La San Benedetto difende lo spot con la Canalis e chiede 1,5 milioni di euro di risarcimento
La pubblicità della San Benedetto che vede come protagonista Elisabetta Canalis è ora diventata una causa al tribunale: tra i motivi danni all’immagine contro la nota azienda leader nelle bevande analcoliche. Le accuse mosse dal “Fatto Alimentare”, giornale online che si occupa di pubblicare articoli legati a tematiche alimentari, nei confronti dello spot con la Canalis, avrebbero danneggiato la San Benedetto per un totale di 1,5 milioni di euro. Lo scontro in tribunale è previsto per metà marzo a Venezia.
La pubblicità con la Canalis, che vede la nota showgirl portarsi dietro una bottiglietta di acqua minerale San Benedetto per andare in ufficio, dopo aver bruciato delle fette di pane e, di conseguenza, rinunciato alla colazione, era stato precedentemente modificato e ridotto eliminando la scena iniziale. Questo è avvenuto dopo il sollecito della IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria), che aveva riscontrato un fatto di pubblicità ingannevole: portare il consumatore a pensare che la colazione, il pasto più importante della giornata, possa essere sostituito con una bottiglietta d’acqua.
L’ammontare dei danni all’immagine della San Benedetto è stato valutato dall’azienda dopo la pubblicazione di due articoli del Fatto Alimentare pubblicati sul proprio portale online ad agosto e ottobre del 2022, con oggetto le controversie dello spot con la Canalis. La testata diretta da Roberto la Pira però si difende dalle accuse evidenziando come sia stata raccontata la realtà dei fatti, e non fake news.
Andando a ritroso, già 7 mesi dopo la pubblicazione dei suddetti articoli, la San Benedetto aveva citato in giudizio il Fatto Alimentare per obbligare il giornale a rimuovere le pubblicazioni che riguardavano lo spot dal loro portale, ma il giudice aveva bocciato tale richiesta. La stessa richiesta della San Benedetto viene presentata in tribunale anche qualche mese dopo (siamo nell’ottobre 2023), e nuovamente il giudice boccia la richiesta, adducendo come la richiesta di censura vada contro l’art.21 della Costituzione, che spiega come la stampa non possa essere soggetta ad obblighi di censura.
Ora la San Benedetto ha intentato una causa civile per diffamazione con la richiesta appunto di 1,5 milioni di euro di risarcimento. Alle basi della richiesta dell’azienda il fatto di aver speso una cifra importante per il rifacimento di otto spot a causa degli effetti negativi che la pubblicazione degli articoli ha provocato nei consumatori. Il Fatto Alimentare però si difende e accusa la San Benedetto “per avere portato avanti una lite temeraria”.