“Il cassetto segreto”, la recensione del docufilm di Costanza Quatriglio
Il “cassetto segreto” di Costanza Quatriglio è stato presentato in anteprima alla Casa del Cinema di Roma. Un viaggio emozionante e il racconto spassionato di suo padre, il giornalista Giuseppe Quatriglio, voce storica del Giornale di Sicilia. Prodotto da Indyca, Luce Cinecittà con Rai Cinema, uscirà nelle sale italiane giovedì 18 aprile 2024. Ecco la nostra recensione.
Costanza Quatriglio apre “il cassetto segreto” di suo padre Giuseppe, voce storica del Giornale di Sicilia e ci accompagna in un viaggio tra le emozioni e i preziosi ricordi della sua professione. Grande viaggiatore (lo hanno definito «Argonauta, con il vello d’oro per bagaglio») ha raccontato l’ Europa, il muro di Berlino, la Guerra Fredda, l’America degli anni ’50, e il catastrofico terremoto del Belice del 1968. L’«Instancabile ricercatore di cose siciliane», come lo definiva l’amico Sciascia, era un giornalista di cronaca, di cultura, uno scrittore e un poeta. Non si è mai definito in nessun modo, ma è riuscito ad essere tante cose. Ha incontrato Ingrid Bergman, Cary Grant, Anna Magnani, Vittorio Gassman, Audrey Hepburn, Vittorio De Sica, Alberto Sordi e Sophia Loren. Ha stretto un forte legame con Leonardo Sciascia e il poeta Ignazio Buttitta, fotografato Luchino Visconti ed Enrico Fermi. Un docufilm dallo storytelling emozionale che accende i dovuti riflettori su uno dei giornalisti più influenti del Novecento.
Il cassetto segreto, La Recensione
“Le cose accadono per necessità, quando arriva il momento” esordisce la voce fuoricampo di Costanza Quatriglio, regista e protagonista del docufilm che racconta della sua famiglia. È l’amore per la conoscenza, la verità e le immagini che la legano più di tutto a suo padre, Giuseppe Quatriglio. È un viaggio autentico nella memoria e negli archivi, nei ricordi privati e professionali di Giuseppe, che a tratti si racconta alla figlia in prima persona. Come sussurrato dalla regista è tutto un “mettere dentro”: dentro la casa, dentro gli scaffali, dentro il cassetto. Al calore familiare e al panorama assolato della Sicilia spesso si contrappone il buio dell’interno, di qualcosa che non c’è più ma che in qualche modo torna poi in vita, come se si spegnesse e accendesse continuamente l’interruttore della memoria.
Una riflessione cinematografica ed emotiva
“Tutto cambia perché nulla cambi” e la regista ha sentito l’urgenza oggi di condividere il suo viaggio con il pubblico. Ora che suo padre non c’è più ma lascia al mondo infinite testimonianze. Il ritmo del documentario è per buona parte abbastanza serrato e pone lo spettatore nell’ottica di uno spostamento continuo nel tempo. Dai filmati in giro per il mondo a quelli privati di famiglia, alle riprese attuali.
“Casa” per Costanza significa tante cose, ma soprattutto significa trovare man mano il proprio posto nel mondo, così come insegnatole da papà Giuseppe. E il “cassetto segreto” rappresenta proprio il modo in cui questa casa, che li ha ospitati entrambi, diventa protagonista di una riflessione cinematografica, emotiva e intellettuale profondissima, uno sguardo lucido e potentissimo nell’anima di ognuno di noi, nell’immaginario collettivo, in ciò che vuol dire memoria, storia, immagine. È un racconto dalla molteplice natura, fatto di tanti elementi registici spontanei ma ben studiati, nulla è lasciato al caso e l’attenzione al racconto è meticolosa.
Giuseppe Quatriglio e la sua capacità di “saper ordinare il mondo”
È come se, in quel racconto, la regista non volesse tralasciare nulla delle sue emozioni, e non volesse (far) perdere nessun tipo di dettaglio visivo. Lo studio di suo padre sembra viva di vita e luce propria, e sembra che ci parli dei suoi incontri con Bittitta, Levi, Sciascia, Fermi: una danza continua sulla sua capacità di saper “ordinare il mondo”.
Il racconto è ciclico e diviso in “tomi” e “atti”, si parte da quello più recente per poi tornare alle origini. Un po’ come il viaggio di suo padre Giuseppe, che parte dalla Sicilia per conoscere il mondo e alla Sicilia, alla fine, ritorna. L’ultima parte è maggiormente dedicata all’elaborazione di quello che viene “dopo”: dopo la fine, dopo il lutto, dopo il recupero della memoria, la trasformazione e la realizzazione di una nuova immagine. Ma questo non è un docufilm solo sul passato, è soprattutto una dedica al presente. Perché quello che vediamo, e le parole che ascoltiamo, portano a una ridefinizione dello sguardo su chi siamo oggi noi, grazie o malgrado le nostre origini.
Per la regista “la memoria è una presa di coscienza sull’attualità, è non lasciare che il passato rimanga passato. Ma sia presente, ci restituisca al e il presente.” I libri, i filmati, le foto e gli scritti di Giuseppe Quatriglio costituiscono dunque una porta di accesso alla storia e alle città, per tutte quelle realtà che non vediamo, e che pure esistono e resistono nel tempo.