Il finale di Portal 2 è uno dei più memorabili nella storia dei videogiochi. Ma avrebbe potuto essere molto diverso: un finale alternativo che sarebbe stato molto più dimenticabile è stato per fortuna cancellato. Ecco com’era
Ricordiamo tutti il finale di Portal 2, e rimane uno dei più epici di sempre: dopo aver tentato di fuggire dai laboratori Aperture con l’aiuto del core senziente Wheatley, la protagonista Chell lo mette a capo dell’impianto al posto della I.A. corrotta GLaDOS. Grosso errore: ebbro di potere, Wheatley le fa precipitare entrambi nelle sezioni più profonde e antiche del laboratorio.
Le due risalgono fino alla superficie, con l’ausilio della fedele pistola spara-portali di Chell, mentre Wheatley, in realtà disegnato appositamente per essere un completo incapace (il suo compito originale era modificare il comportamento della stessa GLaDOS) sta perdendo il controllo dell’impianto e rischia di far saltare tutto.
Quando le due arrivano allo scontro finale con lui, il pericolo è imminente e il laboratorio sta crollando su sé stesso. Allora Chell inizia ad attaccare a Wheatley altri core come lui ma completamente disfunzionali, in modo da costringere il computer a chiedere un altro trasferimento di I.A.: il piano è rimettere GLaDOS al suo posto.
Nella versione che conosciamo, Wheatley prepara una trappola: Chell non può arrivare al pulsante, ma nel frattempo il soffitto del laboratorio si è aperto, rivelando il cielo notturno e la Luna. Chell spara un portale sulla Luna, e tutti vengono immediatamente trasferiti lassù: GLaDOS riprende il potere, e Wheatley viene abbandonato nello spazio.
Ebbene, in una versione alternativa il finale era ben diverso, nonché “anti-climax”. Semplicemente, per approvare il trasferimento di nucleo Chell (che è sempre muta) avrebbe dovuto pronunciare la sua prima parola: yes. E sarebbe avvenuto con un passaggio a schermo nero, al quale sarebbero seguiti i titoli di coda.
Insomma, nessuno avrebbe saputo mai cosa sarebbe stato di Chell, GLaDOS o Wheatley. Erik Wolpaw, co-autore del gioco, ha in seguito commentato sul finale: “Dio, se faceva schifo”. Il problema era anche che, non avendo Chell mai parlato, i primi playtester non capivano neppure chi fosse a dire quel “yes”. In poche parole, non funzionava proprio. Per fortuna è andata diversamente!