Da Christiane F. a Trainspotting: com’è cambiato l’approccio cinematografico all’eroina (e alla vita)

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L’allucinato cantico dei drogati di Aronofsky, Edel e Boyle: l’eroina e la dipendenza nel cinema in tre film essenziali

Eroina e cinema in un confronto a tre tra titoli fondamentali: in Christiane F. c’è la ricerca forsennata d’amore e di famiglia, In Mark Renton un ironico disincanto nei confronti della vita, in Harry Goldfarb la ricerca di fuga e una fidanzata che ama troppo, e ad accomunare queste tre vita l’eroina, che come i treni che Mark e i suoi amici osservano, corrono senza fermarsi lungo trent’anni di storia americana ed europea, alcuni restano travolti, alcuni riescono a scendere e salvarsi, ma a quale prezzo?

Gli anni amari dell’eroina

migliori disturbing drama; requiem for a dream

Nella Berlino degli anni ’70 Christiane una ragazzina di soli tredici anni, si trova svenuta in un bagno pubblico della stazione Bahnhof Zoo ed è completamente fatta di eroina; lei e il suo ragazzo, insieme ad altri giovanissimi tossicodipendenti, si prostituiscono come dei moderni ragazzi di vita per una dose di “roba”.

Nella periferia di Edimburgo a cavallo fra anni ’80 e ’90, fra furti, risse e hooligans, Mark Renton insieme ai suoi amici decide di “scegliere di non scegliere la vita”, ma senza alcuna ragione apparente: perché che ragioni ci sono quando hai l’eroina?

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A Coney Island Harry Goldfarb, che ha una madre dipendente dai talent show e dall’anfetamina, spaccia per aiutare la sua ragazza ad aprire un negozio di vestiti, ma i sogni e le speranze di questi tre personaggi si infrangono sugli scogli della dipendenza.

Storie sbagliate per spettatori di vita

Christiane, Mark Renton, Harry Goldfarb, protagonisti rispettivamente di Noi i ragazzi dello zoo di Berlino, Trainspotting, e Requiem for a dream tre diversi film (tratti tutti da romanzi di cui, quello su Christiane F., è una storia tragicamente vera), tre diverse narrazioni, paesi e personaggi che corrono lungo tre decenni, dagli anni ’70 agli anni ’00.

Queste tre vicende non hanno nulla in comune, nemmeno i registi (rispettivamente Uli Edel, Danny Boyle e Darren Aronofsky), tranne un unico, mortale, filo conduttore, ovvero l’eroina.

Ma dire che è l’eroina l’unico punto di contatto di questi tre film sarebbe riduttivo, visto che oltre la droga, che ha avuto larga diffusione negli anni ’70 fino a diventare una piaga, vi è anche il tema dell’AIDS, di cui viene affrontato il problema in Trainspotting, maggiormente approfondito nel romanzo di Irvine Welsh da cui è tratto il film.

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Ma sia l’eroina che l’AIDS sono un mezzo per raccontare tre storie di degrado sia sociale che personale, qui la droga è qualcosa che permette di sfuggire a tutto questo, uno spiraglio orgasmico moltiplicato per mille, il cui prezzo da pagare, molto spesso, è la propria vita.

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