Il Problema dei 3 Corpi: 5 film da vedere se avete amato la serie Netflix [LISTA]

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Il Problema dei 3 Corpi: Introduzione

Il Problema dei 3 Corpi è una serie di enorme successo (qui la nostra recensione) con tematica principale il contatto tra esseri umani e civiltà aliene. La storia del cinema, in particolare quella recente, ha regalato una moltitudine di pellicole sulla questione, rappresentando sia incontri ostili che incontri pacifici con esseri extraterrestri.

Tra gli aspetti più intriganti della serie c’è quello di non avere idea di che forma e aspetto abbiano le entità aliene di 3BP, volenterose di ritardare lo sviluppo scientifico dell’umanità. Ciò lascia libero sfogo alla fantasia degli spettatori. Molto intrigante, inoltre, il paradosso che non siamo noi ad essere meno sviluppati come tecnologia, a parità di anni di esistenza, ma loro. Un ribaltamento dell’ordine naturale delle cose a cui la cinematografia ci ha solitamente abituati. Forse, per qualcuno, siamo noi gli alieni.

Quello che si cela oltre la nostra galassia rimane un mistero che chissà quando troverà una risposta definitiva. Nonostante questo, non è stato impedito a sceneggiatori e registi di raccontare e rappresentare coloro i quali dimorano su altri pianeti. Abbiamo scelto 5 pellicole per farvi riassaporare l’atmosfera e l’angoscia di Il Problema dei 3 Corpi, trovandovi analogie e differenze. Buona lettura!

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Signs; di M. Night Shyamalan (2002)

Con protagonisti Mel Gibson e Joaquin Phoenix, Signs di M. Night Shyamalan è un film molto cupo e ansiogeno, che racconta il tentativo di un’invasione aliena su scala mondiale. Scopriamo cosa condivide con 3BP.

Graham Hess (Mel Gibson) e suo fratello Merrilin (Joaquin Phoenix) gestiscono insieme una fattoria di loro proprietà, circondata da un immenso campo di grano. Graham è vedovo, ha perso la moglie perché vittima di un incidente stradale, ed ora si ritrova a dover crescere da solo i suoi due figli, Morgan e Bo. Una mattina sentono Bo urlare nel mezzo del campo di grano. Giunti subito in soccorso, trovano uno spettacolo assurdo ad attenderli: un enorme cerchio nel grano, nel mezzo del loro campo.

Ben presto si rendono conto, tramite i telegiornali, di come lo strano fenomeno non sia isolato: certi disegni sono comparsi in tutto il globo. Gli animali iniziano a comportarsi in modo molto strano. Qualcosa si aggira, furtivo, intorno alla loro casa. Luci misteriose compaiono nel cielo. Gli alieni stanno arrivando, e sono ostili.

Signs non condivide gli elementi scientifici di Il Problema dei 3 Corpi, ben sviluppati e strutturati nella serie. Condivide, come la maggior parte dei film sugli alieni, il tema dell’invasione. Il film di Shyamalan riscontrò grande successo all’epoca, cavalcando l’onda di un fenomeno di cui si discuteva spesso nei primi anni 2000: i cerchi nel grano.

Probabilmente frutto di una bravata ben costruita, mandarono nel panico interi gruppi di popolazione mondiale, come spesso accade in questi casi. Il regista ci costruì sopra una trama avvincente, dove non sono gli scienziati ad occuparsi delle invasioni aliene, ma una comune famiglia di umili origini.

In Signs viene lasciata la visione di una famiglia che non sa niente di scienza e alieni, se non quello che può apprendere da libri o da televisione. Esattamente quello che accadrebbe alla maggior parte di noi se ci trovassimo in una situazione del genere. Sono da soli, sperduti nel nulla.

È interessante come nel film coesistano una visione scientifica e una religiosa. Graham, in seguito alla morte della moglie, ha perso la sua fede. Questa, però, sarà la chiave per salvare la sua famiglia dalla fine, in un disegno divino che, come dice lui stesso, vedrà quando sarà pronto a vederlo.

Rispetto a 3BP, il climax ascendente di Signs culmina con la rivelazione dell’aspetto degli alieni invasori: umanoidi alti e snelli che rilasciano un gas tossico dal loro corpo, capaci di mimetizzarsi con l’ambiente circostante. La loro alta tecnologia risiede nei mezzi con cui giungono sulla Terra, presentandoceli più come dei guerrieri interstellari che una società tecnologicamente evoluta.

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La Guerra dei Mondi; di Steven Spielberg (2006)

Come Il Problema dei 3 Corpi, La Guerra dei Mondi ci mette davanti ad una lotta armata tra uomini e alieni, dove la tecnologia militare dei due schieramenti è nettamente in favore degli extraterrestri. Non tenendo conto, però, di un fattore decisivo: l’adattamento.

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Ray Ferrier (Tom Cruise) è un padre che dovrà portare in salvo i suoi due figli, Rachel (Dakota Fanning) e Robbie, mentre sulla terra si scatena l’attacco di giganteschi tripodi, enormi mezzi di locomozione e sterminio, guidati da alieni invasori. I giganteschi macchinari alieni fuoriescono dal sottosuolo, segno che erano stati messi lì secoli prima, pronti ad essere riportati in superficie quando sarebbe arrivato il momento propizio. Questi alieni, purtroppo, non fanno prigionieri.

Questo film di Spielberg ottenne un enorme successo di botteghino e diverse nomination agli Oscar. Ispirato all’omonimo romanzo di H. G. Wells, rimane uno dei film a tema alieni più caratteristico e famoso. Come in 3BP, la partita decisiva si gioca tutta sulla superiorità tecnologica.

In questo caso gli alieni hanno giocato d’anticipo, come i Trisolariani di 3BP, attaccando l’umanità prima che questa possa sovrastarli a livello scientifico. Non c’è dialogo, non c’è studio del comportamento. L’attacco è brutale, non lascia scampo a nessuno. I tripodi spazzano esseri viventi e mezzi militari, preparandosi a fare loro il nostro mondo.

Non hanno fatto i conti, però, con l’adattamento a migliaia di anni di evoluzione. Ne Il Problema dei 3 Corpi ci si rivolge alle migliori menti del pianeta per difendersi dagli invasori. Ne La Guerra dei Mondi gli alleati che vengono in soccorso dei terrestri sono virus e batteri.

Senza difese immunitarie contro questi esseri microscopici, gli alieni sono vittima di un’invasione che avviene direttamente dentro il loro corpo, silente e imprevedibile, come avevano fatto loro tempo prima. La rappresaglia è possibile, forse c’è ancora una speranza per l’umanità.

Con effetti speciali, degni del buon vecchio Steven, La Guerra dei Mondi è un manifesto di questo genere, sicuramente ispiratore per Il Problema dei 3 Corpi.

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The Mist; di Frank Darabont (2007)

Siamo ancora in tema di alieni invasori, in questo caso specifico provenienti da universi paralleli creati dall’uomo stesso. The Mist è tratto dal racconto omonimo dell’autore Stephen King, contenuto nella raccolta Scheletri. Come in 3BP, tentare di mettersi in contatto con loro non è stata una buona idea.

Un gruppo di civili si ripara dentro un super mercato mentre, fuori da quel luogo sicuro, una nebbia misteriosa avvolge tutto quanto. Strane creature si muovono, coperte dalla coltre grigiastra, in cerca di prede. Sono venute sulla terra da un altro mondo, attraverso un portale che alcuni scienziati hanno aperto in una base segreta. Sembra giunta l’Apocalisse, a causa dei peccati dell’uomo.

Gli alieni di The Mist, probabilmente, appartengono alla fauna di un mondo sconosciuto e lontano. La loro invasione non è volontaria, ma è comunque indotta dall’uomo nella sua fame di curiosità, nello scoprire cosa si cela oltre la sua atmosfera, come in 3BP. Il contatto non è a vantaggio di nessuna delle due specie, che finiscono con il lottare per la sopravvivenza.

Condito da influenze Lovecraftiane, come molte nella letteratura di King, The Mist mette a nudo gli aspetti peggiori dell’animo umano. Lo spirito di sopravvivenza e i deliri della mente prevalgono sulla razionalità e l’aiuto reciproco. Ognuno pensa per sé nel tentativo di cercare il perdono divino, altra entità fuori dalla portata di molti.

La scienza, da unica soluzione presente ne Il Problema dei 3 Corpi , nel film di Darabont diviene condanna per i protagonisti della storia. La superbia di controllare anche quello che non si conosce porta all’Apocalisse. Annunciata da una dei protagonisti del film, la donna simboleggia quella parte di mondo che rifiuta il progresso, rimanendo ancorata a dogmi religiosi, dove il destino è affidato alle sapienti mani di Dio.

The Mist è una potete riflessione sulle conseguenze che portano determinate scelte, non solo su coloro che le compiono, ma anche su chi ne è totalmente ignaro.

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Cloverfield; di Matt Reeves (2008)

Cloverfiled fu un altro enorme successo di pubblico e critica, grazie alla bravura di Matt Reeves nel creare un film dal finale spiazzante, che non rispondeva a tutti i quesiti che, gli eventi nella pellicola, scaturivano nello spettatore.

New York: qualcosa sta devastando la città. Un gruppo di amici filma il loro disperato tentativo di correre in soccorso di una di loro, mentre per le strade impazza il caos e l’incertezza su quello che sta accadendo. Tra la confusione generale, i ragazzi riescono a riprendere la causa di tale disastro: un gigantesco mostro alieno.

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Girato con la tecnica del “falso documentario“, molto in voga in quegli anni e lanciata dal film The Blair Witch Project, in Cloverfield le vicende dell’affiatato gruppo di amici ricordano quelle dei protagonisti di 3BP, seppur con ruoli diversi. In entrambi i casi la narrazione degli eventi è affidata a loro. Attraverso gli occhi e i pensieri delle due compagnie, lo spettatore si addentra nell’incertezza degli eventi causati dalle minacce aliene.

Le vicende delle due compagini di amici, spesso, salgono in primo piano rispetto alla trama principale delle due opere. Le sottotrame, con gli intrighi, i rapporti sentimentali, le loro sofferenze colpiscono ed attraggono il pubblico, che si rivede nelle vicissitudini che attraversano le vite dei protagonisti. Questo può sembrare scontato, ma non lo è affatto. La riuscita di un buon lavoro dal punto di vista cinematografico passa anche da questi dettagli, nella costruzione e evoluzione dei personaggi.

Il coraggio dimostrato dai protagonisti di Cloverfield e 3BP è il motore delle due storie. La scintilla che muove gli eventi e intriga lo spettatore.

Su Cloverfield si è dibattuto molto in merito all’origine del gigantesco mostro che attacca New York. Nella pellicola, come già accennato, non è esposta esplicitamente l’origine della creatura, che nel film sembra provenire dal mare, come se fosse sempre stata lì. La risposta a tale domanda si nasconde nella scena finale del film.

In una delle riprese della videocamera che funge da testimonianza dei suoi autori, in un video girato tempo prima, in alto a destra dello schermo, si vede come un meteorite attraversi il cielo, schiantandosi in mare. Una delle più classiche origini aliene, attraverso un oggetto proveniente dallo spazio.

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Arrival; di Denis Villeneuve (2016)

Toccante film, con un finale dal significato intenso e commovente (lo abbiamo spiegato qui), Arrival ha in comune con Il Problema dei 3 Corpi la ricerca di contatto tra due civiltà, distanti nello spazio e nel tempo, e il disperato tentativo di una delle due di trovare soccorso nell’altra.

Louise Banks (Amy Adams) e Ian Donnelly (Jeremy Renner) sono le due menti geniali incaricate di mettersi in contatto con due entità aliene, giunte a bordo di un’astronave nel Montana, chiamate eptapodi, che comunicano tramite segni palindromi di dubbio significato. Il tempo a loro disposizione non sarà infinito, visto che altri governi del mondo potrebbero decidere di attaccare da un momento all’altro le altre astronavi giunte sul loro territorio. Gli eptapodi doneranno a Louise il segreto per salvare il loro e il nostro mondo.

Inizialmente, in 3BP, la civiltà aliena che si mette in contatto con gli esseri umani sembra meno ostile di quanto poi si riveli in seguito. Sembrano chiedere soccorso ai terrestri, cercando di risolvere il, ormai famoso, Problema dei Tre Corpi. Scopriamo che così non è, catapultando le due compagini in una guerra di spionaggio e corsa alle armi. In Arrival, invece, gli eptapodi (giganteschi alieni con undici zampe) sono esseri pacati e gentili, giunti sulla terra per chiedere aiuto per salvare il loro mondo da una futura distruzione.

Non mancano i salti temporali, come in 3BP. Sia i Trisolariani che gli eptapodi, per perseguire i loro scopi, smontano la percezione che gli esseri umani hanno dello scorrere del tempo, catapultandoli verso il loro stesso futuro, a causa degli eventi che ancora devono accadere. Il contatto tra le due specie è complesso e rischioso, perché il malinteso è dietro l’angolo. Un’interpretazione errata potrebbe significare la fine per tutti.

La morale del film è che la risposta non risiede nella forza, ma nella fiducia nella scienza, il nuovo e unico linguaggio universale. Arrival di Villeneuve è un bellissimo esempio di collaborazione tra mondi diversi, che si discosta dal classico stereotipo di alieni invasori e nemici dell’umanità, dimostrandosi originale e profondo nella sua interpretazione.

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