Mike Flanagan: 3 racconti horror se amate le sue serie tv

Mike Flanagan è uno dei migliori registi horror del panorama mondiale. Vediamo da dove ha tratto ispirazione per alcune delle sue serie più famose!

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Mike Flanagan, nel corso degli anni, si è affermato come uno dei migliori registi horror contemporanei. La sua bravura sta nel bilanciare l’elemento della paura dal punto di vista visivo con quello psicologico, inserendo nelle sue trame caratteristiche intime dei personaggi e della società contemporanea che trasportano lo spettatore in un’atmosfera ancora più cupa e tormentata di quanto già non siano le sue storie.

Sin da bambino, il regista Mike Flanagan ha dimostrato un fortissimo interesse per il genere horror, ispirandosi ad un vastissimo bacino, sia letterario che filmico, dal quale poter attingere. Proprio di questo parleremo in questo articolo: da quali racconti sono tratte tre delle sue serie più famose e meglio riuscite: The Haunting of Hill House; The Haunting of Bly Manor e La Caduta della Casa degli Usher. Buona lettura!

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L’Incubo di Hill House: il racconto di fantasmi amato da Mike Flanagan

La prima stagione di The Haunting ha riscosso un enorme successo di pubblico e critica, nonostante si discosti tantissimo dal romanzo originale della scrittrice Shirley Jackson. Tradotto in italiano nel 1979 con il titolo di “L’incubo di Hill House“, è riconosciuto come il racconto di fantasmi per eccellenza. Una storia inquietante dove, quando tutto sembra trovare un senso logico, improvvisamente lo perde, facendo diventare chi legge parte dell’incubo della casa infestata.

Mike Flanagan ha adattato in maniera netta la storia alla sue serie tv, divergendo molto dalla trama originale. Protagonista della versione home video è la famiglia Crain, tormentata da visioni e ricordi dopo aver trascorso un’estate nella casa di Hill House. Inseguiti ancora da quel tormento, saranno costretti a fare i conti con il loro passato e le loro paure. Lo stato ansiogeno e disturbante della serie fa da padrone, rendendo quasi superflue le scene puramente horror. In pieno stile gotico, Mike Flanagan gioca con la psicologia dello spettatore. Ma vale lo stesso per il romanzo L’Incubo di Hill House?

Il romanzo racconta le vicende di un gruppo di personaggi che si ritrovano a Hill House su invito del professor Montague, studioso del paranormale. La protagonista è Eleanor Vance, ragazza timida e impacciata che da piccola aveva vissuto esperienze con i poltergeist, e che vuole cogliere l’occasione offerta dal professore per allontanarsi dalla pressante famiglia. Hill House è nota per la sua fama di casa infestata, e ben presto Eleanor e gli altri si renderanno conto che quella fama non è frutto di superstizione.

La bellezza di L’Incubo di Hill House sta nel suo essere un racconto non troppo rivelatore, cioè nel presentarci fatti e avvenimenti che poi non trovano delle spiegazioni esplicite all’interno delle sue pagine, ma è il lettore a dover ricomporre i pezzi e fornire una sua versione e spiegazione dei fatti. I fenomeni paranormali sono inquietanti e frequenti; l’ambientazione della casa infestata, con stanze isolate e porte che sbattono misteriosamente, fa rabbrividire.

Mike Flanagan ha deciso di rielaborare questi concetti a modo suo, personalizzando la trama e stravolgendola in favore di una narrazione più profonda e incentrata sui vari personaggi, invece che su uno solo come Eleanor nell’Incubo di Hill House. Due storie diverse ma entrambe coinvolgenti. Consigliamo di recuperarle entrambe.

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Il Giro di Vite: dove ha origine The Haunting of Bly Manor

Mike Flanagan elaborò la serie The Hauting dividendola in due parti. La prima, come abbiamo visto, parlando di Hill House. La seconda, invece, parlando di un’altra magione infestata dai fantasmi, Bly Manor, teatro di apparizioni demoniache e tragedie familiari che si ripercuotono nel tempo all’infinito. Anche qui il regista ha stravolto, anche se in maniera meno netta, la trama originale, presa da un altro capolavoro della letteratura gotica: Il Giro di Vite di Henry James, datato 1898.

Un’istruttrice americana di nome Dani viene assunta come istitutrice di due bambini, Flora e Miles, presso la bellissima villa di Bly Manor, nell’Essex. La villa è immersa in un clima ancestrale e cupo, dove ogni ombra e rumore sembra appartenere a qualcosa in agguato nell’oscurità. I bambini sembrano nascondere dei segreti; strane apparizioni si manifestano fuori e dentro la casa; un antico dolore si risveglia di notte in cerca di vendetta. Anche in questo contesto ci sono delle puntualizzazioni da fare.

Come sempre Mike Flanagan utilizza lo sfondo di una storia di fantasmi per esplorare torbidi ricordi e le emozioni dell’animo umano attraverso i personaggi di Bly Manor. La narrazione segue due filoni: le storie singole dei personaggi e il mistero che circonda la casa, con un finale tanto tenero quanto dolceamaro. Nel racconto è molto più presente e manifesta la presenza paranormale, rappresentata dagli spettri di due lavoratori della magione, Mr Quint e Miss Jessel, amanti nella vita e, forse, nella morte. Una situazione analoga a quella che vediamo nella trasposizione tv. Quello che manca nel racconto è lo spettro vendicativo della defunta padrona di casa, terrificante nelle scene in cui compare aggirarsi nella casa.

La trama del racconto ruota intorno al coraggio dell’istruttrice nell’adempiere al suo dovere didattico, risolvere il mistero legato alle due figure spettrali e, soprattutto, proteggere i due bambini affidatigli, vittime della possessione dei due fantasmi. Dotata di enorme ingegno e coraggio, la ragazza proverà a risolvere il mistero che sembra sempre più congiungere i due bambini con gli spettri che aleggiano per le sale di Bly Manor, ma andando incontro ad un epilogo tragico.

Il racconto riscosse un grande successo per un aspetto in particolare: come viene scritto all’inizio del racconto, una storia di fantasmi diviene interessante quando c’è un bambino coinvolto, immaginate con due. Provare per credere.

Amelie Bea Smith in The Haunting of Bly Manor 2020

La Caduta della Casa degli Usher: come mai i morti tornano in vita?

Concludiamo questo approfondimento sulle serie di Mike Flanagan tratte da dei racconti dell’orrore, parlando di La Caduta della Casa degli Usher, tratto dal racconto omonimo di Edgar Allan Poe. Una novella molto breve, contenuta nei Racconti del grottesco e dell’arabesco. La serie Netflix la utilizza per sviluppare una trama molto più ampia che a sua volta esplora un altro libro di racconti di Poe, I Racconti del Mistero e del Terrore, contenente tra le storie più famose dell’autore, come Il Gatto Nero o La Maschera della Morte Rossa.

Nella serie rimane pochissimo del suo racconto omonimo, divagando su altri fronti e una modernità che si distacca nettamente dalle atmosfere gotiche che abbiamo ammirato prima, presenti solo nelle scene della casa decadente dove Roderick Usher racconta la storia della sua fortuna. Una delle scene più terrificanti è quella dove, alle spalle di Auguste Dupin, si intravede una figura oscura che si muove nell’ombra, corrispondente alla defunta madre di Roderick, resuscitata dalla morte come sua figlia Madeline alla fine della serie. Questo aspetto del ritorno dalla morte è forse l’unica cosa che riscontriamo in entrambe le opere, con una spiegazione anche plausibile.

Nel racconto Roderick riceve la visita di un amico, narratore anonimo della storia, che vede il suo anfitrione deperito e consumato, nella regnante atmosfera lugubre e spoglie della casa in cui vive. Lo mette al corrente della morte della sorella, ma un segreto terribile stagna nelle stanze sotterranee della casa. Il signor Usher rivela come la sorella fosse affetta da una forma di narcolessia, tanto profonda da indurla a sembrare morta per giorni, prima di risvegliarsi. Questa volta, ammette, la morte dovrebbe essere sopraggiunta sul serio. Dei terribili rumori provenienti da fuori la stanza, dove i due si sono ritirati a chiacchierare, rivelano la verità.

Questo dettaglio in merito alla narcolessia rivela dei risvolti e delle spiegazioni molto interessanti su una plausibile spiegazione di come, nella prima puntata, la madre di Roderick e Madeline emerga dalla sua tomba nel giardino, per poi perire definitivamente. Un aspetto che è apparso un po’ buttato lì e senza una spiegazione vera e propria, che solo chi ha letto il racconto può comprendere pienamente.

Mike Flanagan ha giocato sul senso di “Casa”, inteso proprio come casata nobiliare, quello che gli Usher sono divenuti grazie alla loro rapida ascesa. Edgar Allan Poe, dal canto suo, attribuiva a questo sostantivo una percezione materiale vera e propria, riferendosi alla casa come un’entità vivente che si nutre delle ansie e delle angosce dei suoi abitanti, per poi portarli alla rovina. Infatti, sia nelle serie di Mike Flanagan che nel racconto di Poe, la casa termina la sua esistenza in maniera analoga. Una fine sia di ricordi, come nella trasposizione per Netflix, che fisica, ma accomunata sempre dallo stesso minimo comune multiplo: il male che vi alberga dentro.

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Conoscevate i racconti dai quali Mike Flanagan ha tratto queste tre serie tv? Fatecelo sapere nei commenti, non dimenticando di seguirci sul nostro canale whatsapp e su LaScimmiaPensa!