Call My Agent Italia: la recensione della stagione 2
La seconda stagione di Call My Agent Italia, che esporta il format francese di successo "Dix Pour Cent", segna il ritorno agli standard di TV italiana.
Sono appena stati rilasciati i due episodi finali della seconda stagione di “Call my Agent Italia”, che esporta il format di successo francesce “Dix Pour Cent” (10%, come il compenso che spetta agli agenti delle celebrità , ndr.). La serie era già stata adattata negli Stati Uniti e nel Regno Unito proprio per la freschezza del formato, un utile contenitore sia di elementi di fiction classica (relazioni romantiche, storie personali che si intrecciano) sia di una trovatapiù originale: sono proprio le star in carne ed ossa a interpretare se stesse, mentre interagiscono con i loro agenti (fittizi).
L’intuizione geniale di Call my agent è sempre stata di scrivere il copione intorno alle proprie celebrità nazionali, partendo dal loro modo di essere e di fare, per risultare credibile, divertente e non ultimo per soddisfare l’innata curiosità del pubblico su come sono le personalità delle proprie attrici e attori preferiti fuori dagli schermi.
L’adattamento italiano sembrava inizialmente piuttosto riuscito: il linguaggio e la cultura italiani si mescolavano bene alle storie delle attrici e degli attori più famosi del nostro Paese, e ci siamo sinceramente goduti gli episodi della prima stagione e le guest star che hanno partecipato.
La seconda stagione sembra rompere quell’illusione di qualità e quasi capovolge lo scenario, evidenziando non più la bellezza del nostro patrimonio culturale in fatto di cinema e TV, quanto i bassi standard delle produzioni televisive italiane degli ultimi decenni.
Call My Agent 2: la Trama
Nonostante le difficoltà , l’agenzia CMA continua ad essere sulla cresta dell’onda, rappresentando alcune tra le celebrità più di spicco del panorama italiano, ma è ancora incerto chi sarà la prossima persona a comprare le quote di maggioranza lasciate dal precedente proprietario. Intano si attende con entusiasmo l’anteprima di un film di due registi esordienti rappresentanti dall’agenzia, che si prospetta un grande successo. Lea, Gabriele, Elvira, Vittorio e i loro assistenti si preparano a conoscere, in questa stagione, il loro prossimo capo,tra il caos e gli imprevisti legati alle celebrità e alle loro vite personali, che sembrano indissolubilmente intrecciate alle loro vicende professionali.
Call my agent 2: La recensione
Se l’adattamento italiano della prima stagione, con puntate esilaranti come quella di Paola Cortellesi e Pierfrancesco Favino, ci aveva fatto divertire e dimenticare alcuni difetti insiti nella maggior parte delle produzioni nostrane, la seconda stagione non riesce a distrarci abbastanza da quel senso “troppo italiano” (cit.) che pervade tutto, ma che si avverte soprattutto a livello di recitazione.
Non sempre le guest star riescono a porvi rimedio e in alcuni casi, anzi, peggiorano la situazione.
Le Guest Star nel Cast della seconda stagione di Call my Agent
Dopo una prima puntata con Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi che potremmo definire al più “simpatica”, la seconda stagione di Call My Agent presenta un altro talent d’eccellenza, almeno sulla carta: Gabriele Muccino. Il regista non si limita soltanto ad un cameo, ma sembra assumere addirittura un ruolo principale nel cast, il che da subito sembra una scelta preoccupante.
Oltre che a livello di trama, dove il ruolo e i comportamenti di Muccino sono confusi e poco efficaci, il regista viene caricato di grottesco, tra momenti di pacatezza inquietanti e scoppi di esuberanza eccessiva e persino un po’ cringe. Tutto per culminare ad un momento di isteria generale che voleva solo arrivare ad essere, almeno così ci è sembrato, una scena di girato per il trailer della serie, dove i protagonisti, Muccino incluso, si dimenano in una lotta selvaggia stile animali della giungla che risulta abbastanza fuori luogo. E infatti, il trailer è più efficace della serie stessa.
A seguire l’episodio di Claudio Santamaria rompe nuovamente la promessa di verosimiglianza sui VIP rappresentati nella serie: se si parte dal suo essere un family man, che può corrispondere a realtà , si sfocia in un mondo di assurdo in cui l’attore cambia personalità per ottenere un ruolo che vuole disperatamente, risultando abbastanza ingenuo e privo di senso critico sulla sua carriera.
Il quarto episodio di Call my agent, con Serena Rossi e il marito alle prese col dilemma di famiglia “al contrario”, con lei che lavora più di lei, si salva solo per la naturalezza della recitazione della coppia di VIP, ma a livello di trama è piuttosto insignificante. Quello successivo con Elodie, vede la pop star alle prese con un fan che rischia di diventare stalker, e per quanto la cantante sia sempre splendida davanti alla telecamera, non ne esce particolarmente valorizzata.
Oltretutto, c’era un chiaro tentativo di far emergere la “donna del ghetto” che c’è in lei, che poteva anche essere un’idea vincente, se il tutto fosse stato eseguito in maniera migliore. Simpatico invece il cameo di Dario Argento e, a dirla tutta, Elodie è particolarmente brava nel ruolo della strega del finto film del regista horror. Un po’ meno a interpretare se stessa.
Va detto che è pur sempre un’esordiente, che andrebbe guidata, e di nuovo viene da incolpare i bassi standard di qualità di produzione e regia della serie. Quell’accontentarsi, così intenso e così italiano, che Boris ci ha mostrato in maniera perfetta.
Nella puntata finale, il fiore all’occhiello della serie: si va al festival del cinema di Venezia, e la guest star è Sabrina Impacciatore. L’episodio 6 di Call My Agent Italia dimostra ciò che doveva già essere assodato: selezionando l’attrice giusta e lavorando su com’è realmente e sugli aspetti più divertenti del suo modo di fare possono venire fuori delle ottime puntate. E infatti grazie anche a Sabrina Impacciatore, oltre che a qualche risvolto di trama carino, la serie si chiude bene, lasciando persino qualche elemento di cliff-hanger per la terza stagione e una scena post titoli di coda che strappa qualche risata.
Oltre le guest star c’è di più?
L’assortimento di star della seconda stagione ci insegna anche un’altra cosa: che la serie, almeno nella versione italiana, dipende troppo dalla riuscita o meno delle trame intorno alle guest stare dalle loro performance. E gli intrecci e le trame secondarie di questa stagione, perlopiù insipidi, ce lo confermano.
Le vicende dei personaggi cosiddetti principali, ovvero le persone che lavorano per l’agenzia CMA, risultano in questa stagione ripetitivi nella migliore delle ipotesi, e noiosissimi nella peggiore. I semi che erano stati piantati germogliano piuttosto lentamente, e il turning point già atteso dalla prima stagione, lasciato alle ultime due puntate, non arriva così forte e sconvolgente come le reazioni delle attrici e degli attori vorrebbero che fosse. In più, viene presto dimenticato e risolto, sebbene vi si fosse creato parecchio hype intorno. Forse troppo.
Il Cast principale di Call my agent: le interpretazioni più valide
E’ sempre piuttosto triste e sempre “troppo italiano” quando i personaggi principali di un qualsiasi prodotto TV o cinema vengono surclassati in bravura attoriale da quelli secondari. Per “Call My Agent Italia” era già così nella prima stagione ma, come detto, ci si faceva meno caso presi ad apprezzare il format e le guest star.
La seconda stagione conferma i punti di forza nel cast quasi esclusivamente in Marzia Ubaldi, purtroppo recentemente scomparsa e a cui è dedicato il primo episodio, che interpreta Elvira, l’agente più senior e più simpatica della CMA e nell’impareggiabile Emanuela Fanelli. Una nota di merito anche a Sara Lazzaro, che interpreta Monica e a Francesco Russo (Pierpaolo), che ci regalano delle ottime interpretazioni nonostante i loro personaggi siano – forse per copione – parecchio caricaturali.