Furiosa, la Recensione dello spin-off di Mad Max: Fury Road
Dal 23 maggio in sala, l'atteso prequel spin-off diretto da George Miller, Furiosa, con Anya Taylor Joy protagonista assoluta, presentato al Festival di Cannes 2024. Ecco la nostra recensione.
Due ore di pura adrenalina che passano veloci più delle famigerate macchine della celebre saga lanciata ormai quarant’anni fa, che dopo quattro capitoli, ora ritorna con un prequel spin-off (qui un chiarimento sulla linea temporale), osservando da vicino le origini tumultuose di Furiosa, vista nel capolavoro Mad Max: Fury Road, interpretata magistralmente da Charlize Theron. A indossare i suoi panni ora, Anya Taylor Joy, che conferma di essere una promessa del cinema ampiamente mantenuta.
Furiosa, la Trama
Siamo nella landa desolata post apocalisse, dove acqua e benzina valgono più dell’oro. In questo desolante contesto, dove vige la legge del più forte, la violenza la fa da padrona. E chiunque è un potenziale predone, esattamente come Dementus e la sua schiera di accoliti, che rapiscono una giovane Furiosa per capire dove si trova l’oasi da cui proviene. Dopo tanto errare però, la strada di Dementus incrocerà quella di Immortan Joe, con esiti spettacolari e distruttivi.
Furiosa, la Recensione
Nove anni dopo aver rivoluzionato il cinema, George Miller torna nella sua desolata Australia, esattamente dove aveva lasciato l’universo di Mad Max, nato nel 1979 con Interceptor. Da Mel Gibson a Tom Hardy, la musica è cambiata radicalmente in questi anni. Un’evoluzione che ha portato ogni cinefilo a strabuzzare gli occhi di fronte alle sequenze memorabili di Mad Max: Fury Road.
Miller però ama sperimentare, come la sua filmografia ci racconta. Senza scomodare Babe – Maialino Coraggioso, basta osservare il film di mezzo tra questi due episodi (di fatto) di Mad Max, ossia il poco chiacchierato (ingiustamente) Tremila Anni di Attesa. In questo meraviglioso fantasy, ben lontano dall’epica action della celebre saga di cui sopra, George Miller raccontava una storia sulle storie, sulle percezioni e sui racconti, modificando le immagini con effetti che restituiscono tutt’ora sensazioni particolari, regalandoci quasi un cinema sensoriale. Come Fury Road per certi aspetti ma in maniera differente, anche per l’argomento trattato.
In Furiosa assistiamo visivamente ad una vera e propria fusione stilistica tra i suoi ultimi due film, dove l’adrenalina totale si mescola ad una narrazione perfettamente bilanciata e mai invadente rispetto la spettacolarità delle immagini a cui Miller ci ha sempre abituato. Al posto dell’amore tra un Djin e una professoressa, troviamo una storia di vendetta, che amplia e approfondisce ancor di più l’universo Mad Max, confezionando una origin story che pur con qualche pecca, resta memorabile.
Così come la lunghissima sequenza d’inseguimento sulla Fury Road, dove la blindocisterna viene attaccata a più riprese. Minuti mozzafiato che metteranno a dura prova la capacità polmonare di qualsiasi spettatore, dove la telecamera di Miller compie quei movimenti tipici presenti in Mad Max: Fury Road che riescono a dare ordine al caos più totale.
Non solo azione a non finire, come detto prima. Furiosa vuole anche compiere un approfondimento che di fatto amplia lo spettro del pubblico. Ci trascina in quello che di fatto è un vero e proprio western dai tratti mitologici, scritto con enorme sapienza e diretto anche meglio, riuscendo anche a far passare l’infame triade di Fury Road come veri e propri salvatori dell’etica in un mondo senza legge.
Appare quantomeno singolare in questo contesto la scelta di regalare un villain all’apparenza poco incisivo. Chris Hemsworth viene infatti subito spogliato della sua essenza di potente antagonista, relegandolo a becero dittatore infantile ed edonista, quasi una macchietta. Eppure si cala perfettamente nel contesto di follia che caratterizza l’universo Mad Max. Una follia dettata proprio dall’infantilismo, dal voler ottenere tutto e subito, fino a capitolare nello scontro finale che porterà a una chiusura tanto poetica quanto terribile (che non sveleremo)
Con Furiosa dunque, Miller prosegue nel suo scrivere (e fare) la storia del cinema, modernizzando i generi, portandoli ad un linguaggio cinematografico quantomai contemporaneo e che regala un vero e proprio spettacolo. Non solo un’unica grande sequenza di azione ma anche una narrazione fatta di poche parole e tantissime immagini, coadiuvate da una colonna sonora martellante che va a impreziosire ogni singolo minuto del film.