Rebel Moon, Parte 2: un altro sci-fi senz’anima | RECENSIONE

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La seconda parte di Rebel Moon non è migliore della prima, anzi. Zack Snyder al suo peggio assoluto

Rebel Moon: l’inutilità fatta sci-fi

Già avevamo sofferto parecchio con la prima parte di Rebel Moon, un film che prometteva di raccontare una grande storia di fantascienza che segnasse la cultura pop degli anni ’20. E il risultato è stato invece un raffazzonamento di tutti i peggiori cliché del genere, riuniti in una mezza scopiazzatura a metà tra Star Wars e I Sette Samurai di Akira Kurosawa.

Questa seconda parte non è affatto meglio: una conclusione davvero orribile, scontata, prevedibile e banale seppellita però sotto tonnellate di CGI, infinita demagogia, eroismo da romanzetto; e poi astronavi, raggi laser, canti gregoriani (insopportabili), esplosioni, robot da guerra e battute tipo: “Siete pronti a morire per la vostra gente / casa / terra?”

Ovvio, detto questo, che la visione è sconsigliatissima pure per chi avrebbe semplicemente bisogno di spegnere il cervello per un paio d’ore, perché questo film potrebbe anche danneggiare la vostra attività cerebrale. Ma per chi voglia comunque interessarsi e inabissarsi con noi nell’analisi di questo abominio, partiamo con la trama (se tale si può chiamare). SPOILER, ovviamente, se non avete visto il film.

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La “trama”, parte 1

Tutto inizia con la solita retorica della gente umile ma onesta, legata alla propria terra e alle proprie radici, che si difende contro i padroni stranieri i quali ovviamente sono aguzzini cattivissimi e violenti (e vestiti come nazisti). Per contrasto ci becchiamo quindi scene intere in slow-mo dedicate alla mietitura del grano, per farne un’attività epica e sottolineare pomposamente la natura orgogliosa e autentica dei poveri contadini.

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Seguono: balli e feste con bevute e sottofondo di musica vagamente irlandese (insopportabile) e canti tradizionali, per rimarcare come i buoni siano gente vera, legata alle tradizioni e rispettosa dei costumi e delle usanze. Perché dovete assolutamente stare dalla loro parte e sostenere la loro causa, capito?

Poi ci sono gli infiniti preparativi per la difesa del villaggio, che richiamano chiaramente le scene analoghe del film di Kurosawa del 1954 (ribadiamo: roba già vista in un film di settant’anni fa) e durante le quali emergono il coraggio e l’eroismo di queste genti. Il tutto senza farci mancare le banalissime storie personali del gruppo di protagonisti, che in teoria dovrebbero farceli rispettare ancora di più.

La “trama”, parte 2

Fin qui siamo più o meno a metà film, e non è successo assolutamente nulla. Indovinate cosa succede nella seconda metà? Esatto: combattimenti, battaglie, sparatorie a non finire, sempre in un mare di CGI ed effetti speciali inutili. 166 milioni di dollari di budget in totale per i due film: immaginatevi vagonate di banconote date alle fiamme.

E mentre i ribelli combattono coraggiosamente contro i tirannici pseudo-nazisti, la protagonista si infiltra nell’astronave madre assieme al fidanzatino simpatica canaglia e affronta il cattivo in una lotta all’ultimo sangue. Il fidanzato ovviamente muore, perché a questo punto occorre una scena strappalacrime.

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Come finisce? Lo sapete già, anche non avendo visto il film; e questo dice tutto. Arriva la flotta ribelle (questa cosa si chiama deus ex machina) e i buoni vincono, tra urla di giubilo e commozione per il coraggio dei caduti. Ma attenzione, non è finita: bisogna continuare a combattere, perché c’è una principessa ancora viva da ritrovare ma soprattutto una saga da continuare. E tenetevi forte: a quanto pare Snyder ha intenzione di realizzare in tutto una serie di ben sei film.

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Le amare conclusioni

Cosa dobbiamo concludere? Questi due film di Rebel Moon rappresentano tutto ciò che non si dovrebbe fare non solo nella fantascienza, ma nel cinema in toto. Trame banalissime, personaggi senza carattere, effetti speciali buttati ovunque come zucchero a velo su una torta, e tutte le insulsaggini che un film possa avere riunite insieme. Sì, persino le musiche sono orripilanti.

Il problema sta nella possibile imposizione di un modello: se film come questo hanno successo se ne faranno altri, soffocando ogni possibilità di visibilità per un sci-fi d’autore come quello di Villeneuve o Garland e imponendo il meccanismo dell’ennesima fabbrica sforna-blockbuster a catena di montaggio, come se già non bastassero quella Disney e quella Marvel.

Difficile quindi decidere se in questo Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice sia peggio la natura sfacciatamente derivativa o l’assoluta vacuità dell’insieme. Tuttavia, c’è chi argomenterebbe che se è questo che il pubblico vuole, questo il pubblico si merita. Del resto a parlare, specialmente in casi come questo, sono i numeri e non le opinioni.

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