Gli X-men tornano in tv con la serie seguito di insuperabili

Insuperabili x-men è una serie animata che torna in tv dopo più di vent'anni con una nuova stagione composta da otto episodi su Disney Plus

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Gli X-Men tornano in tv a ventisette anni dall’ultima stagione vista di Insuperabili X-Men: ma questa volta fanno parte dell’ormai celebre MCU (Marvel Cinematic Universe), e come si dice dalle loro parti… niente sarà più lo stesso!

PREVIOUSLY, ON X-MEN….

Uncanny X-Men è letteralmente i Misteriosi Uomini X; in Italia, quando arrivarono sulle pagine dei mensili editi dalla leggendaria Editoriale Corno, furono ribattezzati invece Incredibili X-Men.

Un’aggettivazione che non tradiva affatto l’essenza del supergruppo più strano di tutti i tempi (come recitava un’altra tagline su di loro), e che si portano dietro tutt’oggi nel loro mensile edito da Panini Comics: e che rende anche chiara l’incredibile, affascinante ricchezza del mosaico narrativo ed emotivo intessuto dai vari autori.

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X-Men vol. II #1, Marvel Comics, dalla pagina ufficiale Marvel.com /facebook “Uncanny Comics”

Nonostante l’ideazione del gruppo di mutanti sia da attribuire al solito Stan Lee, è lo geniale scrittore Chris Claremont ad averne definito personalità e linee guida.

Se chiedete ad un innamorato di elencarvi cosa l’attrae nell’amata, e perché, lui prima vi guarderà in maniera stranita, poi inizierà a fare un elenco anche abbastanza sconnesso nel tentativo vano di restituire un quadro quanto più esaustivo possibile di ciò che ama. Creerà aneddoti, ricorderà particolari, vi stordirà con particolari inessenziali o meno, senza però avere lui l’impressione di arrivare al nocciolo della questione.

Una situazione analoga capita ad un X-fan quando tenta di rispondere alla domanda “perché piacciono così tanto gli X-Men?”, domanda che probabilmente non può avere una risposta esatta perché concentrarsi su uno o più dettagli fa perdere gran parte del pathos espresso nella globalità dell’opera e generalizzare diventa riduttivo.

Prima di tutto, va quindi considerato che le storie degli X-Men sono character driven, una tipologia narrativa contrapposta a quella plot-driven: nelle storie character driven i riflettori sono puntati sui conflitti interiori del protagonista (o dei protagonisti, in questo caso, essendo gli X-Men un gruppo con racconti corali), che spesso lo portano a diventare in prima persona il punto di rottura dello status-quo. Le decisioni dei personaggi hanno un peso importante, così come le loro conseguenze.

Anche le relazioni tra il protagonista e gli altri personaggi hanno un grande spessore e nella maggiorparte dei casi le interazioni personali hanno conseguenze sullo svolgimento della trama.

Quest’impostazione è quella che ha dato al mensile Uncanny X-Men proprio Claremont, differenziandoli non solo dalla precedente gestione (affidata allo stesso Lee inizialmente, poi Roy Thomas, Gary Friederich, Arnold Drake) ma anche dal panorama generale della narrativa seriale Marvel a fumetti: Claremont ha scritto gli X-Men ininterrottamente dal 1975 al 1991 -tornandoci poi dal 2000 al 2001, dal 2004 al 2006, e dal 2001 al 2004 creando gli X-Treme X-Men sul mensile omonimo-, creando un vero e proprio epos moderno e dando un’impronta agli eroi che li accompagnerà per tutta la loro vita editoriale.

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X-Men by Jim Lee, hardcover, dalla pagina ufficiale Marvel.com / facebook “Cup Of Pino”

Dopo Claremont, Scott Lobdell negli anni Novanta, Grant Morrison negli anni Zero e Jonathan Hickman negli anni Venti sono gli autori che hanno saputo attualizzare di volta in volta il messaggio universale della Mitologia Mutante, una metafora potentissima partendo da razzismo (in ogni sua forma: politica, razziale, sessuale…) e inclusività. In questo modo gli X-Men sono diventati la punta di diamante della Marvel Comics, campioni di vendite e capaci di generare numerosissimi spin-off come Wolverine (icona anche al di fuori del mondo dei comics), New Mutants, X-Factor, Excalibur, X-Force, creando di fatto un vero e proprio sottobosco narrativo, con proprie regole e personaggi.

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A ME, MIEI X-MEN

La dimostrazione pratica dell’eterno valore etico e morale degli X-Men sta nel fatto che ancora oggi, a sessant’anni dalla loro creazione, sono personaggi capaci di ispirare gli autori per modellare le loro storie in base all’attualità. È il caso di Hickman, che ha preso in mano i mutanti nel 2019 dando inizio alla storyline dell’Era di Krakoa, che si sta per concludere solo oggi, nel 2024.

Una lunga storia sfaccettata e portata avanti da una decina di testate affiancate, nella quale prima di tutto i mutanti vanno a vivere nell’isola vivente di Krakoa, proclamandosi stato autonomo con proprie regole e un proprio sistema economico, praticando una sorta di isolazionismo molto vicino a situazioni reali vivide e drammatiche.

Essendo da sempre i mutanti l’obiettivo preferito di bigotti e razzisti, la gestione Hickman ha poi messo in luce un alto aspetto poco vistoso ma di importanza capitale, oggi, ovvero il valore dello storytelling.

In un’epoca nella quale chiunque può produrre contenuti e il dibattito si polarizza anche se delicato e rilevante socialmente e politicamente, la funzione dello storytelling diventa addirittura fondamentale.

La narrazione dei fatti diventa importante quanto i fatti stessi, se non addirittura prevalente, orientando scelte e conseguenze: quello che accade nella realtà, insomma, diventa meno importante (se non addirittura inutile) rispetto a come viene raccontato.

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Immagine pubblicitaria di Lucas Werneck, da Facebook “Uncanny Comics”

E quindi nella coda narrativa dell’Era di Krakoa denominata Fall of X (con un gioco di parole tra fall, caduta, e fall, autunno; e divisa in due miniserie, Fall of The House of X e Fall Of The Powers of X) il vero nemico dei mutanti non è tanto un supercattivo, quando la cattiva informazione che l’organizzazione antimutanti Orchis mette su per incitare l’odio della popolazione contro un’intera razza.

INSUPERABILI X-MEN ’97… NEL 2024

Nel 1992 una serie animata ha catturato l’attenzione di bambini e di adulti: era X-Men The Animated Series, 76 episodi in cinque stagioni prodotte dalla Marvel Entertainment che riprendevano più o meno fedelmente le storie ideate da Claremont.

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Una serie che ha saputo conquistarsi i favori del pubblico di ogni età e della critica proprio perché riproponeva i sottotesti claremontiani rendendoli però fruibili anche dai più giovani: intolleranza, minoranze perseguitate, rapporti sentimentali difficili e dolorosi, tutti immersi in storie che potevano seguire sia un filo narrativo verticale (cioè un’avventura a puntata) sia orizzontale (con una macrotrama che andava avanti per più episodi quando non per più stagioni).

Kevin Feige, direttore dei Marvel Studios, ha ampiamente studiato di saperne una più del diavolo: e quando è uscita la notizia di una rimodulazione dei prodotti dell’MCU, dedicando più tempo alla qualità e meno attenzione alla quantità, dal 2024 in avanti, ha dichiarato anche che nel corso dell’anno sarebbero uscite poche cose, tra cui proprio la riproposizione di quella X-serie ormai di culto, riprendendo i fatti da dove si erano interrotti.

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Per questo motivo, il titolo è X-Men ’97: una storia che si ambienta nel 1997, subito dopo la conclusione della quinta stagione de Insuperabili X-Men, quando la squadra era appena rimasta orfana del loro capogruppo, il professore Charles Xavier.

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da Uncanny X-Men #200, Marvel Comics, da Facebook “Cup Of Pino”

E anche le tematiche sono sempre quelle: le prime due puntate sono quasi interamente dedicate al “sogno di Xavier”, ovvero una convivenza pacifica tra la razza mutante e quella umana, e il messaggio di Magneto, suo ex amico ed ex acerrimo nemico, che propone un approccio più diretto e violento. rifacendosi direttamente ad una delle storie pubblicate su Uncanny X-Men più famose, ovvero quel numero 200 del dicembre 1985, Il Processo di Magneto.

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Il secondo episodio, in particolare, è un piccolo gioiello.

Non tanto di animazione (che richiama volutamente uno stile retrò e vintage, basato sul 2D), quanto di emotività e narrazione, costruito sulle parole di Erik Magnus che si sottopone volontariamente al giudizio e quindi al processo degli uomini sulle sue violente azioni passate, per far capire che ora è cambiato e può a pieno titolo guidare gli X-Men: ma che alla fine si rivela un’arma a doppio taglio proprio per gli umani, messi difronte alla loro stessa pochezza d’animo e grettezza.

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I dialoghi, in X-Men ’97, sono perfetti, sottili quanto taglienti: potenti ed enfatici ma mai retorici, frizzanti e freschi ma mai banali, perfettamente capaci di dare ad ogni personaggio il suo slang emotivo e lessicale. Oltretutto la serie, composta da otto episodi disponibili dal 20 marzo 2024 su Disney Plus, sono il primo, vero “sbarco” dei mutanti nell’MCU.

Se infatti in origine i diritti di produzione cinematografica erano della Fox (sotto cui sono usciti ben tredici film dedicati al franchise, tra cui gli ottimi X-Men: Giorni di un Futuro Passato di Bryan Singer e Logan di James Mangold), ora sono finalmente sotto i Marvel Studios, che li reinseriranno nella continuity dell’MCU. Dopo gli accenni fatti con il professor Xavier in Doctor Strange: Nel Multiverso della Follia è la Binary in The Marvels, il primo vero passo è, appunto, questa serie animata, a cui farà seguito a luglio l’attesissimo Deadpool & Wolverine di Shawn Levy.

Non per niente, in un’epoca in cui (vedi sopra…) la comunicazione è tutto, l’aggregatore di giudizi Rotten Tomatoes (una delle sciagure della nostra epoca disgraziata e bellissima) dà allo show 100 su 100.

Un successo insomma: anche e perfino dove non era necessario lo fosse.

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