La Caccia a Gollum: un mondo di possibilità

Tutti conosciamo il personaggio, ma di cosa tratterà La Caccia a Gollum? Fortunatamente, il libro ci viene in aiuto

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Qualche giorno fa parlavamo del ritorno alla Terra di Mezzo con Peter Jackson come produttore e Andy Serkis alla regia del nuovo progetto “The Hunt for Gollum”. L’annuncio è stato accolto con entusiasmo e, perché non dirlo, anche paura.

Già la trilogia de “Lo Hobbit” ha mostrato un netto calo qualitativo rispetto a “Il Signore degli Anelli”, tra l’eccessiva invadenza degli studios e problemi costanti di produzione che hanno visto Jackson cercare di salvare il salvabile e quindi è perfettamente comprensibile decidere di approcciarsi a questo annuncio con cautela. Ma la domanda é: di cosa può parlare questa storia?

Per uno scrittore, Hunt For Gollum rappresenta una ghiotta occasione, perché si tratta di un evento presente nel canone Tolkieniano di cui sappiamo abbastanza da poterne delineare la storia, ma non abbastanza da esserne vincolati. Non si tratta qui di sostituirsi all’autore, ma di creare qualcosa che possa inserirsi nel suo universo.

La Warner non è la prima ad avere quest’idea. Su youtube è possibile trovare l’omonimo fan film del 2009 che aveva già intuito il potenziale dell’idea (che la Warner ha prima bloccato per violazione di copyright, poi sbloccato una volta ricevuto backlash per l’assurdità della cosa), con 13 milioni di visualizzazioni dal 2009.

gollum

La caccia a Gollum viene descritta a grandi linee nel libro, al capitolo “Il Consiglio di Elrond” e nelle appendici della trilogia, senza andare troppo a fondo. Nel Consiglio di Elrond la caccia è semplicemente parte del resoconto che Gandalf fa ai presenti, mentre spiega come sia arrivato a capire l’importanza dell’Anello preso da Bilbo, mentre la appendici conferiscono una data agli eventi.

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Nonostante non sia nemmeno accennata nei film (scelta corretta e inevitabile), la caccia a Gollum rimane un passaggio estremamente importante della storia, perché è in quest’occasione che nasce l’amicizia tra Aragorn e Gandalf e sarà la cattura di Gollum a fornire allo stregone le informazioni necessarie per realizzare che l’anello di Bilbo non è un mero anello minore, ma l’Unico Anello.

La storia ha inizio nell’anno 3001 della Terza Era, subito dopo la festa di compleanno di Bilbo che dà il via agli eventi della Trilogia. Sono anni in cui l’ombra di Mordor si estende lentamente ma inevitabilmente e Saruman ha da poco tradito il Bianco Consiglio.

Saruman circonda la Contea di spie, ed i raminghi raddoppiano la sorveglianza. E’ in questo contesto che Gandalf e Aragorn decidono di cercare Gollum.

Nel libro, Aragorn sorvola sui pericoli che ha affrontato nel cercarlo, ma sappiamo che si è spinto fino all’ombra del Cancello Nero, tra la Valle di Morgul e nelle Paludi Morte.

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Ed è per questo che la storia offre un’opportunità per i fan di Tolkien: abbiamo la possibilità di esplorare luoghi che la Trilogia non approfondisce. E’ possibile introdurre personaggi con (quasi) assoluta libertà proprio perché la si ambienterebbe in luoghi lontani da quelli che abbiamo già visto e lontana dagli eventi che tutti conosciamo.

Ovviamente, la storia richiede un approccio completamente diverso da quello utilizzato nelle due trilogie (così come lo avrebbe richiesto anche la trilogia de “lo Hobbit”…ma ormai è andata…): non si tratta di una grande storia epica, con grandi battaglie campali.

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La caccia si colloca in un periodo in cui le parti non hanno ancora rilevato la propria mano, un periodo di spie e di sotterfugi. The Hunt for Gollum dovrebbe essere una storia sporca, buia, di indagini e di mezze verità. Una storia piccola e contenuta, paradossalmente fondamentale pur non trattando di eventi memorabili. Una storia che potrebbe mettere in risalto i ruoli di Gandalf ed Aragorn, mostrando tutto quello che gli eventi dei film non trattano.

Può agilmente includere elementi horror (gli spettri delle Paludi Morte), così come diventare un gioco di “gatto e topo” tra Aragorn e Gollum. Potremmo vedere quanto Gollum sia in realtà pericoloso e intelligente, nella sua malvagità. Ma anche approfondire il rapporto di Aragorn e Arwen, incontrare Gilraen (la madre di Aragorn) e mostrare le dinamiche dei Dunedain del nord, magari portando sullo schermo Halbarad, tragicamente tagliato dalle necessità cinematografiche.

La storia si presta ad essere piegata alle esigenza del medium e dei produttori senza uscire fuori dal canone Tolkieniano proprio per la sua vaghezza: conosciamo solo i confini di quello che è successo, limiti “sacri” dell’originale.

Insomma, il potenziale c’è. La libertà pure.

E, per una volta, voglio essere cautamente ottimista. Alla guida abbiamo due persone che rispettano e ammirano le opere di Tolkien e che stanno approcciandosi a questo film alle loro condizioni.

Diamogli una possibilità.

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