Arrestato Colafigli, ispirò il Bufalo di Romanzo Criminale

Marcello Colafigli, criminale che ha ispirato il Bufalo in Romanzo Criminale, è stato nuovamente arrestato

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Credits: Wikipedia
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Marcello Colafigli torna in carcere

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Marcello Colafigli, meglio noto come Marcellone, celebre criminale romano noto per essere stato uno dei boss storici della Banda della Magliana e per aver ispirato il personaggio del Bufalo in Romanzo Criminale, è stato nuovamente arrestato. L’uomo, 70 anni, nonostante fosse in regime di semilibertà, è accusato di essere riuscito a pianificare cessioni e acquisti di ingenti quantitativi di droga dall’estero mantenendo rapporti con esponenti di ‘ndrangheta, camorra e mafia foggiana.

L’operazione, iniziata nel giugno del 2020 dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, e diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura, ha portato alla notifica di 28 misure cautelari. Tra queste, 11 in carcere, mentre 16 ai domiciliari e un obbligo di firma.

Marcello Colafigli è stato riconosciuto come uno dei capi dell’agenzia del crimine nata dalla fusione delle batterie della Capitale per il sequestro e l’omicidio del duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere. Si tratta del primo gesto criminale del nucleo che poi diventerà la Banda della Magliana.

Con lui all’epoca c’erano Franco Giuseppucci, ovvero “Er Fornaretto”, Enrico De Pedis, Maurizio Abbatino e Nicolino Selis. Secondo Antonio Mancini, altro membro storico della banda, fu proprio Colafigli il vero fondatore dell’organizzazione criminale, anche se le storie romanzate differiscono. Colafigli, proprio insieme a Mancini, fu anche protagonista dell’agguato di Donna Olimpia, quando i due cercarono di uccidere i fratelli Proietti, considerati gli esecutori dell’omicidio di Giuseppucci, ispirazione del Libanese.

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Nell’occasione Colafigli si giustificò sostenendo che fosse stato proprio Giuseppucci, apparsogli in sogno a ordinargli di uccidere i Proietti. Questa e altre “stranezze” lo portarono a sfuggire al carcere per i suoi problemi mentali. Colafigli è stato poi condannato per l’omicidio di De Pedis, ispirazione del Dandi. Secondo l’accusa, fu lui a organizzare l’agguato che vide morire il Boss soprannominato “Renatino” in via del Pellegrino il 2 febbraio 1990.

Colafigli riceve negli anni una condanna all’ergastolo per tre omicidi. Ma una diagnosi di psicosi schizofrenica paranoide e di personalità epilettoide insieme a una sindrome borderline gli permette di avere riconosciuta l’infermità mentale. Esce dal carcere una prima volta nel 2012 per poi tornarci nel 2021. Poi la nuova libertà e l’arresto di oggi.

Vedremo se sarà l’ultima della sua vita.

Fonte: Open/ Il fatto quotidiano