Una straordinaria testimonianza di crudeltà umana in questa foto vecchia di più di un secolo: una pena capitale che oltrepassava ogni limite, e che veniva eseguita in Mongolia
La pena mongola oltre ogni limite
Il terribile supplizio che vedete imposto come pena a questa povera donna – la foto è vera, è del 1913 – testimonia una delle punizioni più crudeli che si siano mai viste in qualunque sistema giudiziario. Il condannato era rinchiuso in una cassa di legno come quella che vedete, appena più larga di una bara, e lasciato completamente solo.
Tramite il buco per infilare la testa poteva guardare fuori ma non uscire, rimirare la libertà pur sapendo di non poterla, forse, riguadagnare mai. A seconda delle esigenze di tortura il malcapitato veniva tenuto vivo con cibo e acqua portati regolarmente, ma potete immaginare quale tipo di sofferenza dovesse essere anche così.
Una tortura terrificante
I prigionieri rimanevano nella cassa per giorni, mesi e a volte anche anni, e spesso morivano semplicemente di fame, disidratazione o di malattia. Quando, in alcuni casi, venivano liberati dopo lunghi periodi di prigionia, avevano di solito perso l’uso delle gambe perché i muscoli corrispondenti non erano stati usati per troppo tempo.
L’immagine terribile che vedete è stata catturata da Stéphane Passet nel 1913, e ai tempi si disse che la donna veniva punita semplicemente per aver commesso adulterio. A quanto sembra il francese non intervenne in alcun modo per cercare di salvare la donna, ma si limitò a scattare la fotografia poi passata alla storia.
La pena di morte in Mongolia
Per quanto riguarda questa efferata forma di tortura, sembra che provenga da pratiche in uso in Mongolia sotto la Dinastia Qing, che nel paese regnò dal 1635 al 1911. Nonostante il raggiungimento dell’indipendenza, la Mongolia a quanto pare “riciclò” questa tremenda pena per i criminali nel suo territorio.
In Mongolia la pena di morte è stata abolita molto tardi, nel 2016 (in Italia è stata abolita definitivamente nel 1948). La pratica visibile nella foto è rimasta in uso fino ai primi anni dello scorso secolo, dopo di che è stata sostituita semplicemente da un’esecuzione tramite proiettili. Definirla barbarie è poco.