In questi giorni è approdato su Netflix un horror del 2017, “Marrowbone”, diretto da Sergio Sánchez con Anya Taylor-Joy, George MacKay e Charlie Heaton, fra gli altri. La pellicola intreccia elementi horror, psicologia e trauma familiare. Parla di quattro fratelli che, dopo la morte della madre, cercano rifugio in una vecchia casa di famiglia. Presto però si ritroveranno perseguitati da una presenza sinistra e da un oscuro segreto di famiglia che tornerà pian piano alla luce.
Il film è ambientato nel 1969 e cattura alla grande l’estetica dell’epoca, con una meticolosa attenzione ai dettagli sia nell’ambientazione che nei costumi. La casa stessa diventa protagonista, con i suoi pavimenti scricchiolanti e gli angoli bui che forniscono uno sfondo perfetto per il mistero che la avvolge.
Di cosa parla Marrowbone
George MacKay regala un’ottima performance nei panni di Jack, il fratello maggiore determinato a tenere unita la famiglia. Anya Taylor-Joy interpreta Allie, apportando un senso di forza e calore al film, ma anche fungendo da faro di speranza per i Marrowbone. Apprezzabili anche le performance di Charlie Heaton, Mia Goth e Matthew Stagg, che ci mostrano le complesse dinamiche dei figli oppressi dalla perdita e dalla paura.
La regia di Sánchez è meticolosa. Crea un crescendo di tensione che si sviluppa per tutto il film. La narrazione è costruita con cura, con strati della storia che si svelano man mano che il film avanza. L’uso della luce naturale aggiunge autenticità e inquietudine alle sequenze, in particolare all’interno dei confini della casa.
La critica si è divisa su “Marrowbone”. Alcuni lodano il film per la sua profondità emotiva e per le ottime interpretazioni del cast. Altri lo criticano per i suoi prevedibili colpi di scena e per la mancanza di autentici spaventi. Nonostante le critiche, il film riesce a esplorare il cliché della casa infestata mescolandolo con il dolore e il trauma familiare. La lotta dei fratelli per proteggere la loro famiglia e affrontare i loro demoni è straziante e tangibile. Il finale del film, che ci rivela l’oscuro segreto dei Marrowbone, è allo stesso tempo scioccante e commovente, e ci fa riflettere sulla vera natura dell’orrore che perseguita la famiglia.
Il punto è che questo film non parla di fantasmi o demoni. Parla di personalità multiple. Alcuni potrebbero rimanere delusi da questo, ma se ci pensate è geniale. Per tutto il film siamo costantemente depistati credendo davvero che ci sia un fantasma in casa. La storia inizia con la mamma e i suoi figli che scappano dal marito violento. Trovano una vecchia casa in una zona remota della cittadina e vi si stabiliscono. Ma i problemi iniziano quando la mamma si ammala gravemente e alla fine muore, lasciandoli soli.
Il loro piano era quello di rimanere nascosti finché il più grande non avesse compiuto 21 anni, in modo da poter rimanere insieme. Jack, il fratello maggiore, giura agli altri che li proteggerà e che nessuno potrà mai separarli. Per un po’, sembra tutto normale. Stanno insieme e si divertono. Incontrano una ragazza del posto di nome Allie che diventa parte della famiglia. E che si innamora perfino del più grande, Jack appunto.
Un giorno, però, il padre violento li trova. Scopriamo più avanti che è venuto a cercarli perché Rose, la mamma, gli aveva rubato dei soldi prima di trasferirsi in America. Jack non riesce a proteggere i fratelli e vengono tutti uccisi dal padre in soffitta. Jack riesce a rinchiuderlo in soffitta insieme ai cadaveri dei fratelli. A quel punto Jack, devastato dal dolore, tenta di suicidarsi.
Ma l’istinto di sopravvivenza prende il sopravvento creando personalità multiple per fargli credere che i fratelli non siano davvero morti. Riesce a convivere con il disturbo di personalità multipla credendo che i fratelli siano vivi e vegeti. Questo spiega il fatto che Jack può uscire per fare provviste e persino incontrare la sua ragazza, Allie, mentre al resto dei fratelli non è permesso uscire di casa.
“Marrowbone” parla sia di una casa stregata che del crollo mentale di Jack
Vivere con personalità multiple, però, lo sta lentamente uccidendo, al punto che nel finale le altre personalità decidono di chiedere aiuto. Sanno che l’unica persona che può davvero aiutare Jack è la sua ragazza, Allie. Scopriamo tramite lei cosa era successo davvero, compreso il fatto che che il padre è ancora vivo e si trova in soffitta, uccide l’avvocato e ha tenta di fare lo stesso con Allie. Jack spara al padre e la storia sembra concludersi una volta per tutte. Ma i colpi di scena non finiscono qui.
Nella sequenza finale, Allie decide di restare con lui e di aiutarlo a stare meglio. Un po’ a sorpresa, contro la raccomandazione del medico, decide di non drogarlo, anzi. Continua a fargli credere che i suoi fratelli siano ancora vivi, perché è l’unico modo per vederlo felice.