Batman, 85 anni e non sentirli: analisi di un’icona immortale
Batman compie 85 anni: ripercorriamo la sua carriera a fumetti con le sue varie fasi e i più importanti capitoli tra film e telefilm, al cinema e in TV
Probabilmente, Batman è uno dei supereroi più rappresentati e vivi nella storia dell’audiovisivo, proprio per la sua valenza iconica, per il suo fascino immortale e per la sua interpretazione stratificata che si presta ad utilizzare il personaggio per i generi più diversi.
La sua vita sul grande (e piccolo) schermo inizia infatti da lontano, esattamente nel 1943 con un serial cinematografico -ovvero, un’opera ad episodi proposta al cinema, molto in voga in quegli anni- composto da 15 episodi e prodotto dalla Columbia Pictures.
Il personaggio del crociato incappucciato era interpretato da Lewis Wilson, mentre il suo fedele compagno Robin aveva le fattezze di Douglas Croft: diversamente dalla sua controparte disegnata, in questo primo esperimento Batman era un superagente americano con la missione di sconfiggere l’agente giapponese Dr. Daka, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Al di là dei suoi meriti artistici, questo debutto è però importante perché introduce nell’universo batmaniano alcuni elementi fondamentali che diventeranno tipici anche sulla carta stampata, ovvero la BatCaverna e l’ingresso in questa attraverso l’orologio a muro. La serie ebbe ovviamente un enorme successo di pubblico, e fu quindi prolungata con altri 15 episodi del 1949.
Per la successiva apparizione dell’Uomo Pipistrello bisognerà però attendere il 1966, quando sul canale statunitense CBS fu prodotto un nuovo serial, quello di cui abbiamo parlato sopra, questa volta programmaticamente destinato alla televisione. William Dozier, quello che oggi chiameremmo lo show runner della serie ovvero il suo ideatore narrativo, non aveva mai letto un albo a fumetti.
Recuperò allora qualche albo a fumetti dalle edicole: in quel periodo, Batman era profondamente cambiato dalle sue origini che lo proponevano come un vigilante duro e spietato, e aveva preso una deriva particolarmente fantasiosa e leggera. Decise quindi di assecondare quello stile e anzi di esagerarlo, così da essere comico per gli adulti e immaginifico per i bambini. Furono scelti attori con la capacità di recitare con serietà il testo più demenziale: ed è in questo modo che uscì fuori una serie che è entrata nella storia della televisione e del personaggio, con i suoi toni apertamente, follemente camp.
In sala invece Batman torna nel 1989: alla regia Tim Burton, sotto la maschera Michael Keaton. Ed è un trionfo: il film è ad oggi uno dei film più adorati, importanti e addirittura idolatrati del panorama dei cinecomics, segnando sicuramente una tappa importante nella storia del cinema, aprendo letteralmente la porta a tutto un genere che avrebbe portato al cinema tutti i supereroi.
Burton scartò diverse sceneggiature prima di trovare quella più attinente al suo mondo artistico ispirandosi alle versioni a fumetti più cupe, dal creatore Kane a Moore e Miller: ma al successo contribuì sicuramente il cast. Nei panni di Joker, Jack Nicholson restituì un’interpretazione unica, un memorabile ritratto di cattivo che gli permise di dare libero sfogo al suo scatenato istrionismo. Il film incassò 49 milioni di dollari durante la prima settimana di programmazione, e in totale alla fine 411.348.924 dollari.
Un successo strabiliante che spinse Burton a tornare con un seguito nel 1992, Batman Il Ritorno, forse ancora più oscuro del primo: e con un cast forse ancora più stellare, impeccabile, tra Michelle Pfeiffer (una Catwoman che ha fatto storia con la sua tutina in latex), Danny DeVito (nel ruolo del Pinguino) e Christopher Walken.
L’enorme successo dei due film porta la casa di produzione, la Warner Bros, a mettere in cantiere altri due seguiti: che però con i precedenti hanno in comune solo un cast ricchissimo.
Sarà uno spento Joel Schumacher a dirigere i numeri tre e quattro (unici, finora, ad avere nella storia Robin, il compagno d’avventure di Batman): Batman Forever del 1995 ha buoni incassi forse dovuti alla presenza tra gli attori di Val Kilmer come uomo pipistrello, Tommy Lee Jones come DueFacce e Jim Carrey come Enigmista, insieme a Nicole Kidman come Vicky Vale; mentre invece Batman & Robin del 1997 viene ricordato oggi probabilmente per la peggiore prova di George Clooney, un supereroe decisamente fuori ruolo.
Dal 2005 al 2012, Batman Begins, Il Cavaliere Oscuro e IlCavaliere Oscuro – Il Ritorno, i tre film diretti da Christopher Nolan, sono un grande racconto epico diviso in parti: nascita, fallimento e ritorno di un personaggio iconico e titanico che gli rendono giustizia forse ancor più dei film di Burton, più d’atmosfera che di personaggio. L’intera trilogia gioca su una nuova idea di cinecomics basata sull’introspezione e sul fattore realistico, dove il regista capisce che per far riuscire bene un film dai fumetti è necessario cambiare il genere, rinnovarlo ed elevarlo alla condizione di film d’autore.
Successivamente, è stato poi Zack Snyder a raccontare altre storie del personaggio, con Batman vs Superman: Dawn Of Justice e il successivo Justice League, affidando il ruolo ad un insospettabilmente perfetto Ben Affleck che guardava da vicino al Batman di Morrison.
Era certamente difficile sostenere il confronto con l’interpretazione che Christian Bale aveva dato nei film di Nolan; ma Snyder riesce a dare dell’eroe una versione più oscura, umana nella gestione emotiva e con l’obiettivo di enfatizzare il dualismo dei volti dietro le maschere, ben supportato dalla fisicità di un Affleck che guarda da vicino alle più recenti interpretazioni a fumetti, granitico e crepuscolare.
Nel 2022, l’11simo film con protagonista l’Uomo Pipistrello è The Batman di Matt Reeves, con Robert Pattinson ad indossare il mantello. E fin dal titolo, l’opera si collega al personaggio di Finger con l’utilizzo dell’articolo the davanti a Batman, rifacendosi al tono nerissimo e pulp dell’eroe. Il risultato è un magnifico film colmo di ombre notturne che trovano il loro ambiente ideale sul grande schermo, dall’imponente architettura visiva mai fine a sé stessa.
Oltretutto, un film che porta un cinema di conflitti intimi e per questo universali, che rifunzionalizzano i segni della cultura popolare per ritrovare una loro verità al di là del gioco vintage. L’archivio di forme del passato dialoga sempre con i linguaggi della neo-modernità informatica per ritrovare una dimensione tangibile allo spettro emotivo di questi personaggi.
Prima di concludere la carrellata selvaggia, richiamo inevitabile al The Flash di Andy Muschietti. Che lungi dall’essere un film stand-alone, riprende i punti cardine della superstoria DC Flashpoint (scritta da Geoff Jhons) e mette in scena ben due Batman, sulla scia del concetto di Multiverso che oggi è diventato imprescindibile per ogni cinecomic che si rispetti.
E allora Muschietti inanella una lunga sequenza iniziale molto solida a Gotham City con il pipistrello di Affleck che conferma ancora una volta il debito estetico e formale indelebile dei prodotti DC nei confronti del tanto vituperato Zack Snyder, mentre rende omaggio al cavaliere oscuro di Keaton mettendo a confronto non solo due attori, ma proprio due epoche, due modi di concepire il fumetto al cinema.