Gandalf è uno dei personaggi più iconici e amati presenti nell’universo de Il Signore degli Anelli, ma non solo: nella cultura di massa è una delle figure più riconoscibili e apprezzate per lo spirito di saggezza e purezza che incarna, anche tra i meno appassionati a questa meravigliosa saga. Un personaggio costruito alla perfezione, sia da Tolkien che da Peter Jackson, grazie alla straordinaria interpretazione offerta da Sir Ian McKellen nelle due trilogie nelle quali compare.
Gandalf è il personaggio cardine intorno al quale ruotano le vicende relative ai suoi compagni di avventure, che hanno la fortuna di seguire i suoi consigli e affidarsi alla sua immensa saggezza e coraggio, quando tutta la speranza sembra ormai ridotta ad un’oscurità eterna. Perché lo Stregone Bianco rappresenta proprio questo: luce nei momenti più bui, un faro nella tempesta, quando il male sembra ormai prossimo alla vittoria.
La storia di Gandalf è antica quanto la Terra di Mezzo, contornata di mito e avventure fenomenali, dove il suo aiuto è sempre decisivo. Scoprite con noi la sua storia e da dove Tolkien ha tratto ispirazione per l’ideazione di questo meraviglioso personaggio. Buona lettura!
Gandalf: le origini condivise con Sauron
Partiamo con il dire che Gandalf condivide la sua origine con il cattivo per antonomasia: Sauron. Ebbene sì, entrambi sono spiriti divini chiamati Maiar e inviati su Arda, il mondo concepito da Tolkien. Gandalf fu inviato nella Terra di Mezzo per combattere il male che proveniva da est, secoli prima degli eventi narrati ne Lo Hobbit e ne Il Signore degli Anelli. Conosciuto sotto diversi nomi, egli è definito dagli elfi come Istar, ovvero stregone. Insieme a lui, i maghi più famosi sono Sauroman il Bianco e Radagast il Bruno, oltre e i due stregoni blu, Alatar e Pallando, dei quali si fa poca menzione.
Gandalf e Sauron condividono l’origine ma non il percorso che intraprendono nell’universo tolkeniano. Il primo viene inviato a combattere il secondo, venendo scelto e premiato dai Valar (antiche divinità) per la sua purezza d’animo e compassione; Sauron viene corrotto da Morgoth, il primo a portare il titolo di Oscuro Signore e appartenente anch’egli all’ordine dei Valar. Gandalf è incatenato in una forma umana, cosa che gli impedisce di scatenare tutto il suo immenso potere e lo costringe a sopportare tutti i tormenti, sia fisici che psicologici, dell’essere umano.
Gran parte di queste informazioni sono descritte da Tolkien all’interno dei Racconti Incompiuti e de Il Silmarillion, ai quali la serie Gli Anelli del Potere non può fare espressamente capo perché non ne ha acquisito i diritti. Deduciamo, in ogni caso, che gran parte di questi approfondimenti potranno essere visibili grazie ad essa sulla piattaforma Prime Video, sperando di non ricevere delusioni.
Tornando alle origini di Gandalf, apprendiamo come gli sia stato affidato uno dei Tre Anelli degli Elfi e che poi lo abbia donato a Galadriel. Una volta terminata la sua missione, lo stregone vagherà per tutta la Terra di Mezzo, portando gioia e speranza a coloro che avranno la fortuna di imbattersi in lui. Come un profeta, diverrà la guida ai quali si affideranno Bilbo e Frodo per la riuscita delle loro imprese. Gandalf intesse un rapporto particolar e intimo con gli Hobbit, popolo sconosciuto ai più, apprezzando la loro gioia di vivere e il loro immenso coraggio.
Gandalf: da dove nasce il suo sodalizio con le Aquile?
Quando, nel corso degli anni, Tolkien ideò il mondo nel quale si sarebbero mossi i suoi personaggi, non tralasciò nulla. Compresa flora e fauna. Già nella prima trilogia de Il Signore degli Anelli, assistiamo alla comparsa di strabilianti esseri, che siano essi buoni o malvagi. In base alla loro indole, gli animali seguono un loro “padrone” o un loro “alleato”, marcando con decisione l’eterna lotta tra il bene e il male. Basti pensare ai Mannari Selvaggi che vediamo ne Le Due Torri, o gli Olifanti, o la vecchia Shelob.
Tra gli animali alleati del bene, e dello stesso Gandalf, vediamo a più riprese delle gigantesche e maestose Aquile, che compaiono anche ne Lo Hobbit. I volatili vengono in aiuto allo Stregone in diverse fasi delle due storie, rivelandosi decisive con il loro aiuto. Sono più che semplici animali: sono messaggere dei Valar stessi, senzienti e aiutanti di uomini, maghi ed elfi. Ma da dove nasce il loro sodalizio?
Secoli orsono, Gandalf aveva aiutato la Grande Aquila delle Montagne Nebbiose, liberandola e guarendola da una spina avvelenata. Da quel momento in avanti, il volatile giurerà fedeltà e correrà in aiuto dello Stregone ogni qual volta ne avrà bisogno. E se vi state chiedendo come mai non sono state usate per portare Frodo con l’Anello a Mordor, abbiamo pronta per voi la risposta: le Aquile, come tutti gli esseri divini, subirebbero l’influenza maligna dell’anello, oltre al fatto che sarebbero state facilmente intercettate dal Grande Occhio, puntato sull’Anello, con l’aiuto dei terribili Nazgul. Questo è uno dei motivi per cui nessuno, a parte gli Hobbit, porti l’anello e riesca a resistere al suo potere.
Gandalf: uno e trino
Da dove ha tratto ispirazione Tolkien per la realizzazione di Gandalf? Come sua usanza, il Professore ha fatto uso della sua conoscenza e curiosità, attingendo dalla mitologia norrena e dal ciclo arturiano, unendo caratteristiche diverse da personaggi diversi. È indubbio come la figura di Mago Merlino sia stata, in piccola parte, una delle basi dalle quali partire nella creazione di questo personaggio. Ma non solo, c’è dell’altro.
In letteratura, e nel cinema successivamente, si è sempre fatto uso di personaggi che fossero ricorrenti all’interno di una trama: l’eroe, lo sciocco, il seduttore. Un altro di questi è il saggio. Gandalf è l’emblema di questa diffusa e nota categoria di personaggi, dei quali ne è probabilmente l’esempio più limpido e caratterizzante. La sua funzione narrativa è ben delineata: una guida, un tessitore di trame e sentieri da percorrere. Non è solo il suo aspetto a infondere fiducia, è tutta la sua essenza, senza ricorrere in tutto e per tutto alla magia, ma toccando le note del cuore con chi sa ascoltarle.
Tolkien mise per iscritto di come, durante un viaggio in Svizzera, fosse stato incuriosito da una cartolina che ritraeva un vecchio dalla barba bianca, un cappello a punta, un bastone e un lungo abito di colore grigio. L’artista che aveva disegnato la cartolina l’aveva nominata Der Berggeist (“Lo spirito della montagna“). Dopo averla acquistata, l’autore ci scrisse dietro “Ispirazione per Gandalf“. Ecco come viene fuori lo stretto legame che lo Stregone intesse con la natura e gli altri esseri viventi, dei quali si fa baluardo e protettore. Uno “spirito errante” che Tolkien credette di aver trovato in Svizzera, appunto.
In ultimo, si ritiene che il romanziere avesse preso spunto anche dalla leggenda di Odino, padre degli dei della mitologia norrena. La capacità di Odino di possedere un terzo occhio, con il quale prevedere il futuro, viene paragonata spesso alla capacità di Gandalf di predire quali siano le migliori azioni da compiere in favore di un destino benevolo. La sua fiducia nei suoi mezzi sarebbe dettata anche, quindi, da una capacità di preveggenza. In favore di questa teoria, viene in aiuto una frase che Gandalf pronuncia ad Aragorn ne Il Ritorno del Re quando, al termine della battaglia di Minas Tirith, discutendo sul destino al quale sia andato incontro Frodo, lo stregone afferma:
“è sparito alla mia vista”
Gandalf, dopo la lotta contro il Balrog, muore e poi resuscita?
Uno degli eventi più interessanti nella narrazione de Il Signore degli Anelli è il fatto che Gandalf, dopo la caduta dal ponte di Khazad-dum e la lotta contro il Balrog, risorga prontamente dalla morte, in una forma ancora più pura. Ma come avviene questa resurrezione, o rinascita, se si preferisce chiamarla così?
Eru, conosciuto anche come l’Unico, capace di creare la vita e l’esistenza dal nulla, accoglie lo spirito di Gandalf, riportandolo sulla Terra di Mezzo, non più come Gandalf il Grigio, ma come Gandalf il Bianco, come dice lui stesso ne Le Due Torri, quando incontra Aragorn, Legolas e Gimli nella foresta di Fangorn. Il suo sacrificio ha permesso alla Compagnia di mettersi in salvo. Adesso, per lui, inizia una nuova missione, quella di portare gli Uomini alla vittoria contro le forze di Mordor. Implicitamente, viene mostrato come Gandalf abbandoni la sua forma mortale per risorgere dalle sue ceneri e trasformarsi in qualcosa di più potente e spiritualmente elevato.
Un sacrifico quasi paragonabile ad una visione biblica. La luce stessa che Gandalf emana e impedisce ai tre compagni di riconoscerlo subito nella foresta è frutto della sua evoluzione: ora egli ha la possibilità di mostrare ed emanare il suo potere quasi in tutta la sua forza e magnificenza, cosa che gli era impedita dalla sua precedente forma. I suoi poteri sono aumentati, simboleggiati dal nuovo bastone che gli è stato donato proprio dai Valar. Inevitabilmente, questo processo, è in funzione dell’abbandono di Sauroman alla retta via, culminata con la sua morte e visibile nelle extended version de Il Ritorno del Re.
Gandalf ha ispirato e attratto milioni di fan de Il Signore degli Anelli. Ammettiamolo, quanto di noi avrebbero voluto essere al posto di Aragorn, durante la battaglia del Fosso di Helm, guardando ad est, e poterlo vedere sul suo cavallo bianco e sospirare, con un moto nel cuore, il suo nome? Grazie di esistere, Gandalf.
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