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Ecco la nostra recensione di Eric, nuovissima miniserie Netflix con Benedict Cumberbatch
Su Netflix è arrivata Eric, la miniserie in 6 puntate creata da Abi Morgan (The Iron Lady, Shame) con Benedict Cumberbatch nei panni del protagonista, Vincent. Una serie made in Britain ambientata a New York negli anni ’80, tra crimine, corruzione, razzismo e miseria umana.
Vincent è un burattinaio, creatore dello show “Good day, Sunshine!”, intelligente ma arrogante e insopportabile. Il Municipio pretende l’inserimento di un nuovo personaggio nello show, ma Vincent è contrario e tratta male persino quando suo figlio Edgar quando questo gli propone una sua creazione, “Eric” (un mostro blu alto due metri). Il giorno dopo, però, Edgar scompare nel nulla…
Per prima cosa, occorre chiarire un punto: Eric viene pubblicizzato come psychological Thriller. Sono perfettamente d’accordo sul primo elemento, un po’ meno sul secondo.
Il thriller è un genere i cui elementi sono la suspence, il mistero e la tensione. Questi elementi sono presenti in questa miniserie, ma sono secondari all’elemento psicologico, al “vero” racconto, alle vere intenzioni della sceneggiatrice. L’evento è poco più di un aggancio narrativo da cui far diramare i vari rami della storia.
La scomparsa di Edgar, a cui i media danno ampio risalto, fa emergere l’assoluto silenzio sulla scomparsa di un altro bambino, sparito ben undici mesi prima tra l’indifferenza dei media e della stessa polizia di New York. La serie non è timida a chiamare il razzismo per quello che è, evidenziando senza sottigliezza i pregiudizi ancora oggi radicati.
Per capire meglio Eric dobbiamo calarci nella New York degli anni ‘80. Quando the Big Apple venne battezzata The Big Rotten Apple (La grande mela marcia).
Tra gli anni ‘60 e la seconda metà degli anni ‘80 New York ha vissuto un periodo di forte declino, con l’aumento del tasso di criminalità, di povertà, di senzatetto e tantissime tensioni sociali (soprattutto, ma non solo, su base razziale).
Questo portò alla fuga dei ceti più ricchi verso i sobborghi, più sicuri, più puliti. Tuttavia, la fuga dei contribuenti più affidabili portò New York vicino al fallimento, e questo a sua volta ha fatto aumentare la criminalità, portando altresì corruzione e l’abbandono delle periferie da parte dell’autorità centrale.
È in questo contesto che la storia si muove: siamo lontani dalla New York delle Sit-com, di Friends e How I met your mother. In questa New York il crimine è così normalizzato che, quando Edgar viene rapito, la colpa viene data al padre “colpevole” di averlo mandato a scuola a piedi invece di averlo accompagnato. Sembra quasi un pensiero assurdo pretendere che un bambino di 9 anni possa fare due isolati a piedi in sicurezza.
È in questa New York che si muovono i personaggi di Eric. E, con personaggi, qui sorge il primo problema.
Innanzitutto, non si può elogiare abbastanza il lavoro di Benedict Cumberbach nel ruolo di Vincent. Scompare nel personaggio, in quella che è forse la sua migliore interpretazione degli ultimi anni e sicuramente una in cui, finalmente, ci si dimentica dei suoi personaggi più iconici. Quasi un doppio ruolo per lui, che interpreta Vincent e la voce di Eric, il personaggio creato da Edgar: un mostro enorme e peloso con cui interagisce, che gli fa da coscienza.
Deuteragonista è il Detective Michael Ledroit, interpretato da McKingley Bercher III (Arlong nel recente Live Action di One Piece), poliziotto nero e omossessuale ossessionato dal torbido locale “The Lux”, costretto a nascondere quello è veramente.
Tuttavia, per quanto siano ben interpretati i personaggi, la serie finisce per giostrarne troppi. Eric fatica nel tenere insieme il groviglio di trame e sottotrame, di questo e quello, e soffre per un narrazione che avrebbe beneficiato di maggior focus.
Questo problema è esacerbato dal fatto che “Eric” è una parata della miseria. Soprattutto all’inizio, perché non c’è un singolo personaggio a cui è possibile legarsi, affezionarsi.
Sia ben chiaro, tutto ciò è perfettamente voluto. Di questo viene dato atto persino in-universe quando si rimprovera a Vincent che come, nonostante la sua situazione, sia ancora insopportabile. Rimane però il personaggio più interessante; tormentato senza essere melodrammatico, ma arrogante, invadente, fastidioso, intelligente.
Vincent ha tutte le carte in regola per diventare una brutta copia di un archetipo, ma il personaggio vive di vita propria. E’ unico nel suo essere allo stesso tempo patetico, commiserevole e insopportabile. Ciò non toglie che avere a che fare con questo personaggio nelle prime due puntate è faticoso, nonostante l’eccellente interpretazione.
Protagonisti così non rappresentano alcunché di nuovo, e non è sicuramente la prima serie a sfruttare personaggi asimpatetici, ma il suo essere un thriller-non thriller certo non aiuta.
Il mistero passa in secondo piano, Eric è un misto tra critica sociale e dramma familiare. Si parla di pedofilia, di razzismo, di spudorata corruzione. Ma tutti questi intrecci finiscono per sovrapporsi, un groviglio di fili che si intreccia e fa diventare l’arrivare a fine puntata un atto di volontà, che magari sarei stato più disposto a compiere se la serie non fosse stata venduta come Thriller.
Il ritmo è il secondo problema.
Abi Morgan è una sceneggiatrice eccellente e di provata abilità, ma questa serie riesce a essere, a tratti, troppo lenta e comunque superficiale. Ci sono scene che possono facilmente mettersi alla massima velocità senza perdere niente e scene che anche al triplo della velocità sarebbero comunque troppo lente.
“Eric” avrebbe avuto bisogno di 10 puntate per giostrare meglio le proprie trame e magari di accelerare un po’ il ritmo. Il finale salva un po’ la serie per chi è riuscito ad arrivare fino alla fine, con una bordata di ottimismo che solamente una serie TV può dare.
In definitiva, Eric è una serie TV girata bene, recitata magistralmente, con temi complessi e profondi che non vedrò mai più e di cui non voglio neanche più sentire parlare. La cosa peggiore però è che il Trailer inganna. Non approciatevi a questa serie come un Thriller, calibrate le vostre aspettative.
Benedict Cumberbatch as Vincent Anderson
Ivan Morris Howe as Edgar Anderson
Gaby Hoffmann as Cassie Anderson
McKinley Belcher III as Michael Ledroit
Roberta Colindrez as Ronnie
Jeff Hephner as Costello
Wade Allain-Marcus as Ali Gator
Che ne pensate? L’avete vista?