Pirati dei Caraibi: che senso avrebbe senza Johnny Depp?

Pirati dei Caraibi non può prescindere dal suo personaggio principale. Eppure sembra che, per qualcuno, questo sia possibile.

pirati dei caraibi
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Pirati dei Caraibi (qui la nostra esaltazione della trilogia) si appresta a vivere una nuova fase della sua storia, stavolta senza il suo protagonista principale: Capitan Jack Sparrow. L’iconico personaggio costruito da Johnny Depp, non farà parte del sesto film sull’universo dei pirati. Notizia che ha suscitato lo sdegno dei fan. Non è una conferma ufficiale, ma i rumors degli ultimi mesi sono abbastanza eloquenti.

Trattandosi di un restyling completo, è chiaro come le intenzioni della Disney siano quelle di riavviare la saga con un azzeramento della precedente, cambiando trame a attori. Questo va a discapito dell’uomo che, più di tutti, ha reso questa saga iconica e indimenticabile, cioè proprio Depp. Cercando di non essere troppo prevenuti nei confronti di questa decisione, è comunque lecito porsi degli interrogativi sull’ennesima discutibile scelta del colosso dell’intrattenimento.

Se l’intenzione è quella di ricreare contenuti nuovi e aggiornati ai tempi odierni, perché riproporre una saga come Pirati dei Caraibi, stravolgendola da capo? Proviamo a spiegarlo. Buona lettura.

pirati dei caraibi, johnny depp

Pirati dei Caraibi: breve storia della saga

Pirati dei Caraibi copre un arco temporale di circa quindici anni. Un lasso di tempo enorme, che abbraccia tantissime generazioni di appassionati. Una macchina da miliardi di dollari di guadagni, una gallina dalle uova d’oro da sfruttare fino in fondo. I primi tre capitoli sono sicuramente i migliori in assoluto, con picchi di epicità e di effetti speciali da manuale del cinema. Non stiamo parlando di capolavori assoluti, ma di blockbuster che, con il tempo, hanno tirato la carretta dell’intera industria cinematografica mondiale. Senza l’avvento di questo tipo di film, probabilmente, ne risentirebbe tutto il settore.

Hanno ottenuto un discreto successo anche i successivi due capitoli, Oltre i confini del mare e La vendetta di Salazar, ma deludendo, di molto, le aspettative. L’abbandono di molti membri del cast ed il loro successivo ritorno è stato interpretato dai fan come sintomo di scarsità di idee originali. Dopo aver toccato l’apice con la prima trilogia, le aspettative erano più che alte per quella che, inizialmente, sarebbe dovuta esserne una seconda. Intuibile dal finale del quinto film, Pirati dei Caribi: La Vendetta di Salazar, dove nella scena post credits si vedeva il ritorno, in un fantomatico sesto capitolo, del terribile Davy Jones.

Un rimestare nel passato che, alla lunga, non fa altro che offrire minestroni riscaldati per i più nostalgici, ma che poi non lascia nulla allo spettatore. Le grandi citazioni, i riferimenti, l’immaginario collettivo è influenzato dai primi tre film, il resto lo si può tollerare, ma niente più. Sfidiamo chiunque a ricordarsi una citazione o un aspetto intrigante del quarto o quinto film di Pirati dei Caraibi che abbia lasciato il segno.

Probabilmente, quei pochi che potrebbero venire in mente, sarebbero legati al personaggio principale: Jack Sparrow. Il naturale talento di Johnny Depp di appropriarsi delle vite dei personaggi che interpreta è stato, da sempre, il gettone vincente per entrare nel cuore del pubblico di Pirati dei Caraibi. Un personaggio difficile da etichettare come buono o cattivo, egoista o altruista. Un alone di mistero e curiosità che avvolge, ancora oggi, questo strepitoso personaggio del cinema moderno. Senza che sia mai sembrato esagerato e forzato. La naturalezza di come Depp abbia mosso i fili della sua interpretazione è disarmante, come fosse nato per quel ruolo.

Pirati dei Caraibi, Devy Jones

Scrivendo queste cose non vogliamo sminuire il resto del cast della saga, che ha annoverato tra le sue fila grandi interpreti del calibro di Geoffrey Rush, Orlando Bloom, Keira Knightley, Stellan Skarsgård, Bill Nighy, Penélope Cruz, Ian McShane, Javier Bardem e Kaya Scodelario. Ognuno di loro ha indubbiamente giovato della presenza di Johnny Depp, elevando a loro volta la propria interpretazione e l’evoluzione seguita dai loro personaggi. Un’armonia talmente perfetta che non si ha mai l’impressione che un personaggio scavalchi l’altro, coesistendo in perfetto equilibrio.

Nonostante questo, la saga di Pirati dei Caraibi ha subito un netto declino con le ultime due trasposizioni, simboleggiate dal fatto che si è passati da un possibile seguito de La vendetta di Salazar, come prospettatoci nel scena già citata, ad un totale ritorno al passato. Vero è che gli anni passano, i progetti cambiano, cambiano i piani alti che prendono le decisioni. Ma risulta lecito pensare che lo scontento del pubblico abbia giocato un ruolo importante in questi avvenimenti.

In virtù di queste affermazioni, come si può pensare di scindere un personaggio dal suo universo? O, ancora meglio: Pirati dei Caraibi può esistere senza il suo capitano?

Pirati dei Caraibi: l’ennesimo reboot che, francamente, ha stancato

Gli ultimi anni ci hanno abituato al costante profilare di remake, sequel, reboot e spin off di saghe di grande successo. Basti pensare a Jurassic World, Star Wars, Indiana Jones, Harry Potter. Qualcosa di buono (molto poco) è stato tirato fuori, ma non ha fatto altro che rivangare un inevitabile confronto con il passato. Confronto che, spesso, ha visto vincitori i film dai quali sono stati tratti i loro seguiti. Preferire ciò che è venuto prima è sintomatico negli appassionati di cinematografia, perché il loro amore verso una saga nasce proprio dall’imprinting con l’idea nuova e originale, come è stato in Pirati dei Caraibi.

Lo spettatore si affeziona a vicende e personaggi e storce il naso quando qualcosa di quel ricordo gli viene tolto o modificato. Chiaramente non sono della stessa idea le case cinematografiche, a corto come non mai di sceneggiatori e idee originali. Hollywood sta riciclando continuamente idee del passato perché persiste una grande carenza di originalità. È anche vero, però, che una delle più alte forme dell’arte sta nell’imitazione.

Pirati dei Caraibi ai confini del mondo

Tutto ciò che si vede oggi in film e serie tv è, quasi sempre, imitazione di qualcos’altro. La stessa arte cinematografica è un’imitazione della letteratura, per esempio, evolutasi poi a arte a sé. Questo, in ogni caso, non giustifica l’enorme quantità di rivisitazione di progetti già ampiamente visti. Risulta, come accennato prima, un tentativo, non troppo velato, di lucrare quanto più possibile sui successi del passato, come sembra stia per accadere a Pirati dei Caraibi.

Ci sono delle eccezioni, chiaramente. Basti pensare a Dune di Denis Villeneuve (qui la nostra spiegazione del finale). Un assoluto successo, nonostante esistesse già il film di David Lynch. In questo caso, però, si trattava di migliorare un qualcosa che aveva degli evidenti difetti, dovuti all’epoca in cui era stato girato. Ma se qualcosa è bello così com’è, perché riproporlo?

La Disney è, suo malgrado, maestra in questa profusione di contenuti. Il reboot di Pirati dei Caraibi segue l’andazzo già avviato della rivisitazione fallimentare dei suoi classici e non solo, vedi il futuro live action di Oceania. È abbastanza risaputo di come la Casa del Topo debba fare i conti con enormi perdite nelle sue casse, frutto anche di queste scelte discutibili. Una quantità di proiezioni che hanno minato, immancabilmente, la qualità dei suoi prodotti. Troppo comodo ripartire da idee già viste e riviste, il pubblico ha bisogno di nuove storie e nuovi beniamini a cui appassionarsi.

Lo stesso Bob Iger, CEO di Disney, ha appurato questo andamento correndo subito ai ripari, annunciando un cambio di rotta che consisterà nella creazione di meno contenuti, cercando di migliorarne la quantità. L’annuncio in merito a Pirati dei Caraibi, però, non sembra collimare con queste dichiarazioni.

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Bob Iger, CEO di The Walt Disney Company / credits: LinkedIn

Il reboot di Pirati dei Caraibi è figlio di un’epoca nella quale, in onore della nostalgia, si cerca di acchiappare l’interesse del pubblico che, puntualmente, insorge contro scelte impopolari. Non c’è assolutamente nulla di male nel riproporre una nuova versione di un film, sia chiaro. Il problema sta nel fatto che, determinate storie, sono legate indissolubilmente con dei loro personaggi e, senza di essi, non raggiungeranno mai il livello al quale sono arrivati prima. Magari ci sbagliamo, ma senza Capitan Jack Sparrow non può esistere Pirati dei Caraibi.

Cosa ne pensate della nostra posizione in merito al reboot di Pirati dei Caraibi? Fatecelo sapere nei commenti!

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