The Gentlemen è una serie in perfetto stile Guy Ritchie: violenta ma leggera, avvincente ma anche spassosa, non vi cambierà la settimana ma vi regalerà ore di ottimo intrattenimento in chiave crime. La nostra recensione
The Gentlemen, la serie
The Gentlemen è la nuova serie Netflix di Guy Ritchie, basata sull’omonimo film del 2019 ma con protagonisti diversi. Un ritorno al classico stile del regista, come lo ricordiamo alla regia di Snatch, nel 2000: con una crime comedy folle e disorganizzata, continuamente imprevedibile e genuinamente divertente.
Intendiamoci: questi otto episodi parlano più o meno del nulla, assomigliano in tono un po’ alla prima stagione di Breaking Bad e trattano di cose già viste – traffici di droga, cadaveri accidentali da far sparire, tradimenti e contro-tradimenti nel mondo del crimine – senza aspirare ad alcuna importante riflessione filosofica o ad alcun forte messaggio morale. Ma va benissimo così.
La trama e i personaggi
La trama segue Eddie Halstead (Theo James), erede di un’importante casata inglese, che assieme alle proprietà e agli asset della famiglia eredità anche un’attività clandestina di produzione di marijuana illegale. Questo lo porta in mezzo ai giri criminali più improbabili, dai quali deve districarsi assieme al fratello cocainomane Freddy (Daniel Ings, bravissimo) e all’esperta faccendiera Susie (Kaya Scodelario).
Cosa aspettarsi quindi da questa serie? Diciamo un po’ tutti i cliché della commedia criminale mescolati insieme ma con una certa perizia, di modo che motivi per certi versi sorpassati risultano ancora originali e riescono a coinvolgere con giusto quel tocco di bizzarria in più. Al centro di tutto le ottime performance degli interpreti, che rendono colorate e avvincenti vicende apparentemente banali.
I cliché crime, ma fatti bene
Negli episodi di The Gentlemen vi immergete presto in sparatorie, ricatti, giri d’affari loschi, trattative nei night club e confronti tra signori della droga, il tutto però decorato da sequenze autenticamente surreali e piccoli ausili meta-filmici (come le scritte sullo schermo per illustrare ciò di cui parlano i personaggi in tempo reale).
Insomma, corretto definire questa serie come il prodotto di un Guy Ritchie all’ennesima potenza, che con attori poco conosciuti più o meno (fa eccezione notevole l’onnipresente Giancarlo Esposito) ha modo di fare quello che sa fare e che gli riesce meglio. Non una serie che vi cambierà la vita, ma certamente una visione gustosa se vi piace il genere e se avete otto ore da far trascorrere.