del film ci imbattiamo in R.M.F: Nella prima storia muore per mano di Plemons, nell’ultima invece torna in vita, proprio per chiudere il cerchio del film. Analizziamo insieme i finali delle tre storie raccontate da Lanthimos.

I finali delle tre storie, spiegati

Il primo racconto parla di un uomo (Plemons) controllato in tutto ciò che fa da Raymond (Dafoe): gli dice quello che deve fare, quando e cosa mangiare, gli scandisce il tempo e le scelte. A un certo punto gli ordina di uccidere un uomo (RMF, appunto). Il protagonista si rifiuta, ma quando si rende conto di non riuscire ad essere indipendente da solo, fa quello che gli aveva chiesto Raymond solo per essere accettato da lui.

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La seconda storia è più “aperta”. Qui Plemons interpreta un poliziotto: quando la moglie scompare in un naufragio e poi fa ritorno a casa, lui dubita si tratti di lei. Liz (Stone) cambia abitudini, è strana, finché lui non le chiede di cucinargli il fegato. Lei se lo strappa dal corpo e poi muore. Alla porta bussa una donna che gli dirà essere per davvero sua moglie. Qui il sacrificio di Liz simboleggia la sua dipendenza affettiva, ma di continuo il regista ci depista non rivelandoci mai chi fosse la vera moglie di Daniel.

La terza storia parla di una donna che abbandona marito e figlia per unirsi ad una setta religiosa. Quando è vittima di violenza sessuale, viene espulsa perché “contaminata”. Fa di tutto per essere perdonata, ma ci rimette la vita sua sorella. Qui Lanthimos affronta il concetto di libertà: quando la protagonista viene espulsa dalla setta, riacquista il libero arbitrio, ma non lo usa per ricominciare, bensì per dimostrare il suo attaccamento tossico nei confronti della setta stessa.

Che ne pensate?