Un uomo vero, Recensione della serie con Jeff Daniels
"Un uomo vero" di Netflix voleva essere la nuova "Succession", ma oltre ad un grande Jeff Daniels, non trasmette grande originalità. Ecco la nostra recensione.
Quando è arrivata su Netflix, si parlava di “Un uomo vero” come della nuova “Succession”. La miniserie di 6 episodi scritta e creata da David E. Kelley (Big Little Lies e The undoig) vede Jeff Daniels interpretare un uomo d’affari di successo, ex leggenda del calcio. La storia è ispirata all’omonimo romanzo scritto da Tom Wolfe e pubblicato nel 1998.
La serie racconta gli eventi in un arco di 10 giorni, con Charlie Croker (Daniels) al centro di tutta la storia. Inizialmente il protagonista rischia la bancarotta e, mentre affronta l’imminente collasso della sua azienda, un falso amico cerca di trarre profitto dalla sua caduta, un dipendente è coinvolto in un caso legale e il sindaco della città cerca il suo sostegno per migliorare la sua reputazione durante la campagna elettorale. La storia intreccia queste tre narrazioni ed esplora le diverse sfaccettature di un uomo che in superficie appare straordinario, ma che dentro in fondo è solo un uomo.
Un uomo vero: la recensione della miniserie con Jeff Daniels
Partiamo dai punti di forza della serie. Abbiamo un cast che eccelle in ogni ruolo, anche perché ciascuno dei personaggi contribuisce alla realizzazione dell’ascesa e caduta del protagonista. Sebbene Jeff Daniels continui a dimostrare il suo talento anche in una serie di questo tipo (semmai ce ne fosse stato bisogno), il suo personaggio è in realtà una delle figure meno interessanti di tutto lo show.
Le persone che orbitano attorno a Croker hanno grandi sfide e aspirazioni che lavorano per superare, mentre Croker sembra la caricatura di un ricco magnate americano. E una scelta fatta apposta, poiché il cast di supporto è quello che dà significato e scopo alla storia di Croker.
Kelley è uno scrittore ed ex avvocato con un’ampia esperienza nella stesura di spettacoli legal-drama. Questa esperienza traspare ancora di più nelle scene della serie contraddistinte dai drammi giudiziari e legali. Questo non vuol dire le scene divertenti siano più deboli, ma sono forse una spanna sotto le altre. Le storie dei personaggi si intrecciano in un modo che culmina in un finale davvero niente male, con tutti gli attori che amplificano e trasformano Croker da persona mondana, detestabile e indulgente a un uomo dalle mille sfaccettature, mostrato per quello che è. Da qui a paragonarla a “Succession”, però, ce ne passa.
I riferimenti a Donald Trump
Nei confronti di questa miniserie ci sono state opinioni e recensioni contrastanti, specialmente perché le aspettative erano alte, prima che arrivasse su Netflix. In “Un uomo vero”, fra l’altro, ci sono diversi riferimenti a Donald Trump, a partire dalla torre dove il protagonista Crocker si rinchiude, pronto a battagliare contro chi vuole mettergli i bastoni fra le ruote. Il problema è che ci si rifà al Trump imprenditore, ad una figura che non c’è più, oscurata da quello che è poi diventato oggi l’ex (o il futuro, se volete) presidente degli Stati Uniti.
Il problema di “Un uomo vero” sta proprio nel fatto che prova a carpire i bisogni di quel pubblico nostalgico, ma rimane troppo legato agli anni Novanta, il periodo in cui è uscito il racconto. Manca quell’azzardo, quel pizzico di malizia in più che, al contrario, una serie come “Succession” ci ha regalato fin dalla prima stagione.
Un uomo vero: il cast
Jeff Daniels interpreta Charlie Croker Diane Lane interpreta Martha Croker Tom Pelphrey interpreta Raymond Peepgrass Aml Ameen interpreta Roger White Chanté Adams interpreta Jill Hensley Jon Michael Hill interpreta Conrad Hensley Sarah Jones interpreta Serena Croker William Jackson Harper interpreta Wes Jordan Lucy Liu interpreta Joyce Newman