Tutti conosciamo la storia di Laika, anche a quasi settant’anni dalla sua morte: un sacrificio che ancora grava sulla storia dei voli spaziali, e che proprio per questo va ricordato
Laika nello spazio
Tutti conoscono la storia di Laika, morta nello spazio il 3 novembre 1957. Il suo è stato visto come un sacrificio terribile ma necessario per studiare le condizioni di vita nelle navette spaziali spedite in orbita, ma in molti negli anni si sono chiesti se non ci fossero altri modi per effettuare test ed esperimenti in questo campo.
Contrariamente a quanto si pensa Laika non fu il primo animale lanciato nello spazio: precedentemente vi erano state spedite alcune mosche, alcune scimmie e un topo dagli americani, mentre i russi avevano già tentato con dei cani nel 1951. Tuttavia, dopo il successo dello Sputnik nel 1957 la corsa allo spazio accelerò drasticamente, e Nikita Khrushchev volle un’impresa spettacolare con un cane in orbita.
La cagnolina randagia
Era una cagnolina meticcia, pare parte husky e parte terrier, trovata randagia tra le strade di Mosca e scelta proprio per questo, ritenendo che fosse già abituata a condizioni di vita dure ed estreme. Venne addestrata per la missione insieme ad altri due cani, venendo sottoposta a test che simulavano l’accelerazione dei razzi o i forti rumori della navetta spaziale.
Laika e gli altri esemplari vennero rinchiusi in gabbie via via più piccole per abituarsi alle dimensioni dell’abitacolo e venne loro insegnato a mangiare un gel commestibile, unico cibo disponibile a bordo. Quando venne scelta per la missione, la cagnolina aveva circa tre anni e pesava tra i cinque e i sei chili.
Il volo e la morte
Importante specificare che la morte di Laika NON fu un incidente, perché era stata purtroppo prevista e la tecnologia per riportare a terra l’animale semplicemente non era ancora stata sviluppata. In più, lo Sputnik 2 era stato preparato in tutta fretta perché Khrushchev voleva che il volo avvenisse in tempo per il quarantesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, il 7 novembre 1957.
Per questa ragione un malfunzionamento della navetta causò un surriscaldamento dell’ambiente fino a 40 gradi centigradi, cosa che causò la morte di Laika a solo sette ore dal lancio, il 3 novembre 1957. I resoconti sovietici per anni sostennero che era sopravvissuta per giorni ed era morta di asfissia o che le era stata somministrata una eutanasia.
L’eredità e i voli successivi
Il corpo di Laika non fu mai recuperato: lo Sputnik 2 si disintegrò al rientro oltre cinque mesi dopo, il 14 aprile 1958, portando via con sé i resti della cagnetta. Ma il suo sacrificio non è mai stato dimenticato: sono state erette diverse statue di lei tra cui una a Star City, in Russia, nel 1997, ed è inclusa anche nel Monumento ai Conquistatori dello Spazio, sito a Mosca.
In seguito altri cani furono impiegati per le missioni spaziali e mentre altri decessi si verificarono con il tempo i sovietici progettarono missioni atte a riportare a terra gli animali vivi: Belka e Strelka furono i primi due cani ad effettuare un volo orbitale, il 19 agosto 1960, e tornare sani e salvi.