La simulazione di questo buco nero ha portato alla comparsa di strane “radiazioni”
Nel 2022 un team di fisici dell’Università di Amsterdam ha ricreato, ossia simulato in laboratorio, un buco nero come quelli che si trovano nello spazio profondo (ma in miniatura, chiaramente) allo scopo di testare l’esistenza di una specie di radiazioni teorizzata dallo scomparso Stephen Hawking.
Le radiazioni di Hawking, appunto così chiamate, dovrebbero risultare da particelle create da disturbi nelle fluttuazioni quantiche, le quali a loro volta derivano dalla distruzione dello spaziotempo operata dal buco nero stesso. Ebbene, la radiazione in sé si manifesta come una visibile “incandescenza”, cosa che ignora la regola secondo cui in un buco nero né luce né materia dovrebbero essere visibili.
L’esperimento ha invece riscontrato l’esistenza di questa incandescenza, apparentemente confermando (nessuna sorpresa) la teoria del geniale Hawking. I ricercatori hanno affermato: “Questo può aprire una strada per esplorare gli aspetti fondamentali della meccanica quantistica così come della gravità e dello spaziotempo curvato in diversi ambiti di materia condensata”.
Può sembrare molto astratto per chi non si occupa di ricerca, ma in pratica esperimenti come questo sono fondamentali per capire la struttura del nostro universo e, in un’ultima analisi, per capire come interagirvi anche in un remoto futuro. Potrebbe essere importantissimo, insomma, per il destino della nostra specie e non solo.