Perché non sopportiamo il suono della nostra voce: cosa dice la scienza

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Credits: PeopleImages / iStock / Getty Images Plus
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Si, non siete gli unici a non sopportare di risentire la vostra voce: si tratta di un fenomeno molto diffuso e specialmente nell’era dei messaggi vocali. Ecco perché succede!

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Avete presente quando vi capita di riascoltare la vostra voce, per esempio facendo ripartire per sbaglio un vocale che avete inviato voi, e pensate: “Ma chi è questa persona, scusate?” Infatti è molto frequente, quando sentiamo la nostra stessa voce, non riconoscerla e scambiarla per quella di un estraneo; o comunque stentare a capire che si tratta proprio di noi. E questo, ovviamente, può causare un certo imbarazzo e fastidio.

Come mai? C’è una ragione scientifica e c’è una ragione sociale dietro a questo fenomeno. Prima di tutto, bisogna dire che mentre le voci degli altri ci arrivano ovviamente dall’esterno, e vengono da noi percepite con le orecchie, la nostra ci arriva invece “dall’interno”, dalle ossa del cranio, che sono una specie di cassa di risonanza.

L’aria e i corpi solidi modificano la frequenza dei suoni e quindi anche il timbro vocale. Quindi sentendoci parlare dall’interno, e con la mediazione delle ossa, delle corde vocali, della laringe, della coclea e degli altri tessuti, il nostro timbro ci sembra più “grave” perché i solidi amplificano le frequenze gravi. Mentre se udito attraverso l’aria, al contrario, ci apparirà all’orecchio più acuto per la ragione opposta.

A queste motivazioni “scientifiche” ne va aggiunta come si diceva una sociale: fino a pochi anni fa, diciamo una decina, per molti di noi registrarsi e riascoltarsi o inviare note vocali non era pratica comune quotidiana, ma lo era al limite solo per cantanti, showmen o doppiatori, gente di spettacolo che usa la voce di mestiere. Con le nuove tecnologie le abitudini sono cambiate: come per molte altre novità nella comunicazione introdotte di recente, semplicemente… non ci siamo ancora abituati!

Fonte: TGCOM 24