La linea sottile che divide un mentore da un nemico
E proprio lui, la nemesi di Shoshanna, sarà svelto e furbo ad approfittare del massacro avvenuto alla première di Orgoglio della Nazione da parte dei Bastardi di Raine (Brad Pitt) per trarne vantaggio e uscirne illeso, chissà magari non è un caso che Landa abbia accettato di far svolgere l’evento nel cinema della ragazza fuggitiva, rafforzando l’ipotesi che il colonello possa averla lasciata andare invece di ucciderla, proprio in previsione di ciò.
Invece il mentore di Django, il dottor Schultz, dalla parlantina forbita e colto, non è un manipolatore né un sadico, uccide per denaro e prende a cuore la missione del suo pupillo Django, si ritiene responsabile per lui, e si sconvolge vedendo il modo in cui Mr. Candie tratta gli schiavi neri (la schiavitù venne abolita sette anni più tardi, nel 1865)
Parlando di cronologia, Django Unchained è uscito tre anni dopo Bastardi senza gloria, di cui potrebbe benissimo essere considerato una sorta di prequel, per i temi trattati di cui entrambi i film si fanno portavoce, con tanto di similitudini.
Fra queste si può menzionare il discorso di Hans Landa a inizio film sui ratti e sui falchi (ebrei e tedeschi) che non si discosta molto dal monologo di Calvin Candie sul teschio del “vecchio Ben” nel tentativo di dimostrare l’inferiorità basandosi sulla frenologia (una pseudo-scienza elaborata da un medico tedescoalla fine del settecento,Franz Joseph Gall).
Ma alla fine a vincere saranno gli oppressi, ovvero i protagonisti Shoshanna e Django,personaggi così diversi fra di loro, entrambi fautori di una personale vendetta che da personale diventerà collettiva ed emblema di una rivoluzione sociale: la vendetta nera di Django nei confronti dei bianchi schiavisti, e quella ebrea di Shoshanna, ribaltando così le sorti della Storia.
E se la vendetta è un piattoche va servito freddo, per Landa è uno strudel servito senza panna, ma se si pazienta abbastanza a lungo essa arriverà nel momento giusto; e per Schultz è il contrario della pazienza, il rifiutarsi di stringere una mano dopo averne strette troppo per lungo tempo.
Ribaltamento che non sarebbe mai avvenuto senza i due antieroi di Waltz, i quali hanno insegnato e alimentato sentimenti “negativi” nei protagonisti: Schultz (per quanto positivo possa essere il suo personaggio), per poter rendere a tutti gli effetti Django un uomo libero e felice, ha dovuto insegnargli ad essere un assassino.
Invece Landa, uccidendo la famiglia di Shoshanna, l’ha trasformata da ragazza impaurita in una donna fredda e capace di commettere stragi, la vecchia legge del taglione alimentata all’ennesima potenza.
Possiamo considerare i personaggi di Christopher Waltz a tutti gli effetti degli antieroi, delle spalle per i nostri protagonisti, eppure per quanto fondamentali per far partire le due storie, nessuno di loro vince (Landa verrà marchiato dai Bastardi e Schultz perderà la vita), quindi, per entrambi, nessun finale in gloria.
Au revoir o, meglio, auf wiedersehen, alla prossima recensione.