Arancia Meccanica è un titolo che conosciamo tutti, specie per via del celebre adattamento di Stanley Kubrick: ma cosa significa questa espressione di preciso? Qual è il concetto espresso? Ve lo spieghiamo noi
Arancia Meccanica: la distopia di Anthony Burgess
Arancia Meccanica sono parole che ben conosciamo: non occorre essere cinefili né bibliofili per conoscere una delle più famose allegorie distopiche del ventesimo secolo, trattata nel romanzo di Anthony Burgess e poi ricostruita con ironia e forza provocatoria da Stanley Kubrick nel suo famoso adattamento del 1971, con Malcolm McDowell nel panni del teppista dedito all’ultraviolenza, una vera icona pop: Alex DeLarge, “il vostro affezionatissimo”.
La metafora riguarda l’evoluzione malata di una società dedita a una criminalità anarchica senza controllo da una parte (quella dei “giovani”) e a metodi repressivi brutali e disumani dall’altra (quella delle istituzioni). Nel mezzo Alex, tirato da due parti, schiavo dei suoi istinti ma complice della repressione per amor di sopravvivenza, cavia umana e rappresentante perfetto dell’evoluzione di un mondo che sa solo offrire soluzioni che si tramutano in altri problemi.
La corruzione della purezza: individualità e meccanicità
In questo senso, quella dell’arancia meccanica è una metafora per la corruzione di qualcosa di puro, organico e succoso (come un essere umano giovane e pieno di vita), trasformata nel suo contrario: non esistono frutti meccanici, ed è questo il punto. La metafora lascia trasparire la preoccupazione per l’avvento di una società del controllo, Orwelliana, che imponga una dittatura del comportamento a tutti; per quanto, certo, la storia non dimentichi le istanze sollevate dall’assenza o dal malfunzionamento di questo controllo.
Nel romanzo, il titolo è letto da Alex stesso ed è il nome di un “libro nel libro”, redatto dall’autore al quale i drughi fanno visita e al quale stuprano la moglie, costringendolo a guardare. Anthony Burgess definisce la metafora come esplicativa dell’applicazione di metodi di condizionamento Pavloviani a un organismo puro e autentico, qualcosa che insomma in natura non potrebbe mai funzionare come una macchina. Ecco cosa dice Alex nel racconto.
Il libro nel libro: brandire la “pennaspada”
“Arancia Meccanica? È un titolo piuttosto galuppo. Chi ha mai sentito parlare di un’arancia meccanica? Poi ne ho letto un pezzo malenchino ad alta voce con una volossa molto sostenuta tipo predicatore: ‘Il tentativo di imporre all’essere umano, una creature che evolve ed è capace di dolcezza, di grondare copiosamente all’ultimo giro di bevuta dalle labbra barbute di Dio, tentare di imporre, dico io, leggi e limiti appropriati a una creazione meccanica, contro tutto questo io brandisco la mia pennaspada’”.
Infatti lo scrittore si ergerà poi contro i metodi della Cura Ludovico, applicata proprio ad Alex, che lo trasformerà in un essere “meccanico” in quanto soggetti a stimoli istintivi in lui instillati per reprimere ogni impulso violento ma, così facendo, anche il libero arbitrio nonché ogni capacità di difendersi. C’è quindi il chiaro timore di una istituzione e di un controllo superiore che “meccanizza”, che rende gli individui soggetti a reazioni e comportamenti regolari, precisi, alieni a ogni libero stimolo.
Anche un’arancia meccanica può essere buona
Tuttavia, il racconto agisce con una morale più sottile: pur difendendo Alex e presentandolo come vittima dei metodi del “sistema”, lo scrittore ne approfitta anche per vendicarsi dello stupro della moglie (in seguito al quale lei è morta) sfruttando i limiti imposti ad Alex dalla cura stessa. Ecco quindi che la meccanizzazione a lui applicata diviene qualcosa di negativo solo a seconda delle circostanze, o del punto di vista.
In questa storia post-moderna non c’è una linea netta che divide buoni e cattivi ma sono la volontà dell’individuo e la sua natura a contare di più; o meglio, fino a che punto egli sia disposto a resistervi o a cedervi. La metafora dell’arancia serve quindi come spauracchio ma più di una conseguenza possibile che di un fato, per la società, sicuro e da temere. Dipende tutto dalle singole scelte e da come vengono rigirate a seconda del contesto: non è detto che una arancia meccanica non possa essere buona.